Rsa pubbliche ignorate dalla politica

L’emergenza Covid-19 ha evidenziato la situazione di disagio e criticità in cui versano le Rsa piemontesi, da sempre fanalino di coda delle mirabili progettualità socio-sanitarie che negli anni si sono alternate nella governance piemontese. In particolare, recenti esternazioni di personaggi politici piemontesi hanno evidenziato la superficiale conoscenza di un argomento tanto importante e cruciale per il futuro della popolazione.

Per inciso le Rsa pubbliche in regione Piemonte esistono e cercano di sopravvivere nonostante siano state praticamente archiviate dall’amministrazione. Dal secolo scorso la legislazione ha previsto la riqualifica delle Ipab. (Istituti Pubblica Assistenza e Beneficenza), ovvero delle Case di Riposo pubbliche. Negli anni le regioni italiane hanno legiferato in merito, con l’unica eccezione del Piemonte, il quale è rimasto fanalino di coda per distinguersi meglio. Tutto taceva sino al 2017 dove, l’uscente assessore alle politiche sociali ed il suo entourage hanno confezionato a tempo “record” la L.R. nr.12 del 2017 con oggetto la riqualifica delle Ipab. Sicuramente tale priorità è stata giustificata dall’imminenza della chiusura del mandato. Sul dispositivo, che nasce obsoleto e frutto spesso e volentieri di veri e propri verificati copia e incolla da leggi di altre regioni, dopo che per anni nessuno degli addetti ai lavori è stato convocato per un consiglio, un contributo, non dico una condivisione di intenti.

Ad oggi il meccanismo di riqualifica è in atto ma non completato e comunque non tutte le Rsa pubbliche diventeranno private ma molte, si convertiranno in Apsp (aziende pubbliche di servizio alla persona) restando quindi enti pubblici a tutti gli effetti. Pertanto alcuni politici locali dovrebbero informarsi prima di fare proclami a vario titolo e la polemica termina qui per quanto mi riguarda.

Nel concreto mi piacerebbe poter analizzare vari punti di caduta che fanno si che, la sopravvivenza di molte Rsa pubbliche sia legata più alla buona volontà e sacrificio di chi ci lavora piuttosto che alla conoscenza e progettualità di chi è deputato alla programmazione socio-sanitaria regionale e spero di avere l’occasione per farlo. L’opinione pubblica deve conoscere queste situazioni e farsi un’opinione oggettiva in merito. Troppo facile considerare le Rsa e i suoi direttori come capro espiatorio quando si verificano condizioni di emergenza come in quest’ultimo tragico periodo.

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