Facciamo di ogni piazza un teatro

Gentile Sindaca Appendino,
mi chiamo Giulio Prosperi e sono un attore, conduttore e animatore torinese. Faccio parte di quel 95% (almeno) di lavoratori che si occupa di spettacolo, intrattenimento e arte (qualcuno ci riesce per davvero) che però non ha ancora raggiunto fama e popolarità che forse solo mezzi televisivi e cinematografici possono dare. Insomma siamo lavoratori che ogni giorno devono inventarsi qualcosa di diverso per sbarcare il lunario. Questa lettera non vuole essere una lettera politica, quindi non ci saranno elogi o attacchi al suo operato. Non sta a me giudicare hic et nunc, soprattutto in questo particolare momento storico, per quanto ognuno di noi abbia una propria tendenza politica. Ed è proprio questo “particolare” momento storico che mi spinge a scriverle. Arriviamo da tre mesi complessi: prima di lockdown (e quarantena) e dopo di riapertura e tentata ripresa della normalità. Non le sto nemmeno a dire che per un artista questi tre mesi sono stati mesi di totale non lavoro. Certo, ognuno può inventarsi qualcosa di nuovo o re-inventarsi proprio del tutto: io stesso l’ho fatto utilizzando web e tecnologie, ma non basta.

Siamo a giugno e quindi prossimi all’estate: un periodo che dovrebbe essere tradizionalmente ricco di eventi all’aperto. Ho appreso con gioia della riapertura dei teatri e dei cinema, prevista per lunedì 15 Giugno e con realismo vorrei farle notare alcune criticità. Le parlo solo di teatro e non di cinema, ci tengo a premetterlo. Da giugno in poi (in condizioni normali) a teatro sono terminate le stagioni di cartellone e vanno in scena saggi e spettacoli di scuole e accademie. Un periodo in cui in città si toccano tranquillamente i 30 gradi, dove andare in teatri, spesso privi di aria condizionata è un vero atto d’amore (più che di solito). Non voglio considerare ora le difficoltà che ci possono essere nel convincere i nostri concittadini a recarsi in luoghi chiusi e al caldo, in aggiunta alla paura del rischio che già conosciamo. Magari indossando pure le mascherine per tutta la durata di uno spettacolo e cercando di mantenere le distanze anche in coda per i biglietti. E non mi sbilancio nemmeno su quelle che possono essere le difficoltà per una compagnia nell’allestire un nuovo spettacolo in queste settimane. Che magari dovrà far prove con accorgimenti fondamentali per contenere la ripresa del contagio ma quantomeno “scomodi” per andare in scena. Immagino che nemmeno per il pubblico sia una gioia vedere uno spettacolo, su un piccolo palco magari, con attori che tentano di tenere le distanze e devono indossare le mascherine.

Ci tengo però ad un punto in particolare e le faccio una richiesta: abbiamo tante piazze e luoghi all’aperto, è possibile utilizzarli quest’estate? È pensabile portare il teatro fuori dal teatro e di fare di “ogni piazza un teatro”? La Città di Torino, grazie al grande lavoro del compianto Giorgio Balmas, è stata in grado di inventare i “Punti Verdi” nel lontano 1976. Venne intercettata una domanda nascosta di intrattenimento culturale (impegnato e non) della cittadinanza torinese e fu un successo. Oggi potrebbe essere lo stesso, ma ora è un lavoratore dello spettacolo a porle questa domanda. Si possono recuperare in tempo (mi augurerei record, ma so che il momento è particolare) i “Punti Verdi” che hanno reso la nostra città piacevole nelle estati degli anni passati? Si possono utilizzare le tante piazze presenti nelle nostre periferie per fare un bell’intrattenimento e del sano spettacolo? So che lei, con Luci d’Artista, ha voluto dare segnali del genere negli inverni scorsi. Ovviamente serve organizzarsi adeguatamente: dagli spazi (per i palchi e il pubblico) ai biglietti, alla sostenibilità economica del progetto. Nei nostri giardini ci sono già chioschi e bar, magari possono essere della partita. Gli attori di teatro potranno esibirsi all’aperto per tutta l’estate, fino ad arrivare in prossimità dell’autunno e per tutta Torino si riaccenderebbero le luci della cultura. Può essere un modo per offrire svago serale per le famiglie della città, di sondare il terreno per nuove iniziative sociali e anche per dare un segnale che qui a Torino non ci arrendiamo alle difficoltà di questi tempi.

Mi rendo conto che l’idea “Punti Verdi” non sia nulla di rivoluzionario e speravo qualcuno ne parlasse prima: forse sono io che non ho sentito colleghi e istituzioni farlo … allora mea culpa. Nel dubbio le ho scritto, chiedendole di immaginare una nuova Torino per l’estate 2020; una Torino dove in ogni quartiere c’è vita e voglia di stare insieme. Una Torino che se magari non potrà andare in vacanza, non ha sicuramente voglia di chiudersi in casa ad agosto. Lo abbiamo già fatto abbastanza in Primavera: è ora di riprendere in sicurezza la nostra vita, anche artistica e culturale. E provare a salvare un settore che già storicamente vive sull’orlo del burrone economico ma che ora, più che mai, rischia di caderci dentro completamente.

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