Torino continua a perdere colpi

Caro direttore,
mi auguro che il lockdown e la paura suscitata dal Coronavirus che sta producendo, insieme all’ingiustificato prolungarsi dello smart working, effetti molto negativi sulle attività di commercio, bar e ristoranti, non abbiano anche un effetto soporifero sulla vitalità della società civile torinese che pure diede un forte segnale nazionale, con la piazza Sì Tav del 10 novembre 2018.

Si continua a dire “nulla sarà più come prima” ma ci si dimentica di dire che a breve questo vuol dire un peggioramento delle condizioni di vita per la metà della città che sta male e per le categorie che il lockdown e il calo dei consumi impoverirà tantissimo. A differenza del 2011, quando il commercio tirava ancora bene, nel 2020 il commercio, i bar e la ristorazione avranno un netto peggioramento dei conti e temo ci saranno molte crisi aziendali.

Il lockdown ha penalizzato ulteriormente il settore dell’automotive senza che il Governo intervenisse immediatamente nel Decreto Rilancio con gli incentivi alla rottamazione, a dimostrazione che il peso politico a Roma di Torino e del Piemonte è ulteriormente sceso. Torino, lo ripeto perché sia chiaro, a breve vedrà peggiorare la sua condizione economica e sociale e tutta la carità privata pur lodevolissima non potrà assolutamente bastare. Solo il rilancio dell’economia e il salvataggio delle aziende potranno garantire la ripresa del lavoro e di un certo benessere. Il cambiamento psicologico dei costumi dovuto agli effetti del virus potrà avere conseguenze nel lungo andare, ma a breve, se vogliamo davvero essere vicini alle persone in difficoltà o entrate in crisi dopo il Covid, dobbiamo difendere l’attuale sistema economico. A chi perde il lavoro o vede andare a rischio la propria non puoi fargli un discorso filosofico/psicologico sui valori veri della vita. E questo è tanto più vero se guardiamo a cosa succede nella vita economica del Paese. Da un lato tante parole del Governo e poche risorse concrete. Al contrario nel privato la situazione è in movimento.

Negli ultimi sette giorni due iniziative nel settore della mobilità automobilistica hanno del tutto ignorato l’ex Capitale dell’auto. Lunedì 22 scorso Peter Tutzer, uno dei capitani di lungo corso dell’auto europea cui, come ha raccontato Paolo Bricco al Sole, il gruppo statale cinese Fas e la start up Silk Ev ha affidato il progetto di investire 1,2 miliardi di auto elettriche di alta gamma, dopo verme discusso con la Regione, ha scelto l’Emilia per impiantare lo stabilimento in cui progettare e realizzare i prototipi di auto di lusso elettriche. L’alternativa però non era Torino ma bensì l’Inghilterra e in particolare la zona dell’Oxforshire.

Martedì 23, invece, l’agenzia Ansa ci ha annunciato che, attorno al Kilometro rosso, quella lunga costruzione rossa che potete vedere dall’autostrada A4 sulla destra verso Venezia, prima di Bergamo, grazie all’accordo tra l’Istituto Italiano di Tecnologia (di Genova) e Intellimech, il consorzio di ricerca che riunisce le aziende specializzate in meccatronica, promosso da Kilometro rosso e Confindustria Bergamo, nascerà un laboratorio sulla robotica del futuro con un investimento di 5,2 milioni.

Il tutto mentre venerdì scorso Bankitalia, sede di Torino, ci diceva che il conto del virus, che per l’Italia sarà più alto di tutti gli altri Paesi, a Torino sarà ancora più alto. A Torino invece da anni stiamo discutendo di fare il Competence Center o il Manufacturing Center, due belle idee non discuto, ma come dicono a Canale, siamo ancora al pian di babi.

Queste due notizie dimostrano come, Covid o non Covid, nelle regioni più forti e più attive non si stia fermi, mentre a Torino gravi ancora su Comune e Regione una bassa pressione. Per fortuna noi Sì Tav abbiamo salvato l’opera più importante cui potremo attaccarci per ritornare a essere inseriti nel circuito degli affari e degli investimenti del futuro. La mia speranza è che il cambio della guardia ai vertici delle istituzioni economiche (Confindustria, Camera di Commercio, Ceip, ecc.) e il cambio della guardia nell’amministrazione torinese sia l’occasione per dare vita al rilancio in grande stile di Torino e della sua area economica per arrivare in piedi a cogliere le enormi potenzialità che ci darà l’arrivo della Tav nel 2030. Una data su cui occorrerà lavorare perché Torino raccolga tutte le grandi potenzialità che porterà una linea di trasporto che attraverserà tutta l’Europa e che connetterà la Spagna, la Francia, l’Italia è tutto l’Est europeo sino all’Est asiatico. Sì perché nel 2030 il Corridoio Mediterraneo incrocerà a Budapest e a Kiev la Via della Seta Ferroviaria e connetterà l’Eurasia, quasi tre miliardi di abitanti, oltre il 40% del Pil mondiale.

Però su alcune cose bisogna parlare ora perché gli effetti della fusione Fiat Peugeot arriveranno già a fine anno e soprattutto quali ricadute avranno su Torino e il Piemonte i fondi del Recovery fund? Ma di questo ne parlerò a breve con alcune idee.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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