Fermate questo mostro

La Giunta Regionale del Piemonte, il 4 ottobre 2019 con propria deliberazione n. 16-344, nell’esprimere il “parere relativo alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima”, facendo proprie le indicazioni e raccomandazioni descritte nella Relazione dell’Organo Tecnico Regionale, riportata nell’Allegato I nel capitolo 2, titolato “Osservazioni di carattere specifico”, al paragrafo dedicato ai “Rifiuti” dice testualmente: “Con specifico riferimento alla frazione organica dei rifiuti raccolti in modo differenziato (FORSU), evidenzia la necessità di promuovere il contestuale recupero di materia e di energia ottenibile con l’integrazione di impianti di digestione anaerobica e di impianti di compostaggio…” aggiungendo, però, che “sarebbe opportuno privilegiare la conversione degli impianti esistenti  rispetto alla costruzione di nuovi impianti” più che sufficienti a trattare l’intero quantitativo di FORSU prodotto nella Regione.
 
Quello che manca a livello regionale piemontese è uno specifico strumento di pianificazione dei luoghi ritenuti idonei ad eventuali futuri nuovi insediamenti, qualora se ne presentasse la necessità, cosa che invece altre Regioni italiane hanno recentemente adottato, per evitare il far west del “liberi tutti” nel presentare progetti, alla faccia della programmazione e soprattutto alla faccia dei cittadini che risiedono da tantissimi anni in prossimità dei luoghi dove il privato, per mero interesse economico – legittimo, ma assolutamente non rispettoso della salute altrui – si vedono sopraffatti e derubati di un diritto, quello della salute e del benessere!
 
Ecco perché la società ”Caluso Biometano S.A. srl – con sede in Bovolone (VR), costituita il 12 settembre 2018, con capitale sociale di 10.000,00 euro, da due soci, la M.P.N. – Srl con il 97% del capitale e la Geo Studio Engeegnering S.r.l con il 3% – ha presentato alla Città Metropolitana di Torino e da questa al sindaco di Caluso e ai sindaci dei Comuni confinanti, Chivasso, Mazzè e Rondissone, il progetto per  la realizzazione di un impianto di produzione di biometano da FORSU  da 60.000 tonnellate/anno.
 
Da informazioni in nostro possesso di detta società agricola hanno il pieno controllo la GEO Studio Engeegnering srl e la Andion Italy Spa, entrambe con sede in Milano e che quest’ultima è controllata dalla Andion Group società con sede centrale in America. Le società controllanti, hanno presentato diversi progetti analoghi a quello di Caluso da realizzare sul territorio piemontese per tramite di “fittizie” società agricole (una a San Benigno Canavese verso Chivasso ed un’altra nel Biellese) ove intendono realizzare i loro nefasti progetti, solo per accedere ai “bonus verdi” per la produzione di biocarburanti.
 
Il nome del progetto e  della “società agricola” sono fuorvianti, infatti si tratta di un’attività di lavorazione di rifiuti organici urbani in grandi quantitativi e non già di prodotti dell’agricoltura, come qualcuno va affermando per accattivarsi le simpatie degli agricoltori, che saranno invece i primi ad essere danneggiati, come vedremo fra poco. Altri due progetti sono stati presentati da altri soggetti privati: uno a Pianezza ed uno a Rondissone, verso Chivasso. Ecco il Far West!
 
Ritornando a Caluso ai confini con Chivasso, la società veronese prima citata, inattiva sino al 4 marzo 2020, in piena pandemia da Covid-19, non si è fatto scrupoli nel presentare un progetto assolutamente vecchio, obsoleto, non rispettoso del territorio, checché ne dica la signora sindaco di Caluso, la quale dovrebbe però conoscere la delibera regionale richiamata prima, ma, forse, i contatti da Verona a Caluso erano avvenuti sin dall’autunno del 2018…
 
Non è un caso se ho richiamato il Coronavirus, perché evidentemente quanto è avvenuto in questi mesi non ha insegnato nulla, eppure il segnale è stato potente e avrebbe dovuto farci riflettere, come avvenuto nei giorni scorsi in Francia, dove gli amministratori che difendono il proprio territorio sono stati ampiamente premiati dagli elettori. Invece, no: prima si agisce e poi si cercano giustificazioni ai comportamenti. La S.I.M.A. – Società Italiana Medici Ambientali – e le Università di Bologna e Bari non escludono affatto che ci sia una connessione tra quanto avvenuto e sta ancora avvenendo e l’inquinamento ambientale, aggiungendo anche che non è un caso che nella Pianura Padana sia esploso più prepotente che altrove.
 
Se è teoricamente scusata la società proponente che, forse, non conosce il territorio, non altrettanto lo sono gli amministratori di Caluso, che invece sanno che il territorio del basso Canavese e del Chivassese è già fortemente compromesso dal punto di vista ambientale per:
 
- la presenza della discarica in Chivasso (la seconda in termini di volumi di tutto il Piemonte) e che gravi problemi ha arrecato alla Comunità 
 
- la presenza della Centrale Biogen presso la ex Lancia
 
- la presenza della Centrale Termoelettrica  A2A
 
- la presenza dell’Autostrada Torino-Milano e del “rotondone” in zona Boschetto, entità che rappresentano la causa maggiore di Pm10,  
 
-  le discariche di rifiuti speciali a Torrazza, ecc.,  
 
e che quindi non può accogliere un impianto che tratta 60mila tonnellate di rifiuti organici urbani.
 
Voglio credere che alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni nel territorio del basso Canavese e del Chivassese, dove migliaia di cittadini sono mobilitati, la Giunta municipale e il Consiglio Comunale di Caluso vogliano riflettere seriamente prima di esprimere il proprio parere, non guardino al solo calcolo economico, per i quattro “baiocchi” che arriverebbero in caso di realizzazione di questo mostruoso impianto. Alla signora Maria Rosa Cena, sindaca di Caluso, mia coetanea nonché amica, ricordo ancora una volta, avendoglielo già detto telefonicamente, che lei è il sindaco di tutti, anche di quelli che abitano nelle “cascine sparse” – le sue origini sono quelle, conoscevo il papà – e nella frazione Carolina, e lei è per legge l’autorità sanitaria del proprio territorio, tutto! E poi, un po’ di correttezza istituzionale non sarebbe male: mi riferisco al rapporto con i colleghi sindaci di Chivasso, Mazzè e Rondissone, che rappresentano la fetta di territorio maggiormente danneggiata se questo impianto venisse realizzato.
 
Il sindaco di Pinerolo, ove ha sede un impianto che tratta ora 60.000 tonnellate di FORSU e che a breve ne accoglierà 90.000, in un’intervista ad un giornale locale ha testualmente affermato che gli impianti esistenti e quelli già autorizzati sono più che sufficienti a risolvere il problema dei rifiuti organici urbani prodotti nella nostra Provincia. Quindi verrebbero da fuori!!!
 
L’area individuata, che ricade parte in zona industriale e parte in zona agricola:
 
è situata a poche decine di metri da cascine agricole site sia nel comune di Caluso, che di Mazzè e di Chivasso e soprattutto a meno di mille metri da centri abitati,  come frazione Carolina di Caluso, frazione Mandria (un centinaio di abitanti) e Campagna di Boschetto (oltre 100 abitanti), la frazione Boschetto con circa 700 abitanti;
il Pozzo di captazione dell’Acquedotto Municipale, sito in via Viora a Boschetto è  a meno di 1.300 metri dal confine dell’area in argomento, quindi con grave rischio di inquinamento delle falde acquifere;
l’impianto non sarà collegato a fognatura dove possano scaricare le acque reflue, ma queste andranno nella roggia di proprietà del Consorzio Irriguo di Chivasso, nella quale l’acqua della Dora Baltea per l’irrigazione  scorre per non più di 40/50 giorni all’anno e trascinerà il liquame sino a Chivasso e a Castelrosso,.  mentre per i restanti oltre 10 mesi non ci sarà acqua ed il liquame stagnerà sul fondale inquinando le falde;
odori nauseabondi infesteranno l’aria per chilometri, arrivando sino a Tonengo, a Rondissone e a Chivasso ove risiedono oltre 25.000 cittadini;
l’impianto immetterà nell’aria Anidride Carbonica, Ossido di Carbonio e Benzene;
la strada provinciale n. 81 Chivasso-Mazzè, già fortemente frequentata, e assolutamente non idonea ad accogliere decine e decine di mezzi pesanti che trasporteranno tonnellate di rifiuti organici provenienti da altre regioni italiane, se non dall’estero.
Chi dice che l’Edilias quando costruiva prefabbricati di cemento  provocava la stessa frequenza di mezzi pesanti, mente sapendo di mentire: chi come noi li vedevamo transitare sa benissimo che le corse non erano più di 3/5 al giorno!
 
Tutto quanto sopra, dovrebbe far dire di NO a questo mostro, agli enti preposti: Città Metropolitana, Comune di Caluso, Consorzio Irriguo di Chivasso, Sovrintendenza delle belle arti  (Mandria è centro storico soggetto a vincoli). I Comuni di Chivasso, Mazzè e Rondissone hanno già detto di NO!

print_icon