Tutto più logico con le Reti di Petri

Alcuni lettori dello Spiffero mi hanno chiesto di spiegare in cosa consistono le “Reti di Petri” da me citate nello scritto, pubblicato su queste pagine, “Caso Rosso, dov’è lo stato di diritto?” come esempio di metodologia atta a descrivere attività e processi al fine di perseguire efficienza ed efficacia organizzativa. Le Reti di Petri sono state inventate da Carl Adam Petri, matematico e chimico tedesco, all’età di 13 anni, come strumento per la rappresentazione di processi chimici, e poi presentate nel 1962 nella sua tesi di dottorato relativa alla comunicazione tra automi. La Reti di Petri, dunque, è uno strumento, sia grafico che matematico, ben formalizzato e in grado di descrivere attività “concorrenti” e “contemporanee”. Essa si basa su due tipi di entità: Attività e Risorse. Per ogni Attività evidenzia quali Risorse sono utilizzate e quali prodotte. Questo meccanismo permette di rappresentare, per un dato sistema, gli aspetti statici (risorse), dinamici (attività) e le loro reciproche relazioni. Attività e Risorse sono per le reti di Petri i pilastri centrali come Verbi e Sostantivi lo sono per il linguaggio.

La particolarità delle Reti di Petri è quella di non considerare quando viene svolta un’attività ma se tutte le Risorse ad essa necessarie si trovano nel giusto stato per poterla eseguire. Per fare un esempio consideriamo le attività “fare il ragù”, “cuocere la pasta” e “condire”. Per “fare il ragù” le risorse utilizzate sono: pomodori, carne tritata, soffritto e sale, quella prodotta il ragù pronto. Per “cuocere la pasta” le risorse utilizzate sono: acqua, sale e pasta, quella prodotta la pasta cotta. L’attività “condire” avrà come risorse utilizzate ragù pronto e pasta cotta, quindi potrà essere eseguita solo se eseguite le altre due attività che hanno prodotto tali risorse, e finalmente ecco prodotta pasta al ragù.

Questa intuitiva metodologia induce a ragionare in termini esclusivamente razionali, per questo sarebbe necessario che dalle scuole elementari in poi le Reti di Petri fossero materia di studio finalizzata a formare gli studenti (diventando parte del loro bagaglio culturale) nella capacità di relazionare e concatenare gli eventi con una logica di causa-effetto: “mi piacerebbe avere quell’oggetto che ho visto in vetrina, per averlo devo sapere quanto costa, se ho il denaro necessario per acquistarlo o, in alternativa, quali azioni, lecite, devo fare per procurarmi il denaro necessario”.

Le Reti di Petri permettono di descrivere in modo preciso, unitario e razionale i processi onde verificarne la congruità attraverso l’analisi puntuale e rigorosa di tutte le attività e le risorse coinvolte nei processi stessi. Tale metodologie, quindi, è utilizzabile in tutti quegli ambiti in cui, a seguito di una molteplicità di informazioni e di attori, a vario titolo coinvolti, si abbia la necessità di “fotografare” con rigore e razionalità la dinamica degli eventi che si sono verificati. Ad esempio: • La progettazione di un magazzino automatico, • La progettazione di un sistema satellitare geostazionario, • La valutazione delle prestazioni di una catena di produzione (Supply Chains - SC), • La gestione del traffico, • L’ottimizzazione dei processi aziendali, • La diagnostica in campo medico, • L’analisi delle prove indiziarie di un processo, ecc. Come si evince da quanto sopra detto questa metodologia ha un vasto campo di applicabilità ma sono soprattutto due gli ambiti in cui gli operatori dovrebbe obbligatoriamente avere la capacità di organizzare attività e risorse in modo rigoroso e scientifico con l’utilizzo di “strumenti” adeguati: • la Sanità, che riguarda il diritto alla vita, affinché possano essere eseguiti i più idonei accertamenti diagnostici onde prescrivere le più opportune terapie mediche, • la Giustizia, che riguarda il diritto alla libertà, affinché possano essere eseguiti con la dovuta precisione i necessari accertamenti onde attribuire le corrette responsabilità.

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