Perché la sinistra Pd ha ragione

Non voglio dare, come ovvio, consigli non richiesti, ma per chi come me è rimasto un cattolico popolare e sociale che all’inizio della sua esperienza – anche e soprattutto per il ruolo decisivo giocato in quei tempi dal mio “maestro” Franco Marini – ha militato nel Pd, non può non prendere atto della progressiva sterzata politica che ha avuto quel partito. Una sterzata, del tutto legittima e forse anche utile, che ha visto nella vittoria alle primarie di Elly Schlein il suo naturale compimento e la sua fisiologica e definitiva trasformazione. Politica e culturale. Ovvero da un partito di centrosinistra che vedeva la convergenza delle due storiche correnti politiche del Novecento – quella post-comunista e quella post-democristiana, anche se solo della sinistra Dc – a un partito che esprime il profilo di una sinistra massimalista, radicale e libertaria.

Una sinistra movimentista che ha rilanciato un rapporto organico con il glorioso “sindacato rosso” della Cgil da un lato – la storica e celebre “cinghia di trasmissione” – e che, dall’altro, individua nel rapporto con la sinistra estremista e fondamentalista di Fratoianni e di Bonelli e il populismo dei 5 stelle i naturali interlocutori per costruire una alternativa politica, e forse di governo, rispetto alla coalizione di centrodestra. Una semplice considerazione, questa, a conferma del cambio radicale della rotta politica del Pd intrapresa in questi ultimi tempi. Ed è persino ovvio ricordare che in questo contesto la presenza della tradizione, del pensiero e della cultura cattolico popolare e sociale è del tutto esterna, estranea e fuori luogo. Come, del resto, tutti sanno tranne, e comprensibilmente, i Popolari che restano nel Pd per poter giustificare i ruoli politici, istituzionali e di potere che ricoprono nel partito. A livello nazionale come a livello locale.

Ma, al di là di questa persin banale ed oggettiva fotografia, è altrettanto indubbio che la battaglia politica intrapresa dalla sinistra del Pd all’interno del partito è giusta per non dire sacrosanta. A cominciare da Torino e dal Piemonte. Due nomi su tutti: Chiara Gribaudo e Anna Rossomando. Due esponenti politici, nonché due care amiche, che hanno dimostrato in questi ultimi frangenti una rara lucidità politica e una altrettanto trasparente e credibile iniziativa politica. Perché un partito è credibile, e serio, solo se riesce a perseguire sino in fondo il suo progetto politico senza equivoci e fraintendimenti. E, al contempo, se il cambiamento e il rinnovamento predicati e sbandierati sono realmente e autenticamente praticati. Sotto questo versante, e pur senza alcuna deriva moralistica, è persino scontato sottolineare che le proposte messe in campo dalla cosiddetta sinistra Pd – cioè da quell’area che si riconosce nel progetto incarnato ed interpretato da chi governa attualmente il partito – è, oggi, l’unico modo per rilanciare nella chiarezza e nella trasparenza il nuovo corso politico del più grande e significativo partito della sinistra italiana. Al riguardo, è altrettanto evidente e chiaro che chi vuole ricostruire una politica di centro e un’area centrista deve guardare obbligatoriamente altrove… Ma questo, come si suol dire, è un altro discorso.

Comunque sia, e pur senza interferire nelle vicende interne ad un altro partito, è sufficientemente chiaro che proprio attorno alle posizioni espresse dalle parlamentari Gribaudo e Rossomando, per citare le più rappresentative e autorevoli, si può rilanciare un progetto politico credibile e serio per il futuro della sinistra italiana. E, nello specifico, del più grande ed autorevole partito della sinistra italiana che resta l’unico e vero depositario della storica filiera politica del Pci/Pds/Ds.

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