Lega, Cota vuole le “secondarie”
09:05 Mercoledì 25 Settembre 2013 1Mentre Maroni accelera sul ricambio del gruppo dirigente e introduce le primarie aperte agli iscritti, il governatore punta a rinviare il congresso "nazionale" del Piemonte al 2014. Intanto si posizionano i supporter di Salvini e Tosi
Il tempo manca a chi tardi si pente, dice il poeta. Chissà se Roberto Cota recrimina di non aver avviato il rinnovamento della Lega Nord piemontese, raccogliendo le sollecitazioni che giungevano dalla base e da fette consistenti del gruppo dirigente, quando il Carroccio era ancora in salute e poteva contare su una militanza diffusa sul territorio e una presenza significativa nelle amministrazioni. Molti, anche del suo stesso entourage, gli avevano consigliato di disgiungere i ruoli di governatore e di segretario nazionale del partito, se non altro per scongiurare il rischio di appiattire il movimento sulle sorti perigliose del governo regionale. Allora fece orecchie da mercante, quando non addirittura operò attivamente nel mettere ai margini ipotetici concorrenti, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti: militanza ridotta ai minimi termini, umore sotto i tacchi, elettori in fuga, quadri allo sbando. E ora, con il congresso federale alle porte, che verrà celebrato al Lingotto di Torino il 14-15 dicembre, gli manca il tempo. Lo dirà venerdì allo stato maggiore del Carroccio piemontese che si attende la convocazione delle assise “nazionali”, chiedendo di rinviare la partita al nuovo anno.
Dopo 12 anni di guida ininterrotta, Cota si ritrova sempre più isolato, persino nel gruppo di Palazzo Lascaris, incapace di dare risposta all’esigenza di rilancio dell’iniziativa politica che pure arriva da varie realtà provinciali. La stessa mozione degli affetti, a cui ricorre in questi frangenti, appare sempre meno convincente: «Smettiamola di farci del male. La nostra forza è sempre stata la compattezza», ha proclamato al termine dell’assemblea federale di Venezia, dove Roberto Maroni ha imposto un’accelerazione del percorso di ricambio della leadership, introducendo le primarie e delineando la separazione tra una Lega di governo e una Lega di lotta. «Dopo il fallimento dell’opzione secessionista e della devolution dovevo dar corpo alla rivoluzione federalista, facendola scaturire dal governo dei nostri territori – ha spiegato in una recente intervista alla Padania -. Lascio la segreteria per tre ordini di motivi. Il primo è che dopo sei mesi da governatore della Lombardia a ottobre sarò il presidente anche dei “Quattro motori d’Europa”, un ruolo strategico per la Macroregione che per è per me un impegno totalizzante ed esclusivo. Il secondo è, che mentre i governatori del Nord devono contrattare con il governo centrale di Enrico Letta chi è a capo della Lega deve poter fare opposizione all’esecutivo delle larghe intese senza mediazioni istituzionali dalle quali noi presidenti non possiamo prescindere. Infine credo che ora sia giunto il momento per il passaggio di consegne a un nuovo segretario». Un’intimazione di sfratto Cota, che si trova costretto a giocare di rimessa, annuisce alle decisioni di via Bellerio, ripete la litania della Macroregione del Nord senza riempire il progetto di contenuti, di strategie, di obiettivi. Un progetto che, già di per sé, non scalda i cuori dei militanti.
E allora tutti gli occhi sono puntati sul congresso federale: aperto ai militanti con cinque anni di anzianità, che vedrà la messa al bando i delegati, per dare fiducia ai tanti che, nonostante le difficoltà, si ostinano a lavorare per la Lega. Per la successione di Maroni in Piemonte sembrano preferire Matteo Salvini, molto popolare tra le giovani leve - in stretti legami con Davide Cavallotto, Stefano Allasia, Riccardo Molinari -, ma nelle ultime ore sta crescendo il consenso attorno a Flavio Tosi, il quale avrebbe individuato un referente in ogni provincia a cui assegnare i compiti di costruire una pattuglia di sostenitori. Il sindaco veronese è proiettato verso il meeting di Mantova del 6 ottobre, dove lancerà la sua “Fondazione per l’Italia” e si candiderà formalmente alle primarie del centrodestra come premier designato della coalizione: una prospettiva, che lo induce a non alimentare tensioni. E tuttavia, a dispetto dell’identikit generazionale, nelle prove tecniche di successione al “barbaro sognante” si va profilando la figura schiva di Giancarlo Giorgetti, il varesotto taciturno che capeggia il gruppo alla Camera. Cota non parteggerà per nessuno o, meglio, come dicono le malelingue, sposerà il vincitore “cinque minuti prima dell’incoronazione”.