FUTURO DEM

Pd, la scissione non è più un tabù

Secondo Merlo, dopo le primarie, tutto è possibile, anche una rottura traumatica del partito: "Preservare la pluralità culturale". Prospettiva che Cuperlo rifiuta di prendere in considerazione: "Con Renzi e Civati si affaccia una nuova classe dirigente"

La parola finora bandita, esorcizzata, a volte agitata come uno spettro da scacciare viene pronunciata da Giorgio Merlo. A quattro giorni dalle primarie dell’Immacolata, che con ogni probabilità incoroneranno Matteo Renzi nuovo leader del Pd, l’ex parlamentare pinerolese, oggi dirigente di primo piano del partito piemontese, cuperliano di rito “mariniano” (nel senso dell’ex presidente del Senato Franco Marini), mette in conto la scissione, una “spaccatura” traumatica qualora la vittoria della rottamazione si traducesse nella «definitiva emarginazione politica di tutti coloro che non sono riconducibili al “carro renziano”». Prospettiva del tutto esclusa oggi dallo stesso Gianni Cuperlo che in un’intervista a Globalist.it assicura che «se Renzi dovesse diventare il segretario del Pd lo sosterrei lealmente, ma le nostre idee sono e resteranno in parte diverse. La coerenza con se stessi e con le proprie convinzioni è per me la premessa di ogni lealtà». E di fronte al pericolo di una scissione ha risposto di non vedere «questo rischio e comunque non verrà mai da me. L’unità è un valore in cui credo profondamente e troppe volte nella sua storia la sinistra ha pagato un prezzo a fratture e divisioni».

 

Merlo nella lettera pubblicata dallo Spiffero, ritiene più che una probabilità la «trasformazione del partito in un permanente cartello elettorale funzionale agli obiettivi di potere del suo leader». La prova del nove saranno gli assetti del nuovo gruppo dirigente, se saprà rispettare la “pluralità culturale” del Pd. Cosa che ritiene non solo auspicabile, ma abbastanza assodata invece Cuperlo il quale afferma che assieme a Renzi e Civati è già nata una nuova classe dirigente. E se Merlo sembra accreditare la versione di un Renzi berlusconoide, l’immagine è contestata da Cuperlo: «Io non associo Renzi al berlusconismo. Ho detto che l’impianto culturale e politico che propone, alcune sue idee per uscire dalla crisi mi sembrano in sostanziale continuità col ventennio che abbiamo alle spalle. Anzi, dirò meglio: con il modello di società e di economia che è stato egemone negli ultimi trent'anni in Italia e nel mondo. Era il modello della destra liberista, ma la sinistra gli è stata per molti versi subalterna. Ecco perché - conclude Cuperlo - parlo di un ventennio da chiudere anche a sinistra». Eppure una Cassandra come Massimo Cacciari qualche mese fa aveva profetizzato: «Se Renzi farà il Renzi, la scissione sarà inevitabile. Anche perché lui è radicalmente alternativo alla tradizione ex comunista, che però nella struttura del Pd è dominante e soprattutto tiene in mano le leve del finanziamento e la gestione del patrimonio del partito. Col cavolo che accetteranno di delegare tutto a un renziano qualsiasi!».