Due mosse per cambiare Compagnia
08:32 Martedì 14 Gennaio 2014 0La vera successione di Chiamparino alla fondazione San Paolo avverrà l’autunno prossimo e in pole c’è Montalenti. Per il momento il “consiglio della corona” opta per una reggenza affidata all’innocuo Remmert. Si lavora a nuovi equilibri di potere
Una successione in due tempi. È quella che si profila per il vertice della Compagnia di San Paolo con l’imminente dipartita di Sergio Chiamparino. Subito una reggenza, affidata a Luca Remmert, attuale vicepresidente, figura di mediazione perché considerato innocuo dai principali stakeholder. Poi, tra un anno e mezzo, quando lo stesso Remmert non potrà più essere della partita (per aver completato i due mandati statutari) il vero cambio della guardia. La scelta, frutto di un compromesso tra la politica e i grandi elettori (soprattutto il sistema camerale), serve a sterilizzare la situazione in attesa di capire se e quanto nei prossimi mesi gli attuali equilibri di potere sotto la Mole subiranno scossoni. Non è un mistero, ad esempio, che nelle ultime settimane uno degli uomini di peso, Enrico Salza, abbia accarezzato l’ipotesi di portare a sedere sulla poltrona più importante di corso Vittorio il giurista Paolo Montalenti, classe 1951. Al vecchio (ma ancora agguerrito) kingmaker non erano affatto piaciute le pressioni esercitate da gran parte del gruppo dirigente della Compagnia per il superamento della
governance duale di Intesa Sanpaolo, trovando praticamente solo nel professore di Diritto commerciale a Torino un prezioso alleato, non foss’altro perché è stato al tempo della “fusione” tra i consulenti. Salza avrebbe voluto “premiarlo”, ma il marchio “milanese” - Montalenti è infatti designato dalla Camera di Commercio meneghina - gli ha suggerito di non forzare troppo la mano, dando così il suo placet all’eterno gregario Remmert.
Il bilancio di questo anno e mezzo di Chiamparino “banchiere di complemento” è, ad essere generosi, modesto. Il peso di Torino negli assetti della banca è diminuito sensibilmente, la Compagnia ha subito senza colpo ferire la progressiva marginalizzazione nella distribuzione delle direzioni strategiche e nella collocazione del top management. La riforma interna non ha fatto passi significativi, dando l’impressione che uno dei più grandi enti no profit d’Europa sia rimasto “imballato” in attesa che il suo presidente decidesse del proprio destino personale. Ora l’uscita di Chiamparino accelererà, seppur sotterraneamente, la ricomposizione degli assi di potere, in previsione della scadenza naturale del mandato, primavera del 2016, ma in ogni caso già il prossimo autunno tutta la macchina organizzativa si metterà in movimento con l’invito ai soggetti, amministrazioni locali, Camere di commercio, Accademia delle Scienze e Unione Europea, ai quali compete l'indicazione dei componenti del consiglio generale.