VERSO IL CONGRESSO

“Cambiamo verso. Con Pentenero”

I cuperliani piemontesi canzonano gli avversari e lanciano la sfida: “Faremo il colpaccio”. Lady Tola potrebbe essere l'unica donna segretario regionale del Pd e intanto fa il pieno di firme (499). Agitazione nel fronte renziano - di Oscar SERRA

Toni bassi, scontro leale, ma battaglia vera. Non sarà una presenza di testimonianza quella di Gianna Pentenero alle primarie del 16 febbraio per la leadership del Pd piemontese. I suoi sostenitori ne sono certi: «possiamo fare il colpaccio» e anche se l'obiettivo è non dilaniare il partito in vista delle Regionali, c'è chi inizia a prenderci gusto. La consigliera di Palazzo Lascaris, 50 anni quest’anno, è espressione dell’area Cuperlo e  se non fosse stato per Assunta Tartaglione, parlamentare renziana candidata in Campania, sarebbe stata l’unico esponente femminile in corsa lungo tutta la Penisola.

 

Dopo 13 anni nella sua Casalborgone, prima da assessore, poi da sindaco, fino al 2004, la Pentenero è stata promossa da Mercedes Bresso nel 2005 quando l’ha voluta nella sua giunta affidandole la delega all’Istruzione: sul campo si è meritata il nomignolo di Lady Tola (la signora di latta) per via dei toni fin troppo concilianti assunti nel giorno della sua discesa in campo e in onore della maschera carnevalesca in auge nel Chivassese, suo feudo elettorale. «Se riuscisse a vincere potrebbe essere l’unica donna segretario di tutta Italia – afferma il senatore Stefano Esposito – in questo modo dimostriamo che il Piemonte continua a essere un laboratorio importante, dove a cambiare verso ci prova l’area che sosteneva Gianni Cuperlo». Ieri sono state depositate le firme dei tre candidati alla segreteria (il regolamento prevede un minimo di 150 e un massimo di 500): il civatiano Daniele Viotti ne ha raccolte 321, il “rottamatore” Davide Gariglio 487, la Pentenero 499. Non conterà niente ma certamente un segnale che il composito mondo cuperliano intende dare battaglia.

 

Intanto, su Facebook, la pagina Gianna Pentenero per il Piemonte conta già 201 “like” e nello stato maggiore del favoritissimo alla vigilia, l'ex presidente di Palazzo Lascaris Gariglio, c’è chi inizia a manifestare i primi segnali di preoccupazione. Anche perché sarebbe fuorviante basarsi sui dati dell’Immacolata, quando Renzi ottenne il 68,9 per cento in Piemonte e Pippo Civati arrivò, seppur di un soffio, davanti a Cuperlo: in questo caso l’effetto trascinamento dei candidati nazionali è minimo, il voto cosiddetto d’opinione è ridotto all’osso e nel momento in cui serve mobilitare iscritti e militanti i cuperliani appaiono più uniti rispetto ai renziani e decisi a vendicare la scoppola subita l’8 dicembre. Dall’altra parte per ora si è partiti in sordina e c’è chi è pronto a scommettere su qualche defezione: quale sarà, per esempio, l’atteggiamento della famiglia Gallo, decisiva nei congressi dei circoli? E quello del consigliere regionale Andrea Stara? E ancora, quante telefonate farà il sindaco Piero Fassino per sostenere il suo ex competitor del 2011?

 

Inoltre le dichiarazioni che giungono dall’altro schieramento non fanno presagire nulla di buono: «abbiamo atteso fino all’ultimo un segnale da Gariglio per trovare un accordo che permettesse di convergere sul suo nome, ma non è mai arrivato – prosegue Esposito -. A questo punto sarà battaglia vera». Parole che risuonano in modo tetro nel quartier generale dei rottamatori, dove in tanti ricordano che fu proprio Esposito il regista di quell’operazione “anti-establishment” che portò al vertice di via Masserano il popolare Gianfranco Morgando, nonostante il diktat di Roma avesse imposto il rutelliano Gianluca Susta