PARTITO DEMOCRATICO

Fassino mostra i muscoli: comando io

Oltre 150 amministratori provenienti da tutto il Piemonte presenziano al battesimo della corrente che fa capo al sindaco. Un rassemblement che tiene insieme varie anime del renzismo nostrano, soprattutto gli ultimi arrivati. "Compatti con Gariglio"

Non che a uno come Piero Fassino servissero prove di forza, ma certo gli oltre cento amministratori provenienti da tutto il Piemonte, accorsi nel quartier generale del Pd in via Masserano, sono la prova provata del suo potere, immutato, negli equilibri del partito. Arrivati alla spicciolata orfani e naufraghi dello tsunami Renzi abbattutosi sul Nazareno, i cosiddetti “ultima ora”, quelli che sono passati con il rottamatore di Firenze quando proprio non potevano farne a meno, hanno affidato al Lungo i propri destini. 

 

C’erano quattro parlamentari, tra cui il lettiano Enrico Borghi, dalla Valdossola, e l’ormai ex bindiano Mauro Marino (questa volta senza il capogruppo in Sala Rossa Michele Paolino) oltre alle fedelissime Paola Bragantini e la novarese Franca Biondelli. Altrettanti erano i consiglieri regionali, capitanati dal capogruppo Aldo Reschigna, con il cuneese Elio Rostagno, Andrea Stara e Mauro Laus, le sindachesse di Alessandria e Moncalieri, Rita Rossa e Roberta Meo, gli assessori di Palazzo Civico Stefano Lo Russo, Stefano Gallo e Claudio Lubatti, i consiglieri Mimmo Carretta, Gianni Ventura, Giusi La Ganga e Andrea Araldi e a seguire da Domodossola a Novi Ligure. A fare gli onori di causa il segretario torinese del Pd Fabrizio Morri, uno che si trova al fianco di Fassino più o meno da una trentina d’anni. Tra gli assenti, il sindaco di Nichelino Pino Catizone.

 

Qualcuno, per semplificare ha parlato della nuova corrente fassiniana, che ci ha messo poco a rinserrare i ranghi dopo l’emorragia dei dissidenti di AreaDem guidati da Cesare Damiano, passati sotto le insegne cuperliane. Fassino ha parlato di “asse riformista in grado di sostenere la politica del partito sia a livello locale che nazionale”. Insomma, ha preso il largo uno zatterone in grado di traghettare tutti coloro che si riconoscono in Matteo Renzi ma che non vogliono finire sotto le insegne popolari di Davide Gariglio e Stefano Lepri. Un corpaccione variegato in cui hanno trovato spazio tradizioni e storie variegate, dagli ex Ds agli ex Margherita, con una spruzzatina di esponenti socialisti e laici. Oltre due ore di confronto introdotto dalla relazione politica dell’eminenza grigiastra fassiniana Giancarlo Quagliotti, vero ufficiale di collegamento tra il timoniere e la ciurma. «Ora il quadro politico va semplificandosi – spiega uno dei presenti – l’area Renzi si divide sostanzialmente tra i garigliani, con l’appoggio di agit prop come Davide Ricca, e quella del sindaco, capace di coagulare tutti gli ultimi arrivati, che così non dovranno più sentirsi orfani».

 

Tanti gli interventi in un’assemblea che qualcuno ha definito in perfetto stile Pci: il nome di Gariglio, candidato alla segreteria regionale, ricorre quasi sempre, tutti sostengono la necessità di portare l’ex numero uno di Palazzo Lascaris al vertice del partito piemontese. Anche perché dopo la sua eventuale elezione, con lui si dovrà stringere un patto per candidare e far eleggere un piemontese a Bruxelles. Una corsa per la quale da tempo ormai si fa il nome di un altro consigliere regionale, Laus, anche se ad oggi il suo nome non è ancora emerso.