TRAVAGLIO DEMOCRATICO

Sconcerto Pd: “Matteo, tu ci turbi”

La scalata di Renzi imbarazza dirigenti e militanti. Perplessi i supporter della prima ora. Pentenero: "I nostri rischiano di non capire", Esposito: "Lo sapevo". L'amara riflessione del lettiano Borghi: "Leale con Enrico anche in questi momenti"

A dar retta alle cronache parlamentari tutto il Pd è con Matteo Renzi, il gruppo, la direzione, la classe dirigente. Sulle agenzie, però, i suoi tacciono, quelli della prima ora sono perplessi. "Sì, però Letta si preparava a fare un governo di legislatura" prova a spiegare uno di loro, costretto per la prima volta ad attingere al politichese dopo mesi di cambiaverso. Il sentimento della base più genuina, quella da subito folgorata dal verbo della rottamazione, è ben riassunto su Facebook da un leopoldino primissima ora come il torinese Guido Gozzi: «Oggi, a parte qualche tifoso che urla la sua gioia, vedo e sento tanti amici e compagni di avventura che, come me, pensano in silenzio».

 

Uno spaesamento che prova a interpretare Gianna Pentenero, candidata alla segreteria del Pd piemontese per l’area Cuperlo: «Sono molto preoccupata perché temo che i nostri elettori e militanti non capiscano cosa sta succedendo e interpretino l'avvicendamento Letta-Renzi solo come il risultato di una manovra di palazzo». In effetti pochi capiscono, ancor meno condividono. E se i dirigenti renziani finora sono rimasti ben acquattati, sono le minoranze del Pd che mettono in piazza tutte le loro perplessità. Quello che ci va giù più duro è il senatore Stefano Esposito, che affida ai social il suo pensiero: «Ho scelto Cuperlo perché sapevo che Renzi non era interessato a fare il segretario ma il premier, non mi sono sbagliato. Ora inizia il Renzi 1, se qualcuno crede che sarà un governo che durerà fino al 2018 o è un cameriere senza cervello oppure è semplicemente stupido».

 

Diciamo che il nuovo governo non inizia sotto i migliori auspici, almeno secondo chi aveva annusato questo epilogo. Un’altra senatrice cuperliana si sente addirittura «su un treno in corsa con un guidatore che non ha fatto scuola guida», più pragmatico l’ex vice segretario del Pd regionale Federico Fornaro, oggi a Palazzo Madama: «L'arrivo di Renzi (che io non ho votato) a Palazzo Chigi era scritto dopo il risultato delle primarie 2013 e credo che oggi sia l'unica chance rimasta per fare le riforme e provare a uscire dalla crisi. Resta il disagio e l'amarezza per le tempistiche e le modalità di un "passaggio di consegne" che avrebbe dovuto e sarebbe potuto essere ben diverso». 

 

Fedele e “vicino” all’ex premier, almeno secondo quanto da lui riportato in una lettera indirizzata allo Spiffero, il deputato ossolano Enrico Borghi, che non ci sta a passare per quello che si è già accasato su lidi renziani, dopo essere stato tra i fedelissimi del premier. Lui ribadisce la sua “lealtà”, bolla quanto accaduto come “giochi di palazzo” ma certo non sono passate inosservate le riunioni “di corrente” con Piero Fassino, di certo tra i congiurati della direzione che ha giubilato l’ex primo ministro e il sostegno al candidato renziano alla segreteria regionale Davide Gariglio. E non si può, certo, stare da una parte a Roma e dall’altra a Torino.

 

Tra i più critici nei confronti della staffetta ci sono sicuramente i sostenitori di Pippo Civati, il quale sarà a Torino domani in un’assemblea pubblica di tutti i democratici secondo cui si poteva fare in #unaltromodo, che si terrà alla Gam e alla quale presenzierà anche il candidato segretario Daniele Viotti. E c’è da scommetterci che, dopo aver votato contro il documento della direzione, il parlamentare lombardo non perderà l’occasione per punzecchiare l’ex alleato della prima Leopolda.