Non c’è centrodestra senza Forza Italia
07:40 Mercoledì 25 Giugno 2014 2Apertura “condizionata” del numero uno azzurro Pichetto alla ripresa del dialogo tra le forze della ex coalizione sollecitata da Crosetto. “Ma il perno siamo noi. Confronto su idee e progetti non sul destino personale dei vari colonnelli”
Se il Pd ha preso il volo superando il muro del quaranta per cento, l’aereo del centrodestra è ancora smontato nell’hangar in attesa che arrivino i progetti per rimetterlo insieme. «C’è l’ala sinistra di Ncd, quella destra di Fratelli d’Italia». Gilberto Pichetto ci sta eccome a fare l’ingegnere e pure a sporcarsi le mani nell’olio per farlo tornare a volare, ma su un fatto non deroga: «Al centro c’è Forza Italia», ovvero in cabina di pilotaggio, sulla rotta che deve solcare il Piemonte e magari arrivare a Roma, il posto è il suo. Ben venga l’esortazione di Guido Crosetto che ieri allo Spiffero, recitando il de profundis per Berlusconi «non più collante, ma divisore» ha auspicato la riapertura di una dialogo nel centrodestra senza aspettare che si muova a livello nazionale, ricordando che il suo programma «quello di Enrico Costa e di Pichetto non erano poi così differenti». Ben venga, ma tenendo ben salde le mani sulla cloche e guardando l’altimetro: «Il partito del 3 e mezzo per cento è quello dell’amico Guido, quello del 17 per cento è Forza Italia».
Apertura dunque sì, ma condizionata. Soprattutto su un punto, inderogabile per il coordinatore azzurro piemontese: «I contenuti. Un progetto di riunificazione non si fa sulle sigle o sui nomi, ma sui contenuti e su quelli, prima di confrontarci con le altre forze del centrodestra, dobbiamo fare chiarezza al nostro interno, avere idee e proposte precise. Le ultime elezioni ci hanno insegnato sulla nostra pelle cosa vuole dire non avere proposte chiare e definite». Un lavoro quello all’interno del partito, «ma aperto alla partecipazione anche di chi non fa politica attiva e si riconosce in Forza Italia» che non lo si può sbrigare in quattro e quattr’otto. Tant’è che l’incontro di discussione e dibattito degli azzurri piemontesi in programma inizialmente per luglio ad Oropa è stato rinviato a settembre. «A luglio lo faremo solo a livello provinciale torinese» annuncia Pichetto, tornando a battere su un tasto che talvolta pare un grilletto in risposta alle «sparate dell’amico Guido»: il centrodestra diversamente diviso. «Come ho già avuto occasione di dire, in campagna elettorale e dal risultato del voto è emerso come le divisioni tra le varie forze di centrodestra siano più accentuate tra i colonnelli, tra i quali mi metto anch’io, rispetto a quanto lo siano nell’elettorato. E queste divisioni spesso non sono state capite, giustamente, e gli elettori ci hanno punito non andando a votare a sinistra, ma rimanendo a casa come lo testimoniano le analisi dei flussi elettorali».
Altolà «ai sergenti che aspirano a diventare capitani» avverte il numero uno dei berlusconiani piemontesi che guiderà la pattuglia di consiglieri anche a Palazzo Lascaris. «Io sono per un percorso di riunificazione, ma se non c’è chiarezza e condivisione di contenuti non si va da nessuna parte». Quindi prima si parte con quella sorta di Stati generali di Forza Italia alla Madonna Nera di Oropa che devono necessariamente preludere a ogni rapporto successivo con le altre forze politiche moderate, «poi se ci saranno le condizioni ci si confronterà, senza pregiudiziali». Insomma, prima di attaccare le due ali all’aereo, occorre che in cabina di pilotaggio la rotta sia ben definita. Magari puntando a portare a Roma, ovvero a livello nazionale, alcune delle idee e della proposte del Piemonte. «Una regione che ha più abitanti dell’Uruguay» rimarca Pichetto appena terminata la sciagurata partita.