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1° maggio: triste solitario y final

Pochi lavoratori, clima dimesso, solite schermaglie politiche. Scontata la contestazione al Pd, ma persino gli antagonisti hanno dovuto fare tutto di fretta: li attendeva la guerriglia No Expo a Milano. Una liturgia frusta che Torino ha vissuto con indifferenza

Il corteo del Primo Maggio a Torino “è stato blindato e con pochi lavoratori, segnato però dalla massiccia presenza di forze dell’ordine a difesa dello spezzone del Partito Democratico”. Lo riferiscono gli esponenti del M5s, Francesca Frediani e Davide Bono, consiglieri regionali, e Chiara Appendino, consigliere comunale. Ovviamente per i seguaci del comico triste la colpa è tutta del Pd che osa ancora sfilare in piazza dopo che con il suo governo mina le conquiste dei lavoratori. E così, di fronte alle scontate (e annunciate) contestazioni levatesi al passaggio dello “spezzone” in cui sfilava la rappresentanza democratica, i grillini invitano a non essere sorpresi: “I responsabili dello smantellamento dei diritti dei lavoratori non dovrebbero stupirsi”. In fondo, rispetto a qualche anno fa, quando imputarono allo stesso Pd la responsabilità delle aggressioni (in quanto provocatoria la sua presenza), hanno fatto passi da giganti.

 

Persino gli antagonisti, frange dell’autonomia, dell’anarchismo, rottami settantasettini e smandrappati dei centri sociali, si sono limitati a recitare la parte in una commedia sempre più frusta e scontata. Dopo aver inscenato qualche schermaglia con il Pd e le forze dell’ordine, la “componente sociale” si è acconciata in buon ordine guadagnando di fretta piazza San Carlo per chiudere con i soliti slogan la loro comparsata. Non solo Renzi, pure il tempo è tiranno: a Porta palazzo li attendeva la corriera per la gita fuori porta, direzione Milano dove i compagni di Askatasuna e dell’arcipelago estremista hanno dato il loro contributo all’odierna guerriglia No Expo.

 

Il Pd non nasconde le difficoltà. “Con il sindacato ci sono differenze di vedute – ha detto il segretario regionale Davide Gariglio – ma il nostro partito si è impegnato a lavorare per rilanciare il mondo del lavoro dopo 30 anni in cui non si è fatto nulla. In questo periodo l’Italia è arrivata al più alto tasso di disoccupazione ed allo stesso tempo al più alto costo del lavoro tra i paesi avanzati”. La festa del Lavoro “è la più sentita – ha aggiunto il segretario torinese Fabrizio Morri – è la più sentita tra i nostri elettori, iscritti e simpatizzanti. Costruire politiche per il lavoro è uno degli obiettivi primari per il Partito Democratico e per il governo”. Di certo non sono state mile le parole pronunciate da Domenico Lo Bianco, segretario nazionale Cisl, cui è stato affidato il tradizionale comizio di chiusura. Il sindacalista ha chiamato direttamente in causa il premier. “Presidente Renzi, guardi questa piazza. Eccoci. Noi ci siamo, siamo qui! E la sua campagna mediatica, insofferente verso il sindacato, non ci seppellirà perché noi siamo carne viva. Cuori che pulsano. Teste pensanti. Uomini e donne che meritano rispetto, attenzione, considerazione”. Pochi applausi, poi tutti a casa. Arrivederci al prossimo anno.