POLITICA & GIUSTIZIA

Il “patto dello sbilancio”
nelle lettere tra Comune e Gtt

Palazzo Civico per due anni ha comunicato all'azienda dei trasporti l'indisponibilità a onorare una parte dei suoi debiti. Ma poi chiudeva un occhio e approvava, senza colpo ferire, i bilanci in cui quelle somme erano presenti. Procura e Corte dei Conti indagano

Da due anni il Comune di Torino comunica a Gtt che non riconosce una parte dei crediti vantati dall’azienda del trasporto pubblico e, nonostante ciò, Gtt, imperterrita, li inserisce nei suoi bilanci. Potrebbe essere questa una prova di quel tacito “patto” su cui starebbero lavorando gli inquirenti impegnati a decriptare i disallineamenti nei bilanci di Palazzo Civico e di alcune sue partecipate denunciati nell’esposto di Alberto Morano. Anche perché, da una parte la Città comunicava la sua indisponibilità a onorare quei debiti, dall’altra, poi, approvava i bilanci della sua partecipata (Gtt, appunto) che quei crediti continuava a inserirli per far quadrare i propri conti.

Con una lettera del 2 aprile 2015 il direttore del settore Partecipate Carla Villari comunica alla società di revisione Pwc e, per conoscenza, all'azienda presieduta da Walter Ceresa che una parte dei crediti vantati dall’azienda pubblica nei confronti del Comune, sul bilancio 2014, non figurano tra i debiti del Comune, anche perché si riferiscono a un servizio – quello della metropolitana, tra il 2006 e il 2012 – che non ha copertura totale nel fondo per il trasporto pubblico locale che la Regione Piemonte gira alla Città di Torino e di conseguenza la Città dovrebbe, a sua volta, versare a Gtt. Ma se la Regione taglia allora taglia anche la Città. E nei conti di Gtt si formano dei buchi. Per esempio: sulla gestione della metro per il 2007 il Gruppo trasporti iscrive crediti nei confronti del Comune per 6 milioni; ma il Comune fa sapere che quella cifra non è iscritta tra i suoi debiti commerciali. E così via fino al 2012: eccoli i disallineamenti su cui ora Procura della Repubblica e Corte dei Conti vogliono vederci chiaro. Anche perché si tratta complessivamente di oltre 18 milioni; una voragine che potenzialmente potrebbe far saltare il bilancio della società.

Un anno più tardi la stessa Villari torna a scrivere alla Pwc e, per conoscenza, a Gtt e, di fatto, ribadisce la sua posizione: una serie di poste sono state “radiate” dal bilancio con apposita determina dirigenziale e suggerisce l’apposizione di tali somme in un fondo di svalutazione. Insomma, la Città dice chiaramente a Gtt che quelle somme, in termini contabili, non deve più considerarle esigibili, perché non ha alcuna intenzione di versarle. La società prende atto e, come se nulla fosse, torna a inserirle nei propri bilanci. E la Città li approva. Sia sotto Piero Fassino sia con Chiara Appendino sindaco.

Perché il Comune da un lato comunicava di non intendere versare quelle quote e dall’altro permetteva a Gtt di inserirle tra i crediti, certificando i bilanci dell’azienda? Forse l’ipotetico patto (tutto da dimostrare, ovviamente) stava proprio lì: da una parte gli amministratori cittadini si tutelavano radiando quelle poste dal proprio bilancio e dall’altro, forse, chiudevano un occhio sui conti della partecipata in rosso.