“Centrodestra è vincente solo a trazione leghista”
Stefano Rizzi 08:00 Giovedì 29 Giugno 2017 5Con la conquista di Novara e Alessandria il Carroccio è l’azionista di riferimento della coalizione. Il leader piemontese Molinari mette al primo posto il ritorno al governo della Regione, scombinando i giochi interni a Forza Italia
Si scrive centrodestra, si legge Lega. La prospettiva di rimescolamento delle carte a favore del Carroccio, nell’ambito della coalizione uscita vincitrice dai ballottaggi (dopo aver già incamerato un buon numero di Comuni minori al primo turno), per quanto riguarda la scalata alla Regione nel 2019 è assai più concreta dopo l’esito del voto di domenica scorsa ad Alessandria. “Tornare a governare il Piemonte è l’obiettivo del centrodestra a trazione leghista” conferma il segretario regionale del Carroccio, Riccardo Molinari. E in quelle due parole – “trazione leghista” – non c’è solo la rivendicazione del risultato ottenuto dal partito di Salvini rispetto a Forza Italia, il numero di sindaci con la pochette verde nel taschino che ha preso il posto degli spodestati primi cittadini di storiche roccaforti rosse.
Si scrive trazione, si legge guida della Regione. Non sarà questione da risolversi in fretta e con facilità quella con il partito del Cavaliere che da tempo va preparando, tra inevitabili giochi di potere interni, i suoi papabili alla successione di Sergio Chiamparino. Tra i berluscones l’ipotesi di riconquistare Piazza Castello, per rimanere realisticamente probabile in virtù degli ultimi esiti delle urne qual è, da domenica scorsa deve contemplare l’eventualità di una rinuncia della certezza di esprimere il candidato presidente. “L’anno scorso abbiamo conquistato la seconda città della regione, adesso governiamo anche Alessandria: il Piemonte orientale, con altri Comuni guidati da nostri sindaci a partire da Omegna, Arona, Borgosesia e Cossato, è l’esempio di come nel giro di un anno siamo riusciti a sconfiggere il Pd e riprenderci città importanti che la sinistra pensava inespugnabili” spiega Molinari allo Spiffero, poche ore prima di presentare plasticamente quel fronte orientale da cui partire per arrivare fra due anni a riprendersi la Regione.
Stamane in un’Alessandria che è tornata ad avere un sindaco leghista dopo quasi vent’anni, Molinari non si limiterà a festeggiare il successo di Gianfranco Cuttica di Revigliasco (cosa peraltro già fatta senza risparmio fin dalla sera dello scrutinio), ma si presenterà nel capoluogo mandrogno con un altro sindaco, quello di Novara. Seduti al tavolo ad annunciare stretti rapporti di collaborazione sui vari fronti – dall’università alla logistica, dal trasporto pubblico al lavoro, senza tralasciare la sicurezza legata all’immigrazione – Cuttica e Alessandro Canelli vestiranno, insieme, panni diversi: quelli dei candidati fortemente voluti da Molinari e Matteo Salvini e poi risultati vincenti, quelli dei primi cittadini della Lega che subito fanno asse su temi concreti e quell’altro, non meno rilevante nei rapporti interni alla coalizione, dei sindaci-simbolo di un movimento che proprio in virtù del risultato marca la differenza e il territorio rispetto agli alleati, Forza Italia in primis.
Non sfugge il fatto che non sarebbe certo apparso strano se quell’incontro tra l’ormai assestato Canelli e l’esordiente Cuttica, al governo di due capoluoghi, avesse visto presente pure Maurizio Rasero che per il centrodestra (a trazione forzista, sia pure venata di una certa autonomia che sarebbe la prerogativa del banchiere-sindaco) ha scalzato il Pd dal governo di Asti. Invece oggi ad Alessandria la trazione leghista che muove dalla forza del vento di nord nell’est del Piemonte è riconfermata nell’immagine dei due sindaci. Tertium non datur. Così come non c’è dubbio sul fatto che come Novara un anno fa, Alessandria oggi sia un successo rivendicabile a buon diritto dal segretario piemontese che nella sua città in campagna elettorale ha portato per ben quattro volte Salvini. Una campagna elettorale “ che abbiamo incominciato negli anni scorsi. Pur avendo solo un consigliere comunale, abbiamo lavorato con e tra la gente – ricorda Molinari – sapevamo che Alessandria era la partita più difficile: il Pd era più radicato rispetto a quanto non lo fosse a Novara, aveva messo in campo tutte le energie per difendere la sua ultima roccaforte e poi per il centrodestra c’era la necessità di togliersi un marchio pesante, quello del dissesto, presentarsi rinnovato. Noi della Lega lo abbiamo fatto, portando a Palazzo Rosso molte persone nuove, impegnati nel movimento ma alla prima esperienza amministrativa”.
Inevitabile la necessità di fare un’operazione amnesia rispetto al disastro nei conti del Comune da parte della giunta di Piercarlo Fabbio (Forza Italia) e calare una nebbia che manco novembre sul Tanaro pure su alcuni inciampi (per usare un eufemismo) di personaggi dell’inner circle azzurro mandrogno nelle partecipate. L’operazione, dato il risultato delle urne, è riuscita. Così come “nel giro un anno o poco più è cambiato anche il clima nella Lega in Piemonte. Quando sono arrivato – ricorda Molinari – erano litigi, lotte, adesso si marcia e i risultati si vedono. Abbiamo vinto anche presentandoci ai cittadini su temi che la sinistra ha ormai abbandonato: il lavoro, le questioni sociali. Sono gli stessi che metteremo al primo posto nell’agenda per presentarci ai piemontesi chiedendo loro di darci fiducia per governare la Regione”. Sarà più facile ottenerla in quelle zone dove la Lega (e il centrodestra più
largamente inteso) già governa o si appresta a farlo in questi giorni. Meno a Torino: “Lì siamo oggettivamente meno forti, Torino ha bocciato il centrosinistra e i Cinquestelle stanno mostrando la loro inadeguatezza e incapacità. Noi dobbiamo lavorare molto, ma sono convinto che quei temi sociali che abbiamo messo al primo punto in Piemonte potranno portare risultati anche nel capoluogo”, cruciale per riportare al governo della Regione il centrodestra. “A trazione leghista”. E chi vuol intendere intenda, anche se di malavoglia.