IV MARZO

Decideranno gli indecisi

L'esito sarà in buona parte determinato da quel 30% degli elettori che, al momento, non sa se e per chi votare. Gruppo eterogeneo, ma tutt'altro che politicamente sprovveduto. Per gli esperti sono cruciali gli ultimi 4-5 giorni di campagna elettorale

Anche stavolta, come accadde cinque anni fa, ci sarà chi in cabina elettorale prederà il mano la scheda elettorale come il teschio di Amleto ponendosi la domanda su quale simbolo tracciare il segno. Allora, come ricorda il sondaggista Antonio Noto, “a decidere all’ultimo momento fu il 5%, così come il 7% entrato in cabina cambiò idea” rispetto a quella che l’aveva accompagnato fino al seggio. Casi limite del fenomeno imperscrutabile dell’indecisione che, come ad ogni tornata elettorale, angustia i partiti lasciandoli fino all’ultimo con un’incertezza che, nel bene o nel male, fa sempre la differenza.

Una differenza non da poco, quel bacino di elettori una cui parte alla fine a votare non ci andrà e un’altra lo farà stabilendo solo all’ultimo  a chi assegnare il proprio consenso. Perché l’indeciso, per definizione, sceglie quando ormai la campagna elettorale è agli sgoccioli. “Si smuovono negli ultimi quattro  o cinque giorni” spiega ancora il sondaggista. Ma cosa può indurre a uscire dal dubbio chi pare refrattario ad ogni tipo di messaggio? Anche in questo vengono in soccorso i precedenti: “Sicuramente il tono della campagna. Ci dev’essere anima e forza, una cosa che è sempre piaciuta e ha avuto un forte peso sulla scelta di chi era incerto, è lo scontro diretto, in televisione, tra i leader. Che però, in questa campagna elettorale, pare non ci saranno più”. E se quella che “fino ad ora è una campagna elettorale fredda” ciò non agevola gli indecisi. Che, va detto, non sono sinonimo di sprovveduti o politicamente ignoranti. Tutt’altro. “Certo, ci sono quelli lontani dalla politica, ma anche coloro che sull’argomento sono preparati e molto attenti, e che anche per questo non trovano tutte le risposte alle loro aspirazioni”.

Un ritratto dell’indeciso che coincide, sostanzialmente, con l’analisi che del fenomeno fa Paolo Natale, sociologo, docente alla Statale di Milano e autore di numerosi saggi tra i quali uno intitolato Gli indecisi e il voto: un’incertezza solo apparente?. E quindi se è vero, come osserva Natale, che “tra coloro che, interpellati, rispondono che non sanno ancora per chi votare c’è chi è disinteressato e lontano dalla politica, è altrettanto vero che una parte cospicua è molto attenta, spesso si tratta di laureati o comunque di livello culturale elevato, e proprio per questo indica la sua incertezza sul voto”.

Già di fronte a questi tre macro-gruppi – i probabili astensionisti, gli indecisi lontani dalla politica e quelli che, invece, la seguono con attenzione – è evidente la difficoltà per le forze politiche nell’intercettarli e, più che altro, convincerli. E se come osserva il sondaggista “ nelle campagne precedenti i leader si conservavano la proposta vincente per gli ultimi giorni, oggi hanno iniziato a fare promesse da un mese, rendendo sempre più difficile un colpo di scena finale”, per il sociologo c’è un altro elemento mancante rispetto al 2013: “Cinque anni fa lo Tsunami tour di Beppe Grillo aveva spostato a suo favore una parte considerevole di indecisi. Oggi, ormai, anche M5s è entrato in alcune situazioni critiche, legate sia alle amministrazioni locali governate da loro, da Roma e Torino , così come ad altri fatti recenti”.

Un quadro che per Natale pare indicare come “dietro a questa quota di indecisi per la prima volta si nascondono un po’ di elettori del Pd, che in questo momento appare la parte politica più difficile da esternare come la prescelta nel corso delle rilevazioni per i sondaggi”. Insomma, più difficile dichiararsi per il Pd, anche se “poi alla fine buona parte di quei voti li prenderà”. Sul fronte opposto il centrodestra sembra aver ormai fatto il pieno, salvo una quota residuale che a detta degli analisti potrebbe propendere a suo favore nel caso le enunciazioni dei leader dei due partiti più grandi, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, appaiano meni distanti  addirittura su alcuni temi contrapposte. Scarsa possibilità di incidere più di tanto tra gli indecisi per i grillini, anche per via dello scandalo dei rimborsi taroccati e per le non felici prove di amministrazione nelle città dove governano.

Ma se il partito più favorito a raccogliere parte del voto di coloro che decideranno negli ultimi tre o quattro giorni o anche dopo, è il Pd, per Natale il grimaldello ha un nome: quello del premier. “Il Pd deve in qualche modo togliere un po’ di luce su Matteo Renzi e puntare su Paolo Gentiloni che ha un appeal molto elevato, proprio anche sugli indecisi”. Scarso peso, per smuovere chi ancora deve scegliere, hanno i candidati dei collegi uninominali: “L’85% degli elettori non conosce i candidati del suo collegio” dice Noto. Ma resta sempre l’antico effetto diga, quello che per decenni ha contribuito al successo della Dc. “Il centrosinistra sarà ulteriormente avvantaggiato – spiega il sociologo Natale –  se si materializza di più la paura di essere governati dai Cinquestelle o da un centrodestra su posizioni marcatamente di destra. Allora è probabile che ci sarà chi si tapperà i naso e anche se non gli piace molto il Pd di Renzi lo voterà lo stesso”. Proprio come capitava con la Dc, quando nessuno o quasi diceva di votarla, ma alla fine vinceva sempre.

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