INTERNO GIALLO

“Contrari, la fermeremo. Forse”
Il velo Di Maio sulla Tav

Il capo politico dei Cinquestelle a Ivrea assicura che il blocco dei lavori della Torino-Lione è contenuto nel contratto di governo con la Lega. Non è vero, ma la formulazione è talmente ambigua da consentire ogni interpretazione. Insomma, una presa in giro

Nel contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e la Lega “c’è il blocco di un’opera che è inutile. Andremo a parlare con la Francia e gli diremo che la Torino-Lione poteva valere trent’anni fa, ma non più oggi. Non serve più”. Lo ha detto il capo politico grillino, Luigi Di Maio, che a Ivrea ha dato inizio al tour per illustrare l’accordo di governo con il Carroccio. Nel suo intervento nella città di Adriano Olivetti, tanto cara ai pentastellati che qui organizzano la loro kermesse Sum#02, ha definito quella contro la Tav “una battaglia storica, che molti anni fa ha dato inizio a tutto questo”. Ora, poiché il blocco dei lavori così come esplicitamente formulata in una delle tante stesure del contratto di governo è stata poi cassata nell’ultima versione le parole pronunciate da Di Maio svelano l’inganno linguistico della formulazione. Così come per tanti altri temi, a partire dai trattati europei, gli impegni elencati sono mere acrobazie lessicali, mistificazioni che celano le reali intenzioni. O, a voler essere magnanini, eufemismi che i due contraenti – M5s e Lega – interpretano secondo le proprie convenienze. Uno schumpeteriano velo Di Maio che occulta la verità.

A rafforzare la posizione di Di Maio arriva il tradizionale dispaccio ufficiale pubblicato sul blog delle stelle. “Il denaro pubblico va investito sulle vere priorità del Paese. Non sulle opere inutili e dannose. E chi vuole leggere altro nel contratto sbaglia”. Nel post dal titolo “L’era delle grandi opere inutili è finita” a firma Movimento 5 Stelle ribadisce: “L’abbiamo scritto nero su bianco: il Tavin Valsusa va completamente ridiscusso”. “Ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nel rispetto dell’accordo Italia Francia”. Oddio chiarissimo proprio non è. Però a detta della propaganda grillna è “la pietra tombale di un’opera inutile e profondamente dannosa per il Paese contro la quale siamo sempre stati in prima fila accanto al popolo NoTav che proprio oggi fa festa”. Sul blog c’è l'annuncio che “da Rosta ad Avigliana è prevista la marcia che ribadirà il No al Tav. E anche per noi oggi è un giorno di festa perché per la prima volta l’Italia invertirà la rotta e non sarà più sottomessa alle lobby del cemento e delle opere inutili. Il contratto votato in rete darà solo forza alle nostre posizioni. Ieri in molti hanno criticato apertamente i contenuti del contratto, volendo leggere nell’assenza di un elenco di opere puntuali un implicito retrofront verso battaglie storiche che ci hanno visto nelle piazze, accanto alle associazioni e ai comitati”. Nel contratto, continua il post, “c’è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura dell’Ilva, per l’introduzione di un modello di gestione dei rifiuti che cancellerà lo Sblocca Italia, che finanzieremo una rete di colonnine elettriche per le ricariche delle auto, che nelle nostre intenzioni darà impulso a un mercato che dovrà soppiantare il gasolio, e che ci sarà una premialità fiscale per le produzioni meno impattanti”.

M5s continua sostenendo che “semplificheremo le modalità e i tempi delle bonifiche, preserveremo il territorio mirando allo stop per il consumo di suolo, combatteremo il dissesto idrogeologico prevenendo e prendendoci cura delle nostre coste e delle nostre città. Che l’acqua dovrà tornare pubblica nel rispetto del referendum del 2011. Che le azioni di governo saranno improntate all’economia circolare, che optiamo per la riduzione dei rifiuti, il riciclo, il riuso per un ciclo virtuoso dell’uso delle materie prime. Che defossilizzeremo e decarbonizzeremo con gli obiettivi di cui tanto abbiamo parlato e anche votato in rete. Sono le sfide del MoVimento 5 Stelle! Sono le nostre battaglie! Ed è tutto scritto nel contratto”. “Sì ma non c’è il terzo valico”, “sì ma non c’è il Tap o lo Snam”. “Sì ma non si parla di trivelle”. Non c’è l’elenco puntuale delle singole opere, viene detto. È un contratto di governo - chiarisce il movimento - che unisce i puntini tracciati da due programmi elettorali. Per tutte le opere non esplicitamente citate la discussione è rimandata al comitato di conciliazione dove il M5s continuerà a ribadire la sua contrarietà. Dove continueremo a combattere per i nostri valori, non arretrando di un centimetro”. Chiaro no? No.

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