PARLAMENTO

Dignità è un salario minimo

Nel decreto Di Maio licenziato dal governo sono esclusi tre milioni di lavoratori sottopagati. In Senato Laus lancia il guanto di sfida ai grillini: depositata una proposta di legge che diventerà uno dei cavalli di battaglia del Pd

“Quale dignità senza un salario minimo garantito?”. Tra gli attacchi al decreto approvato lunedì dal Consiglio dei ministri e sventolato dai Cinquestelle come il “colpo mortale al precariato e al Jobs act” c’è anche quello di chi sulla paga minima fissata per legge sta facendo una battaglia, prima in consiglio regionale del Piemonte e ora in Parlamento. Ma anche con l’esperienza sul campo da imprenditore che pure, sulla questione, lo ha portato a subire a sua volta attacchi proprio da chi oggi è al Governo. Mauro Laus, ex presidente dell’assemblea di via Alfieri, poco dopo la sua elezione al Senato ha presentato una proposta di legge su un tema che, effettivamente, molti si aspettavano sarebbe stato inserito nel testo licenziato l’altro giorno a Palazzo Chigi. Invece “lo hanno dolosamente dimenticato” accusa il parlamentare torinese che sull’argomento non ha certo usato parole tenere neppure durante il suo intervento nel corso della discussione generale in aula.

“Mentre si affanna a svilire i dati di crescita dell’occupazione appena diffusi dall’Istat, il ministro Di Maio baratta il Jobs act con un decreto Dignità che già in partenza esclude almeno 3 milioni di lavoratori delle imprese fornitrici della pubblica amministrazione. Sono i lavoratori e le lavoratrici per cui è indispensabile l’introduzione di un salario minimo orario stabilito per legge e coerente con l’articolo 36 della Costituzione, lo stesso articolo che in campagna elettorale Di Maio e i parlamentari del M5s invocavano e postavano in ogni dove. E adesso che sono al governo, dolosamente se lo dimenticano”. Proprio loro, osserva Laus, che “per anni sono stati i miei più duri accusatori tirando fuori, ad ogni campagna elettorale, la questione delle paghe basse legandolo alla mia attività di dirigente d’impresa. Non ascoltando e non volendo capire quando io spiegavo, come continuo a farlo ora, che il problema sta negli appalti, nelle imposizioni di condizioni da parte della pubblica amministrazioni che impongono alle imprese appaltatrici di applicare salari al di sotto della soglia che si ritiene debba essere garantita. E proprio per questo ho presentato una proposta di legge”. Problema strutturale da affrontare con gli strumenti normativi adeguati, ma anche questione che “non può essere ristretta come annunciato dal Governo ai soli lavoratori non compresi nelle contrattazioni collettive”.

In attesa che in commissione Lavoro a Palazzo Madama siano avviate le audizioni conoscitive a arrivino numeri certi, Laus indica in non meno di 3 milioni i lavoratori interessati e di questi la gran parte “dipende” da rapporti delle imprese con la pubblica amministrazione “che dovrà rivedere anche i criteri di risparmio e contenimento della spesa, affinché non finiscano con il gravare sull’ultimo anello della catena, ovvero il lavoratore”. Ammette che il centrosinistra “ha sbagliato a non affrontare e risolvere questo tema” quando ha governato, ma di contro non giustifica minimamente coloro che governano adesso e “non intervengono per sanare situazioni gravi e paradossali, al punto che ci sono lavoratori che oggi guadagnano al mese meno di quello che i Cinquestelle vorrebbero dare come reddito di cittadinanza”.

print_icon