Chiamparino, ripensaci

La notizia, recente, che Sergio Chiamparino avrebbe deciso di non ricandidarsi per la seconda volta a Presidente della Regione Piemonte, non è certamente una bella notizia. O meglio, è una brutta notizia per la coalizione di centrosinistra - oggi alquanto malconcia e mal messa - ma è sicuramente una straordinaria notizia, almeno a mio parere, per gli avversari di questa alleanza. E lo dico con il massimo rispetto per i vari piccoli carrieristi locali che non vedono l’ora di succedere a Chiamparino alla guida della Regione. Però, attenzione. E anche questo lo dico senza alcuna piaggeria. Nell’attuale fase storica e politica che registra, ormai da tempo, la caduta verticale - a livello politico ed elettorale - del Partito democratico e la scomparsa, di fatto, di una credibile coalizione di centrosinistra distrutta con la gestione renziana del partito, il “valore aggiunto” di Chiamparino non può essere considerato come una semplice variabile indipendente ai fini della legittima competizione con il centrodestra e con il partito di Grillo e Casaleggio. Questo, come ovvio, non mette in discussione il principio giusto e sacrosanto della necessità di procedere ad un vero ricambio della classe dirigente. Che non si riduca però, com’è altrettanto ovvio, a soddisfare solo la fame di carriera e di potere che caratterizza giovani che sono collaudatissimi e raffinatissimi professionisti della politica e straordinari pianificatori delle proprie carriere personali.

No, qui il problema, piaccia o non piaccia, è che alle prossime elezioni regionali piemontesi il centrosinistra può realmente competere solo se riesce a costruire una coalizione politica ed elettorale forte, coesa e realmente rappresentativa a livello territoriale e, al contempo, a scegliere un candidato alla Presidenza che non sia solo il frutto degli eterni organigrammi di potere all’interno del Pd ma una figura che rappresenta un potente e riconoscibile “valore aggiunto”.

Questo, come ovvio, non sminuisce le altre eventuali candidature a Presidente. Ma, come già ci insegnava Donat-Cattin negli anni '80 a noi giovani Dc dell’epoca, “le scelte politiche si fanno sempre tenendo conto della storia e del periodo con cui ci tocca convivere”. E oggi, dopo la batosta elettorale del 4 marzo, che fa seguito ad altre interminabili sconfitte del centrosinistra e del Pd in particolare, il bivio a cui ci si trova di fronte è molto semplice. E cioè, detto in termini quasi da bar sport, o si corre per cercare di vincere le prossime elezioni regionali piemontesi oppure, al contrario, si corre per ottenere un buon piazzamento. Entrambe sono tesi del tutto legittime. Se si sceglie la prima il centrosinistra, almeno a mio parere, deve candidare a Presidente Sergio Chiamparino. Se si sceglie la seconda va bene qualunque candidato. A volte, in politica come nella vita, è tutto molto più semplice di quel che appare.

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