CR7, il mercato siamo noi

Qualche giorno fa una sigla sindacale minore ha indetto uno sciopero nello stabilimento Fca di Melfi per protestare contro l’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus per 112 milioni di euro e un compenso di 30 milioni all’anno per i prossimi quattro anni. Lo sciopero non è andato a buon fine e altri sindacati l’hanno trovata solo una trovata pubblicitaria di una sigla minore in cerca di notorietà con un facile colpo mediatico.

Obiettivamente si può capire il disagio del classico padre di famiglia, che sia operaio o impiegato, che con uno stipendio deve cercare di far quadrare i conti della famiglia di fronte ai guadagni di uno sportivo, che fa per mestiere quello che molti considerano un gioioso passatempo. Intanto quando lo sport diventa professione ed agonismo smette di essere un gioco e diventa a tutti gli effetti un mestiere. Raggiungere certi risultati a livello mondiale significa allenarsi tutti i giorni o ti va o non ti va, seguire una dieta oltre naturalmente ad avere il fisico adatto. Cosa ben diversa da fare la partitella con gli amici e poi andare ad ingozzarsi in pizzeria.

Il valore di Ronaldo non dipende solo dall’essere un campione a livello mondiale e quindi con capacità e abilità fuori dal comune, ma dal fatto evidente che il gioco del calcio è uno sport seguito da miliardi di persone. Campioni di altri sport guadagnano molto meno e per alcuni sport probabilmente ci rimettono pure. La sigla sindacale che ha indetto lo sciopero ha dichiarato che quei soldi potevano essere investiti in Fca piuttosto che in Cristiano Ronaldo. Vero che Fca e Juventus fanno capo allo stesso padrone, ma si tratta di investimenti ben diversi.

Da quando è stato dato l’annuncio dell’acquisto, i tifosi juventini hanno assaltato i negozi che vendono gadget della Juventus e i negozi online acquistando, secondo numeri apparsi sui media, qualcosa come 520.000 magliette con il numero 7 di Ronaldo. Confesso la mia ignoranza in materia, ma la versione più economica costa circa 104 euro, mentre la versione authentic ben 144 euro. Quindi in 48 ore circa 55 milioni di fatturato: credo che qualsiasi imprenditore considererebbe tale spesa un investimento più che profittevole. Come se un imprenditore comprasse un capannone e nei due giorni successivi gli rientrassero circa la metà di quanto speso in nuovo fatturato. Questo giustifica il prezzo e l’ingaggio stratosferico.

In realtà questo non ne è la reale causa, perché il vero motivo sono le milioni di scelte individuali fatte da tutti noi. Il valore di Ronaldo non è deciso dai dirigenti della Juventus o dalla famiglia Agnelli, che sarebbero stati ben felici di pagare di meno, ma dai milioni di appassionati di calcio che seguono il calciatore e la squadra di calcio torinese. Ci sono stati più di mezzo milione di persone che per loro scelta individuale senza nessuna coercizione hanno speso più di 100 euro per una maglietta con il numero 7. Hanno preferito comprare una maglietta piuttosto che uscire una sera a cena o pagarsi una notte in albergo o comprarsi altre mille altre cose. L’operaio della Fiat è molto più responsabile degli Agnelli del valore di Ronaldo con le sue scelte individuali, quando decide di abbonarsi al calcio in tv, acquistare i giornali che parlano di calcio, abbonarsi allo stadio, acquistare gadget vari e così via.

Il mercato non è un’entità astratta, ma la somma di miliardi di scelte individuali. Se tutti smettessero di seguire il calcio il valore di Ronaldo diverrebbe zero. Lo stesso fenomeno si ha nel cinema quando alcuni attori o alcune attrici riescono a scollare dal divano milioni di spettatori e portarli al cinema e vengono pagati di conseguenza. Il mercato è l’interagire di miliardi di produttori e consumatori che scelgono cosa produrre e cosa acquistare e non un’entità metafisica dotata di vita propria che fissa i prezzi dall’alto. Se i consumatori accordassero una maggiore preferenza alle auto Fiat, probabilmente anche gli operai e gli impiegati che ci lavorano otterrebbero più facilmente degli aumenti.

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