CENTRODESTRA

"Forza Italia è in coma. Irreversibile"

Un partito creato a immagine e somiglianza di Berlusconi non può che seguire la parabola (discendente) del suo fondatore. Parola di Meluzzi che vede nel sovranismo di Salvini e Meloni il fondamento della nuova constituency politica del centrodestra

“Forza Italia è stata sempre e soltanto la proiezione politica di un uomo, Silvio Berlusconi”. Con questo, professor Meluzzi, vuol dire che a declino corrisponde declino? Insomma anche per il partito si profila il viale del tramonto, come del resto l’esito del voto e ancor più i sondaggi sembrano confermare? “Il partito, dal 94 ad oggi, ha seguito passo passo l’evoluzione o l’involuzione delle necessità e della vitalità del capo, compreso questo ultimo passaggio”.

Napoletano di nascita, cresciuto a Torino, psichiatra e un sacco di altre cose, spesso in apparente o reale contraddizione tra di loro: Alessandro Meluzzi è massone e poi diacono, poi ancora vescovo della chiesa greco-melchita, comunista nel vivaio di via Chiesa della Salute dove sono cresciuti Piero Fassino e Sergio Chiamparino, avversario vincente di quest’ultimo nelle lista di Forza Italia delle origini che lo portò in Parlamento eletto nella roccaforte della sinistra che era Mirafiori, poi l’Udr di Francesco Cosssiga, transito nei Verdi, poi con Clemente Mastella nell’Udeur, e nei mesi scorsi fondatore del Pai, il Partito anti islamizzazione, di cui si sono perse le tracce prima che muovesse i primi passi.

E adesso, sovranista convinto, giusto?
Io sono uno di quelli che crede ancora pervicacemente nella democrazia. Quindi se devo scegliere tra un’elite finanziaria planetaria e le necessita e le opportunità del popolo da cui sono nato, non ho dubbi nel scegliere il popolo rispetto a Soros e la finanza internazionale”.

Il partito con cui nell’ormai lontano ’94 approdò per la prima volta in Parlamento lei lo dà per finito, o quasi. Poi punta l’indice contro l’establishment, le resta solo da dire: viva Salvini.
“Salvini sta facendo una cosa: sta cercando di affrontare un problema enorme, faticosamente e a proprio rischio, scontrandosi con poteri molto forti e consolidati come su questa grande partita migrazionista del meticciato che include anche la Chiesa bergogliana e le Caritas: mettere un freno all’arrivo di queste migliaia di persone spiantate e mantenute dai contribuenti italiani e che rappresentano un problema finanziario, di ordine pubblico”.

Secondo lei ce la farà?
“Lui sta provando, perlomeno, a fermare quest’onda. Questo mi sembra non solo meritorio, ma addirittura indispensabile”.

Lo sa che dicendo queste cose lei si prende del razzista?
“Razzismo da Gobineau (Joseph Arthur de Gobineau, filosofo francese dell’Ottocento ritenuto l’ispiratore delle teorie razziste europee del secolo scorso, ndr) in avanti vuol dire sostenere la supremazia di un’etnia sulle altre garantendo all’etnia suprematista diritti civili, politici ed ideologici non consentiti alle altre”

Quindi?
“Quello che sta avvenendo in Italia non ha niente a che vedere con tutto questo. Il razzismo, semmai, è quello dell’India braminica delle caste”.

Come lo chiama, allora, quel che succede con sempre maggior frequenza in Italia nei confronti degli immigrati, delle persone di colore? Solo frutto di un’esasperazione incontrollata?
“In Italia vedo un’esasperazione assai inferiore rispetto a una situazione difficilmente governabile da tutti i punti di vista. Prendiamo le ultime vicende montate ad arte dai media, mentre a una ragazza come Pamela Mastropietro divorata dai suoi assassini non è stata dedicata neppure un’apertura di un telegiornale”.

Torniamo alla politica, anzi ai partiti. Se Forza Italia sta male, il Pd non se la passa meglio. E a lei certo questo non pare dispiacere.
“Il Pd è il partito della finanza internazionale”.

Addirittura? Certo se è così, la finanza internazionale pure lei non è in sella a un cavallo vincente, diciamo.
“Ma è così. Non a caso la leader ideale è Emma Bonino ampiamente finanziata da Open Society di Gerge Soros. È il partito della Merkel, di Macron, tutte cose che mi pare non abbiano niente a che vedere con nessuna delle due matrici. Né con il vecchio e glorioso Pci di Gramsci, Togliatti, Longo Berlinguer, né con la Democrazia Cristiana dei Donatt-Cattin e dei De Mita”.

Insomma cos’è il Pd un diavolo col forcone rotto?
“Un mostruoso ircocervo. Il partito delle elite finanziarie. Non a caso la sua composizione elettorale è fatta perlopiù di privilegiati. Più stai a sinistra, più vivi in centro. Al massimo a Torino, in collina”.

In Piemonte governa la Regione, l’ultima al nord rimasta al centrosinistra. Adesso Forza Italia e Lega sono ai ferri corti sulla questione Rai, Salvini ha minacciato di rompere la coalizione. Meluzzi, lei che è stato nel partito di Berlusconi e che adesso plaude al leader della Lega, immagina che l’anno prossimo alle regionali saranno insieme?
“Credo che il centrodestra nella sua composizione completa che include anche il partito di Giorgia Meloni, che io ho votato e di cui sono amico, sia una compagine che ha governato bene, anzi benissimo la Lombardia, il Veneto e soprattutto la Liguria che ha un eccellente presidente come Giovanni Toti, di gran lunga il migliore di tutti quelli che sono usciti dall’esperienza di Forza Italia”.

Squadra che vince non si cambia?
“Io mi auguro che questa maggioranza che regge ormai in tutto il Nord e che ha sfondato anche in Toscana e in Emilia-Romagna possa riproporsi anche in Piemonte”.

Però resta l’incognita dei due forni della Lega: qualcuno ipotizza che alla fine Salvini potrebbe fare un contratto, come quello che lo ha portato al Governo, anche in Piemonte lasciando fuori quel che resterà di Forza Italia. Lo pensa anche lei?
“No, o almeno mi auguro come ho detto che non accada. Detto questo, i Cinquestelle per me rimangono un enigma da tanti punti di vista. Hanno incarnato un bisogno disperato di rinnovamento e di onestà da parte degli italiani che si è incanalato aldilà di ogni appartenenza ideologica. Per il momento, però, mi pare che anche al loro interno la posizione sovranista prevalga”.

Quindi le piacciono?
“Se dovesse prevalere in loro il globalismo meticciante certamente sarebbero dei miei nemici”.

Loro, al contrario della Lega, sono per bloccare la Tav. Lei?
“Non fare la Tav sarebbe un errore gravissimo. Non capisco come una linea ferroviaria che va dalla Russia al Portogallo debba interrompersi soltanto nei cinquanta chilometri del Piemonte. Una follia assoluta”. Parola di psichiatra.

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