Olimpiadi, è quello che ci meritiamo
Giorgio Merlo 07:40 Venerdì 03 Agosto 2018 0
La decisione del Coni sulle Olimpiadi invernali 2026 non poteva che finire così. Mi stupisco molto dello stupore che alcuni esponenti politici ed istituzionali hanno manifestato in queste ore. È appena sufficiente tracciare un rapido confronto con le precedenti edizioni, quelle di Torino 2006, per rendersi conto che il clima politico, istituzionale e sociale che aveva preceduto quella designazione era radicalmente opposto rispetto a quello vissuto e sperimentato in questi ultimi mesi nella cittadella politica torinese e piemontese.
Se in quella stagione si parlò, giustamente, di un “modello Piemonte” e di “coesione istituzionale” tra i vari enti piemontesi nonché tra le forze politiche, sociali e culturali - salvo rarissime eccezioni, com’è del tutto naturale - subalpine, per le Olimpiadi del 2026 è prevalso un altro modello. Che non giudico, ma ne prendo atto. E cioè, la persistente e duratura polemica politica tra i partiti e i vari schieramenti politici nonché all’interno dello stesso partito dei 5 stelle; il tanto decantato territorio è stato incerto sino all’ultimo, salvo la determinazione del presidente della Regione Chiamparino e del sindaco di Sestriere Walter Marin; la cosiddetta società civile è stata, nella migliore delle ipotesi, disincantata se non indifferente.
Ora, se non vogliamo cadere nell’ipocrisia del giorno dopo, non possiamo non arrivare ad una semplice conclusione: la scelta all’unanimità del Coni forse ha registrato anche lo stato dell’arte della politica torinese e piemontese. Nulla di più e nulla di meno. Adesso, semmai, si tratta di verificare se ci sono ancora le condizioni per migliorare ed arricchire, a nostro vantaggio come ovvio, le condizioni di partenza. Ovvero, dare più spazio agli eventi nelle valli olimpiche e nella stessa Torino. E non per una richiesta puramente e banalmente campanilistica, ma per evidenziare che il territorio di Torino 2006 conserva intatte tutte le potenzialità, e non solo sportive, per ospitare e disputare le gare olimpiche. Ma lasciando perdere, per carità di patria, la giaculatoria sulla arroganza e l’insensibilità del Coni. Che avrà pure fatto scelte discutibili, ma purtroppo tenendo conto anche della indecisione e della scarsa unità dell’ormai ex “modello Piemonte” e della ex efficace “coesione istituzionale” subalpina.