TRAVAGLI DEMOCRATICI

Prendi questa mano Zingaretti

L'ex leader della Fiom domani lancia la sua piattaforma programmatica. Non esclude una candidatura al congresso nazionale del Pd, ma confida in un accordo col governatore del Lazio. Un modo per agitare le acque e sperare di restare in gioco

“Non lo escludo”. Così, in modo sibillino, tra il serio e il faceto, Cesare Damiano non si butta a capofitto nella mischia, ma ci mette un piede. Per vedere l’effetto che fa. In un clima di grande incertezza su tempi e modalità del congresso, in attesa che Maurizio Martina annunci le dimissioni e avvii l’iter per trovare una guida al Pd, l’ex leader della Fiom fa filtrare la possibilità di una sua candidatura alternativa a quella di Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio che con ampio anticipo rispetto a tutti ha lanciato la sfida, raccolta al momento da Matteo Richetti, parlamentare un tempo renziano, da sempre legato a doppio filo con Graziano Delrio.

Domani l’ex ministro del Lavoro lancia la sua piattaforma programmatica, quella dei Laburisti Dem, una delle tante sottocorrenti della sinistra Pd: “Uguaglianza, lavoro e democrazia” le parole d’ordine scritte sul manifesto con cui annuncia di essere pronto. L’appuntamento è alle 10, all’hotel Palazzo Montemartini di Roma, di fronte alla stazione Termini. Farà sul serio? Chissà, così com’è difficile capire quale livello di consenso sia in grado di catalizzare un esponente politico di certo apprezzato in modo trasversale, ma connotato con una stagione politica che ormai sembra alle spalle.

Prima di lanciarsi nell’impresa Damiano dice di aver avvisato tutto lo stato maggiore della sinistra dem, da Zingaretti ad Andrea Orlando, senza dimenticare l’amico Piero con cui “ci siamo confrontati e mi ha detto cosa ne pensa”. Il Piero in questione naturalmente è Fassino, suo antico pigmalione: quali siano state le considerazioni nel merito dell’ex segretario della Quercia è top secret. “Si parte dal programma” premessa d’obbligo nella breve conversazione con lo Spiffero. E si parte da quell’ascensore sociale che, dice Damiano “è ormai fermo per quelli nati dopo il 1975”. Si prosegue con la contestazione di quella deriva liberal liberista della sinistra moderna, “pronta a diminuire le tutele dei lavoratori e a favorire la regressione dello Stato all’interno delle sue società partecipate”. Insomma, una revisione tout court dei capisaldi del new labour, lanciato da Tony Blair per recuperare e restaurare i pilastri di un approccio socialdemocratico tradizionale. E forse pure un po’ d’antan.

Ma Damiano dice anche che la sua candidatura non è una priorità, piuttosto sarebbe una conseguenza inevitabile qualora Zingaretti, che pure sarebbe pronto a sostenere, stoppasse la possibilità di costituire più liste in appoggio. Se, infatti, l’ex sindacalista e ministro, vorrebbe ricalcare lo schema Veltroni, nel quale lui era il promotore di una lista per l’ambiente e il lavoro, il governatore del Lazio sa che in quel modo rischierebbe di finire intruppato nel vortice di correnti e sottocorrenti, tutte alla ricerca di legittimazione e rendite di posizione per i suoi leader. Come finirà? Chissà. Molto dipende dalla forza d’attrazione di iniziative di questo tipo. E se Damiano dice di avere una rete pronta a mobilitarsi in tutte le regioni, c’è chi, proprio nella sinistra del partito se la ride sotto i baffi: “Cesare? Ma chi lo vota?”.

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