Cattodem, è ora di osare

Il tramonto dei partiti plurali da un lato e la scomparsa delle tradizionali coalizioni di centro destra e di centro sinistra dall’altro, ha nuovamente riproposto al centro del dibattito politico italiano il tema del ritorno delle identità. Del resto, che sia ritornata la destra con un progetto politico chiaro, netto, tagliente e coordinato a livello europeo ed internazionale è un dato ormai largamente acquisito. Così come la cosiddetta ideologia populista e antisistema interpretata dal Movimento dei 5 stelle si è trasformata progressivamente in una precisa e definita identità politica.

È persin scontato che in un quadro del genere non rinasca un pensiero di sinistra. Certo, è difficile far emergere, oggi, una identità politica e culturale definita in quel contenitore sempre più confuso e conflittuale che si chiama Partito democratico. Tra decine di bande interne che si confrontano e si scontrano quotidianamente e, soprattutto, con prospettive politiche non solo diverse ma alternative tra i renziani e gli anti renziani, tutto si può fare tranne che elaborare un progetto politico chiaro e direttamente percepibile dai cittadini elettori.

Comunque sia, anche il pensiero politico della sinistra democratica e di governo è destinata ad affermarsi, a prescindere dai contenitori che la rappresenteranno nella cittadella politica italiana. Era del tutto evidente che con il ritorno delle identità, seppur riviste e corrette rispetto a un passato anche recente, anche la tradizione del cattolicesimo democratico, popolare e sociale non facesse breccia. E così è stato. Non a caso, il processo di ricomposizione di quest’area è in pieno svolgimento a livello nazionale. E la recente iniziativa di Rete Bianca a Susa non è che un tassello politico ed organizzativo di questo processo per la ricostruzione di un nuovo soggetto politico. Non identitario e tantomeno nostalgico, come ovvio, ma squisitamente politico, culturale, programmatico ed organizzativo.

Ma tutto ciò è possibile se proprio sul terreno programmatico si assume maggior coraggio rispetto al passato. Un coraggio che deve puntare a superare il cosiddetto “politicamente corretto” per affrontare realmente e seriamente i bisogni e le istanze dei ceti popolari. Basta con le genuflessioni, il linguaggio ovattato, la condivisione di tutto ciò che è riconducibile ai poteri forti, la difficoltà ad affrontare argomenti e temi che sono e restano al centro delle preoccupazioni di milioni di cittadini italiani. Voglio ricordare, al riguardo, solo due temi: l'immigrazione e l'Europa.

I cattolici democratici e popolari non possono più copiare il modello recitato per anni da una stanca sinistra tutta dedita da un lato alla difesa degli interessi dei "potenti" nelle loro diverse declinazioni e, dall’altro, a predicare un buonismo ormai sempre più insopportabile. Quando la stragrande maggioranza dei ceti popolari del nostro paese scelgono la Lega e i 5 stelle perché difendono i loro interessi, le loro istanze e i loro bisogni, non si può voltare lo sguardo dall'altra parte accusandoli di essere solo xenofobi, razzisti, individualisti e qualunquisti. No, una forza politica popolare e di ispirazione cristiana non può difendere gli interessi dei potenti.

Esiste e si rafforza nella politica solo se riesce a farsi carico delle istanze e dei bisogni che emergono dai ceti popolari cercando di dare una risposta politica democratica, riformista e adeguata. Fuorché si pensi di continuare a blaterare, come fanno simpaticamente molti esponenti del Pd, di “ripartire dalle periferie, dagli ultimi, dai poveri e dai più indifesi” e poi recarsi in quei luoghi con le macchine blu e uno stuolo di giornalisti al seguito. Quello, come ovvio, è un altro modo di fare politica.

Ecco perché è arrivato il momento per avere più coraggio e meno accondiscendenza con i potenti di turno. Una forza come quella cattolico democratica e popolare ha un senso solo se riesce a mettere in discussione I “dogmi” indiscussi della sinistra tradizionale e aristocratica e se, soprattutto, e' capace di farsi interprete dei reali bisogni dei ceti popolari del nostro paese.

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