ANALISI

"Governo di incompetenti, non come mia moglie"

Il professor Deaglio boccia senza appello l'esecutivo gialloverde: "Non hanno esperienza e fanno tutti gli errori dei novizi". E sulla riforma scritta dalla Fornero, sua consorte, non ha dubbi: "Ha salvato le pensioni, soprattutto quelle più basse"

“Questo governo ha individuato dei mali reali, per questo ha un consenso di queste dimensioni. Il fatto che abbia fatto una finanziaria redistributiva è proprio perché ha intuito questo. Detto questo, sono incompetenti perché non hanno avuto un’esperienza precedente e fanno tutti gli errori dei novizi”. Mario Deaglio, docente di Economia internazionale all’Università di Torino, boccia senza appello l’esecutivo gialloverde. Dai microfoni di Radio Cusano Campus, il professore promuove invece la riforma delle pensioni scritta dalla moglie ed ex ministro Elsa Fornero: “In quel momento lì, con lo spread che era circa il doppio dell’attuale, in venti giorni non si poteva fare diversamente. I governi che sono venuti dopo hanno avuto cinque anni per cambiarla, ci sono cose che possono essere migliorate. La cosa importante è che un sistema pensionistico deve essere sostenibile nel lungo periodo”. Ricorda bene quei giorni, Deaglio, le lacrime versate dalla consorte mentre spiegava il provvedimento in conferenza stampa con a fianco un algido Mario Monti. “Quando è tornata a casa non ci abbiamo certo scherzato, era effettivamente affranta, sentiva il peso di quella responsabilità. Le si diceva di tagliare tagliare tagliare, lei provava a tagliare e le dicevano che non bastava. Alla fine è riuscita a salvare le pensioni da 1.400 euro al mese in giù da una serie di tagli che invece si sono fatti sulle pensioni più alte”.

Il professore torinese tenta anche una storicizzazione dell’attuale contesto politico. “L'Italia è un laboratorio – ha spiegato –. Storicamente lo è stato, purtroppo anche dei fascismi. Poi anche di formule di governo consociative con la Dc e l’opposizione del vecchio Pci. Quindi bisogna guardare con attenzione a quello che accade in questo Paese. Fino alla crisi veniva teorizzato in America che la politica era al servizio dell’economia, adesso invece c’è stata una grossa reazione mondiale che porta a dire il contrario, cioè chiedere alla politica di ridistribuire i redditi”. Avendo detto che l’economia deve passare in second’ordine rispetto alla politica, ha aggiunto Deaglio, “arrivano a concludere che tanto l’economia è qualcosa che si aggiusta in qualche modo. Poi tutto il resto si aggiusterà, ma non funziona così. Bisogna imparare a fare i conti e i conti non quadrano”. “Lo spread vuol dire più soldi pagati per interessi, bisogna calcolare quanto costerebbe in più rispetto all'anno scorso uno spread sempre a 300 punti. Se rimane a 300 siamo tra i 5 e i 7 miliardi di quest’anno, poi ovviamente ce li portiamo dietro anche per i prossimi anni”.

Una battuta infine sull’Europa. “Trovo improprie una serie di dichiarazioni dei ministri di Bruxelles, in particolare dei viceministri che danno giudizi che a loro non competono. Il precedente presidente della Commissione Barroso era molto più attento. Invece questi ministri parlano e Juncker se li vede sulle agenzie. C'è troppo protagonismo. Tutti questi parlano sul nulla perché il documento definitivo ancora non c’è”.

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