DIRITTI & ROVESCI

Effetto Salvini: 5mila nuovi irregolari in Piemonte

La Regione contesta il decreto sicurezza varato dal ministro leghista. "Alimenta l’insicurezza e smantellando i centri Sprar manderà per strada migliaia di immigrati". I Comuni coinvolti sono 60. Assessore Cerutti: "Intervenga il parlamento"

“Il decreto sicurezza rischia di alimentare l’insicurezza, perché di fatto smantellerà gli Sprar, e creerà migliaia di irregolari letteralmente in mezzo alla strada”. A lanciare l’allarme è l’assessore all’Immigrazione del Piemonte, Monica Cerutti, al termine di un summit in Regione con i rappresentanti dei Comuni che ospitano i centri di accoglienza, assistenza e integrazione e alcuni responsabili di cooperative che li gestiscono. I nuovi Sprar non sono previsti per i richiedenti asilo né per chi è nel nostro Paese per motivi umanitari. Si tratta di persone che confluiranno nei Centri accoglienza straordinari (Cas).

“Di fatto il modello di accoglienza diffusa che ha preso piede nei piccoli comuni piemontesi, anche guidati da giunte di centrodestra non esisterà più – ha spiegato Cerutti –. C’è il rischio che molte persone rimangano per strada, diventando invisibili, irregolari o facile preda della criminalità”. Secondo una prima stima fornita dalla Regione il decreto Salvini quindi produrrà 5 mila irregolari in Piemonte, degli attuali 10.380 attualmente accolti nei Cas. La riunione di oggi, spiegano da piazza Castello, ha voluto gettare le basi per avere un quadro aggiornato dei progetti Sprar, anche quelli appena partiti o in partenza che ora rischiano un brusco stop. “Chiederemo che almeno i progetti in essere non vengano bruscamente fermati. Vogliamo incontrare i parlamentari piemontesi di tutti gli schieramenti per sensibilizzarli sul tema in modo che presentino emendamenti in Parlamento”, ha aggiunto Cerutti. “Stiamo inoltre facendo una stima dei lavoratori coinvolti, che potrebbero quindi perdere il posto di lavoro e questa è un’altra criticità”. I Comuni coinvolti in progetti Sprar in Piemonte sono 60.

Come funzionava il sistema fino a oggi? Le persone richiedenti asilo, e rifugiate, soggiornavano nei Cas, in attesa di valutazione da parte delle Commissioni per il riconoscimento dello status o di un passaggio alla seconda accoglienza (Sprar). In genere, qui dimoravano per un anno e mezzo. “Valutiamo, in base alla nostra esperienza, che la metà dei richiedenti asilo non otterrà con le nuove regole il permesso di soggiorno – annota Cerutti –. Inoltre se prima quelle a cui veniva rinnovato per motivi umanitari potevano stare abbastanza tranquille, adesso dovranno preoccuparsi: il permesso per motivi umanitari, per via del Decreto Sicurezza, non sarà rinnovabile”. Dove andranno a finire tutte queste persone? “Sembra irrealistico che possano essere rimpatriate. Quindi staranno per le nostre strade in balia dei criminali o nel migliore dei casi impiegati nel lavoro nero. Con l’aggravante che se prima i centri Sprar (gestiti dai Comuni), accompagnavano queste persone in un percorso di inclusione sul territorio, ora diverse migliaia di migranti non avranno più punti di riferimento. Fino a oggi, almeno in Piemonte, il sistema è stato gestito in modo virtuoso e ha consentito di lavorare bene all’inclusione di uomini e donne in diversi Comuni del nostro territorio. “In due anni abbiamo più che raddoppiato le accoglienze, arrivando ad avere circa 2.000 posti, attivati volontariamente dai Comuni piemontesi. Ma adesso è urgente riflettere insieme su quanto sta accadendo, sull’impatto sul territorio e su future iniziative da prendere per evitare il peggio”, conclude Cerutti.

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