CENTRODESTRA

Il doppio gioco della Lega

A parole ribadisce fedeltà alla coalizione e rispetto dei patti, ma sotto traccia sta sondando la disponibilità di potenziali candidati alla presidenza della Regione. L'ultimo ad essere stato contattato è il costruttore Provvisiero. I timori di Forza Italia

“Ci terranno per le palle fino all’ultimo”. L’immagine un tantino cruda ma assai icastica che un parlamentare di Forza Italia usa per descrivere il rapporto con l’alleato (?) leghista è eloquente dell’aria che tira nel centrodestra. Al netto delle professioni sull’unità della coalizione e dell’ostentata convinzione sulla tenuta dei patti, sorretta dalla “convenienza” elettorale a correre insieme, i timori che la Lega alla fine decida di tradurre la propria egemonia anche nella designazione del candidato governatore sono ormai diffusi nello stato maggiore azzurro. Del resto, proprio le manovre di questi ultimi giorni sembrerebbero dare corpo alle paure. A dar retta a un’indiscrezione rimbalzata da Roma, qualche proconsole di Matteo Salvini avrebbe tastato il polso a Giuseppe Provvisiero, noto imprenditore edile da anni alla guida di Ance Piemonte. La stessa associazione datoriale che ieri ha accolto il vicepremier alla propria convention ricevendo la rassicurazione di una revisione del Codice degli appalti, la bestia nera dei costruttori.

Nome di spicco dell’imprenditoria locale, figlio d’arte (il padre Sebastiano, scomparso lo scorso anno, fondò la Secap) e prosecutore di una stirpe di costruttori avviata dal nonno nel 1863, Provvisiero conosce la politica a menadito (lo zio è stato per anni amministratore comunale Dc della corrente andreottiana), ma non l’ha mai praticata attivamente, appartenendo a quella categoria della società civile e dell’impresa tanto cara a Silvio Berlusconi e tanto spesso corteggiata dal suo partito che, ironia della sorte e conseguenza dello spostamento dei voti, si vede oggi contendere dall’ormai azionista di maggioranza del centrodestra.

Tout se tient, ma tutto cambia: anche il rapporto tra alleati. È fin troppo facile, infatti, vedere come nel muoversi alla ricerca di papabili candidati alla guida della Regione, la Lega lo faccia sempre più in maniera autonoma rispetto proprio a Forza Italia. Per d ipiù in una regione che, secondo il tanto citato (dagli azzurri) quanto ormai sgretolato accordo di Palazzo Grazioli, dovrebbe andare al partito di Berlusconi.

L’accordo viene ancora considerato valido negli auspici dei berluscones e nella strategia del Carroccio che, tuttavia, sta approntando piani alternativi come la discesa in campo contro Sergio Chiamparino di un uomo spiccatamente di partito quale il deputato e sindaco di Arona Alberto Gusmeroli o di una figura della società civile, alla Provvisiero il cui nome si era profilato più volte, tra gli altri (assieme a quello di Mr. Kappa Marco Boglione) anche per la non appetibile candidatura a sindaco di Torino.

Strategia legata ai tempi, quella leghista: dilatarli il più possibile, rallentare ogni decisione sulla candidatura della coalizione, in attesa di decidere quale sarà infine quest’ultima. Se un accordo con Fratelli d’Italia in ambienti romani è dato per certo, il rapporto con Forza Italia aldilà delle dichiarazioni di prammatica resta avvolto da qualche dubbio e poche certezze. Tra queste, proprio quella ammessa dall’esponente: “Il rischio è che ci tengano per le palle fino all’ultimo, per poi magari mollarci”. E se ciò accade nelle Regioni in cui si andrà a votare prima, figuriamoci in Piemonte dove le urne si appronteranno in primavera.

Una non piacevole presa di coscienza quella che sta facendosi largo tra i berluscones piemontesi, peraltro ancora ingabbiati nella questione dell’investitura del loro più probabile candidato, l’europarlamentare Alberto Cirio, su cui pende la spada di Damocle di Rimborsopoli, o dell’altra papabile, Claudia Porchietto, oggetto di non nascosti ostracismi di una parte della stessa pattuglia parlamentare piemontese.

Ostacoli e discussioni interne che non inquietano di certo il Carroccio, anzi finiscono con il giustificarne implicitamente quel percorso autonomo che, a prescindere dalle decisioni in merito e dall’eventuale disponibilità del presidente di Ance Piemonte, testimonia non solo il peso della Lega rispetto ai forzisti, ma soprattutto l’assenza di ogni remora nel rivendicarlo. Andando avanti sulla ruspa. Con i berluscones a guardare come gli umarel, quei pensionati con le mani dietro la schiena davanti ai cantieri. 

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