CULTURA & BILANCI

Fiamme Gialle sui conti del Regio

La Guardia di Finanza ha consegnato una nota riepilogativa sui bilanci del teatro dopo le indagini aperte in primavera. Intanto i debiti aumentano e i dipendenti protestano. Mercoledì il sovrintendente Graziosi presenta in Regione il piano industriale. Parigi: "Il rilancio è possibile"

La Guardia di finanza ha depositato un’annotazione riepilogativa sui conti del Teatro Regio nell’ambito di un’inchiesta aperta dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta,a capo del pool “Reati contro la pubblica amministrazione”. L’indagine contro ignoti e senza ipotesi di reato era stata avviata a maggio per far luce sul passivo da due milioni di euro nel bilancio 2017. Secondo alcune prime ipotesi investigative, i problemi finanziari sarebbero stati determinati da ritardi negli stanziamenti di denaro da parte di enti e sponsor. Nelle prossime settimane la procura valuterà cosa fare sulla base di quanto emerso finora nell’indagine. Il Teatro Regio, ente lirico cittadino, vive un momento di difficoltà economica e i suoi dipendenti protestano: i debiti sono elevati e il governo ha tagliato lo stanziamento di 1,7 milioni di euro dal Fondo unico per lo spettacolo. 

Il sovrintendente William Graziosi mercoledì prossimo sarà in Regione per presentare il piano industriale e intanto in Commissione Cultura a Palazzo Lascaris l'assessora Antonella Parigi a ribadito che la Regione è pronta a sedersi attorno a un tavolo purché “ci sia un piano di rilancio credibile in grado di aumentare la produttività e i ricavi”. “Gli enti culturali spesso non sono così dissimili dalle aziende: se si tagliano le risorse ad ambiti strategici come il marketing, la promozione e la comunicazione e si riduce la qualità si rischia di chiudere – prosegue Parigi -. Per questo per risollevare il Regio servono interventi strutturali per riequilibrare il rapporto costi/ricavi, che non significano tagli al personale ma un miglior utilizzo delle risorse al fine di aumentare la produttività e gli incassi. E serve un piano industriale che prenda esempio da altre fondazioni liriche di pregio, dal Teatro dell’Opera di Roma alla Fenice di Venezia, che si sono risollevate da situazioni di precarietà grazie ad una programmazione diversificata per il pubblico e che punta anche sul turismo”.

Il problema del teatro Regio, infatti, non sono (solo) i debiti e i contributi degli enti soci che si sono ridotti strada facendo, piuttosto un’offerta culturale sempre più rarefatta che ha portato negli anni i torinesi ad allontanarsi dai suoi spettacoli. È il quadro che emerge dalla relazione dell’assessora Parigi durante l’audizione in Commissione Cultura: “Nel quinquennio 2012-2016, si rileva una significativa diminuzione dell’attività in sede – fa notare Parigi - si è infatti passati dalle 143 esecuzioni di opere, balletti e concerti sinfonico-corali del 2012 alle 113 del 2016, con una diminuzione del 21%. E ancora, stando alle sole rappresentazioni di lirica e balletto, si è passati dalle 118 alzate di sipario del 2015 alle 90 del 2017, con una contrazione del 23% in un solo biennio”.

Insomma, aumenta il costo del personale (+7,5 per cento pari a 270mila euro negli ultimi sei esercizi) e si riduce l’offerta. E così anche i melomani più incalliti restano a casa. Nel 2012 i ricavi dai biglietti emessi nel 2012 era pari a 7,3 milioni, scesi nel 2017 a 5,8 milioni (-1,5 milioni), le presenze sono passate da 142mila a 110mila. Dunque aumentano i costi e diminuiscono i ricavi, il rischio crack non è che una conseguenza del declino di una delle principali istituzioni culturali torinesi.

Nel 2018 questo combinato disposto ha portato a una situazione finanziariamente insostenibile, con una perdita d’esercizio di 4,3 milioni. “Va rilevato – prosegue Parigi – che a fronte di ricavi pari a 33,1 milioni si registra un costo del personale di 20,6 milioni, vale a dire il 62 per centro del valore della produzione, una percentuale molto elevata”. Troppo, per un ente che nel tentativo di evitare di finire gambe all’aria continua a chiedere anticipazioni ai soci pubblici o para pubblici sui contributi previsti negli anni successivi. La Parigi parla di un deficit strutturale tra i 2 e i 2,5 milioni, si tratta cioè della differenza in negativo tra entrate e uscite del Regio. Una situazione, conclude Parigi, “dovuta certo a una contrazione dei contributi pubblici, ma soprattutto a un forte calo dei ricavi da bigliettazione e a un contestuale aumento progressivo del costo del personale dipendente”.

La situazione finanziaria è drammatica e lo dimostra la voce diffusa ieri (e poi smentita) secondo la quale sarebbero state addirittura a rischio le tredicesime dei dipendenti. Di certo c’è che chiuderà la mensa e chissà in futuro quali misure draconiane sono in programma. Secondo la classifica stilata dal portale on line Operabase.com, nell’ultimo anno Torino si è piazzata al settimo posto tra le città italiane per numero di performance (93) e di produzioni (23) dopo Roma, Milano, Venezia, Firenze, Palermo e Napoli.

A questo punto viene da chiedersi come sia possibile che un ente aumenti i propri costi riducendo la propria offerta e di conseguenza gli spettatori, provocando una contrazione dei ricavi da bigliettazione che incide in modo decisivo sulle perdite. È questo l’aspetto su cui il sovrintendente Graziosi dovrà mettere mano. Secondo Parigi c'è la necessità di mettere in atto un programma di revisione dei costi che distingua le spese dagli investimenti e di creare un ufficio marketing che collabori con le strutture locali di marketing turistico e con gli altri enti culturali del territorio, puntando ad aumentare la bigliettazione. “Fondamentale poi per scongiurare un declassamento sulla qualità artistica è valorizzare l’orchestra, dotandosi al più presto di un direttore musicale di prestigio”. Parigi ha inoltre sottolineato come “l’azione di controllo nei confronti della tenuta dei conti della Fondazione del Teatro Regio non è mai venuta a mancare da parte nostra e, anzi, fin dal 2015 abbiamo sempre segnalato la difficile situazione finanziaria che si andava delineando, sollecitando, inascoltati, l’adozione di soluzioni in grado di dare stabilità all’ente. Recuperare il disavanzo strutturale è un obiettivo più che fattibile”.

Il rischio, secondo Luca Cassiani del Pd, è che “il prestigio del Regio continui a calare viste le scelte artistiche e di management non all’altezza della tradizione del teatro. Mancano innovazione e nuove produzioni”.

print_icon