Agromafie: Caselli, serve legge per controllare Dna prodotti

"La cosa più importante da fare è analizzare il Dna degli alimenti per capire che cosa sono e da dove vengono, codificando questo processo in un'etichetta narrante sugli ingredienti, sulla loro origine e sulla loro trasformazione, dando corpo al principio che il patrimonio alimentare è un bene comune". A sottolinearlo è stato l'ex procuratore di Palermo e Torino Gian Carlo Caselli ad Ancona in veste di presidente del comitato scientifico dell'Osservatorio sulle Agromafie per il convegno di Coldiretti "L' agroalimentare italiano punta sulla qualità". "L'attuale legislazione in materia è carente - ha detto il magistrato -, serve una legge organica che eserciti un controllo a largo raggio dal campo allo scaffale, dalla tavola alla ristorazione. In realtà la norma è pronta e consta di 49 articoli da me supervisionati su iniziativa del precedente governo, ma stenta a decollare per la resistenza di forti interessi di parte. In sostanza - ha spiegato - oltre ad ampliare il numero dei reati, prevede un allargamento della platea delle intercettazioni e la regolamentazione degli accessi a sorpresa per i controlli. Ma la cosa più importante da fare è quella di analizzare il Dna degli alimenti per capire che cosa sono e da dove vengono, codificando questo processo in un'etichetta narrante sugli ingredienti, sulla loro origine e sulla loro trasformazione, dando corpo al principio che il patrimonio alimentare è un bene comune. Su questo elemento - ha concluso Caselli - s'innesta anche la differenza con la Comunità Europea che considera invece il cibo solo come merce, in base cioè alla quantità e al profitto e non alla qualità". 

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