LA SACRA RUOTA

Fca, dalle auto agli ammortizzatori (sociali)

Cassa integrazione e pensionamenti anticipati. In attesa della riconversione degli stabilimenti torinesi con la Fiat 500 elettrica, i sindacati firmano l'intesa per l'uscita volontaria dal lavoro di oltre mille dipendenti. Per il polo del lusso inizia un anno di transizione

È stato siglato oggi al ministero del Lavoro da Fca e organizzazioni sindacali Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri l’accordo che garantirà i contratti di solidarietà per Mirafiori, Costruzione stampi, Presse, Fpt (ex Meccaniche) e Agap di Grugliasco e accompagnerà al pensionamento 800 operai e 250 impiegati che, su base volontaria, potranno accedere al contributo Naspi. In vista dell’avvio del nuovo modello Fiat 500 Elettrica, è previsto il trasferimento di due tranche di lavoratori dall’Agap a Mirafiori: 350 a gennaio e 450 a febbraio. I contratti di solidarietà alla Carrozzeria di Mirafiori, dal primo gennaio al 31 dicembre 2019, riguarderanno 2.755 dipendenti (di questi 1.653 in esubero temporaneo).

Con la fine della produzione dell’Alfa Romeo MiTo nello scorso mese di luglio e il calo delle richieste dei modelli Maserati (Ghibli e Quattroporte sono prodotte a Grugliasco mentre il Levante è prodotto a Mirafiori), nei mesi scorsi si è registrato un continuo ricorso alla cassa integrazione. E proprio per contenere le problematiche della riconversione, i sindacati, compreso la Fiom, hanno raggiunto l’accordo su un piano di pensionamento con incentivi e su base volontaria che coinvolgerà 1.050 dipendenti dell’azienda, operati e impiegati di tutti i reparti, carrozzerie, enti centrali, costruzione e stampi.

Il 2019 sarà, quindi, un anno di transizione per il Polo del Lusso. Tra cassa integrazione, contratti di solidarietà ed incentivi sul pensionamento, Fca punta a superare i prossimi 12 mesi preparando gli stabilimenti di Mirafiori e Grugliasco all’arrivo delle prossime novità previste dal piano industriale del gruppo per l’Italia. “Con questo accordo – spiega il segretario della Uilm di Torino, Dario Basso – abbiamo creato le condizioni per accompagnare i lavoratori all’uscita senza significative perdite economiche e il processo potrebbe agevolare la rotazione nell’ambito dei contratti di solidarietà. Si guadagnerà tempo per permettere la riqualificazione dei lavoratori in vista delle nuove produzioni”. Per la Fiom, invece, si tratta di “una toppa che noi giudichiamo non sufficiente a risolvere i problemi della piena occupazione e che gli addetti caleranno di 1.000 unità. Vogliamo il rilancio del settore dell’auto a Torino”, spiegano Edi Lazzi, segretario provinciale, e Ugo Bolognesi, responsabile di Mirafiori per l’organizzazione.

Il “Piano Italia”, annunciato da Mike Manley a fine novembre, prevede, come detto, l’avvio della produzione della Fiat 500 Elettrica, il primo modello a zero emissioni prodotto da Fca Italy, che poggerà su di una nuova piattaforma sulla quale, in futuro, il gruppo realizzerà nuove vetture elettriche. A completare le (poche) novità per il Polo del Lusso ci saranno le varianti ibride dei tre modelli Maserati.  Da sottolineare che, per ora, non ci sono informazioni in merito all’avvio della produzione dell’E-Suv Alfa Romeo, un progetto che, sino a poche settimane fa, era considerato quasi pronto al debutto a Mirafiori e che, invece, per ora sembra essere finito in standby in attesa di tempi migliori per l’avvio della produzione.

Non indifferente al mantenimento degli impegni è la questione dell’ecotassa che il Governo ha deciso di introdurre. “Nonostante la retromarcia, anche la nuova formulazione continua a penalizzare l'industria italiana dell’auto – ha affermato Rocco Palombella a Torino, in occasione del Consiglio provinciale Uilm –. Avevamo chiesto al governo di ritirare la misura e confrontarsi con noi per capire come sostenere, anziché ostacolare, il piano industriale di Fca ma anche per individuare insieme la strada migliore per accompagnare il sistema dell’auto italiana a una corretta riconversione all’ibrido e all’elettrico”. Palombella ha, infatti, spiegato che “è controproducente varare oggi una misura così delicata senza tener conto della carenza infrastrutturale del Paese e dei costi ancora troppo alti per l’acquisto di automobili elettriche. Di fatto, con i nuovi limiti fissati verrebbero penalizzati i consumatori e le produzioni locali, mentre verrebbero incentivate le produzioni straniere. In tutti i paesi industrializzati – ha concluso – si cerca di aiutare l’apparato produttivo a vincere la sfida della competizione internazionale; dopo molti anni di negligenza, è giunta l’ora che anche l’Italia riprenda a fare politiche industriali di sostegno all’impresa e al lavoro, quantomeno per cercare di giocare ad armi pari con i concorrenti stranieri”.

Pronti a “mettere in campo iniziative di lotta e di protesta in difesa degli oltre 82.000 lavoratori diretti di Fca e altrettanti dell’indotto”, se Fca metterà in discussione gli investimenti promessi in Italia a causa del provvedimento bonus/malus. Lo ha assicurato il segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, che oggi assieme ai rappresentanti di Fiom, UIlm e Uglm ha partecipato all’audizione in Commissione del lavoro pubblico e privato della Camera sulla situazione del gruppo Fca. “La nuova normativa sulle auto ha di fatto messo in pericolo” il piano di investimenti da 5 miliardi in tre anni annunciato da Fca “e questo ci preoccupa fortemente”, ha chiarito Uliano. “Anche nell’ultima versione “corretta” sono ben 8 modelli a benzina e 7 versioni diesel prodotte negli stabilimenti italiani che saranno penalizzate. “Tutto questo avrà una ricaduta negativa sulle attività produttive attuali con forte ripercussioni sui volumi e un incremento sugli ammortizzatori sociali”.

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