La sfida (in salita) di Chiamparino

Che la corsa alla rielezione a presidente della Regione Piemonte sia tutta in salita è cosa nota. Che il centrodestra, grazie quasi esclusivamente ai consensi crescenti della Lega di Salvini, sia in una posizione di netto vantaggio elettorale è cosa altrettanto nota. Eppure la sfida di Chiamparino è interessante, soprattutto sotto il profilo politico. Certo, rispetto allo scenario del 2014 si può tranquillamente dire che il mondo è cambiato radicalmente. Almeno sotto il profilo politico e dei rispettivi schieramenti. Il Pd è passato dal 40% a un partito che oggi si aggira tra il 15 e il17%. Con una divisione interna a tutti nota e con una sostanziale trasformazione del suo profilo politico. Cioè, da “partito plurale a vocazione maggioritaria” a un movimento molto più identitario e numericamente ridotto. Insomma, per semplificare, dal Pd a un nuovo e inedito Pds.

Sul fronte del centrodestra è semplicemente cambiato tutto. Certo, vincere - nel 2014 - dopo le dimissioni anticipate della precedente amministrazione non è stato particolarmente difficile. Con una Lega ridotta al lumicino e con una Forza Italia già in fase calante. Ma oggi il panorama è radicalmente cambiato. È appena sufficiente gettare uno sguardo ai sondaggi - tutti i sondaggi, anche quelli più compiacenti con il centrosinistra - per rendersi conto che la Lega è in fortissima crescita. Anche e soprattutto nel Nord Ovest, cioè in Piemonte.

Ora, in questo contesto il presidente uscente ha deciso, com’è nel suo stile, di rovesciare il tavolo. Ovvero, di riscoprire e rilanciare il “civismo” tematico disseminato in Piemonte pur senza rinnegare l’apporto significativo dei partiti. Nello specifico del solo Pd, anche se fortemente ridimensionato e senza una chiara bussola politica. Se è vero, com’è vero, che tra Zingaretti che vuol rifare un Pds 2.0 rinnegando il passato e quindi Renzi e il renzismo, e lo stesso Renzi che persegue una strategia diversa se non alternativa, è francamente difficile individuare una linea chiara e trasparente per l’articolato e composito “popolo di sinistra”. Ed è appunto in questo contesto che si inserisce la scommessa politica di Chiamparino. Andare, cioè, oltre gli schieramenti politici e i singoli partiti per rivolgersi direttamente ai cittadini piemontesi.

Un appello politico che può avere successo come può arrestarsi di fronte alle singole appartenenze politiche. Soprattutto quando si affrontano e si sposano temi cari al centrodestra e soprattutto alla Lega. Vedremo. È inutile anticipare, oggi, qualunque esito. Anche perché quando si tratta di un progetto politico originale, e indubbiamente coraggioso, l’esito elettorale è del tutto aperto. Ma, ed è l’ultima considerazione che voglio fare, il cuore di questa sfida consiste appunto nel verificare concretamente se il civismo - indubbiamente una risorsa nel contesto culturale, sociale, amministrativo e associativo piemontese - si traduce anche in fatto politico, e quindi elettorale, oppure se è destinato a sbattere contro gli scogli delle appartenenze politiche e dei rispettivi schieramenti. Del resto, quando si parla di una sfida - peraltro tutta in salita, come ben sappiamo - non può convivere con l’ordinaria amministrazione. Il voto del 2014 è ormai un voto già consegnato alla storia. E nessun confronto con il passato è francamente possibile se si vuol guardare al futuro.

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