12 GENNAIO

Camera di Ilotte e di governo

Il numero uno di Unioncamere fa un passo di lato e medita di disertare il flash mob Sì Tav. Preoccupato dalla piega politica che ha assunto il fronte della protesta e, soprattutto, per salvaguardare la natura pubblica dell'ente

Il dubbio morettiano pare non aver sfiorato il presidente della Camera di Commercio di Torino e di Unioncamere Piemonte Vincenzo Ilotte, certo che la sua probabile assenza alla manifestazione Sì Tav di domani non passerà inosservata. Soprattutto – fa notare chi pensa male con tutto quel che di andreottiano ne consegue – agli occhi di chi non potrà che apprezzare quella presa di distanza, facilmente giustificabile con la terzietà dell’ente che Ilotte presiede. Cosa ha indotto il numero uno dell’ente camerale, snodo delle attività economiche, dopo aver giocato un ruolo importante nella nascita e nella crescita del comitato a favore della Torino-Lione a compiere se non un passo indietro certamente una falcata di lato?

Mistero. Unica cosa certa è che martedì scorso quando i rappresentanti delle 33 associazioni datoriali, sindacali e professionali della città si sono ritrovate per dare la loro adesione al flash mob promosso dalle madamin Ilotte ha brillato per assenza. Lui che, al pari dell’amico Dario Gallina, dopo l’iniziale sbandata per Chiara Appendino – sostenuta in segreto durante la campagna elettorale, esplicitamente nei primi passi da sindaca – si è messo alla testa degli antisfascisti, contestando la brutta china dell’amministrazione grillina ora che fa? Lui che in quel “maledetto” pomeriggio del 29 ottobre, quando il Consiglio comunale ha sancito Torino comune No Tav, si è fatto in quattro per preparare la reazione, adesso getta la spugna?  Diserta quando il gioco si fa (più) duro? Chissà, la risposta arriverà solo domani.

A un paio di colleghi imprenditori avrebbe confidato il timore che la piega, eccessivamente (ma naturalmente) politica, che ha preso il fronte Sì Tav possa nuocere non solo alla sua figura pubblica, ma danneggiare l’ente camerale, la cui natura è pur sempre pubblica. Insomma, dopo aver compreso di essersi spinto troppo avanti quando si trattò di allargare la strada alla Appendino verso Palazzo di Città, oggi Ilotte teme che schierare in piazza Unioncamere, di fatto, contro il Governo almeno in una sua parte, sia cosa da evitare? È  pur vero che la Lega ha annunciato la sua partecipazione, precisando però di farlo per la grande opera e non certo contro l’esecutivo. Sarebbe altrettanto facile per Ilotte, come per chiunque altro, marcare questa distinzione? Probabilmente no.

Poi c’è il fattore C, come Sergio Chiamparino: ormai a pochi sfugge il fatto che questa nuova mobilitazione possa portare acqua al mulino del presidente della Regione e, di conserva, rafforzare la sua ricandidatura. Un aspetto non irrilevante se si considera che tra Ilotte e il governatore non c’è mai stato quel che si dice un feeling. E che, nella incerta tassonomia dei poteri, Ilotte viene classificato come vicino, “molto vicino” al centrodestra. Inoltre, racconta un insider, non è da escludere che al vertice della Camera di Commercio siano arrivati in questi giorni segnali, sia pur velati ma chiari, circa l’opportunità di valutare se essere presente in piazza Castello.

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