Tav, per le regionali è già il passato

La Torino-Lione è diventata, quasi all’improvviso, un dogma. Cioè una sorta di dio programmatico attorno al quale non ci si poteva non pronunciare. È appena il caso di ricordare che quando ricevetti minacce nel 2011 dai No Tav con l’allora collega parlamentare, l’amico Stefano Esposito, i sostenitori Sì Tav erano pochini. A cominciare anche e soprattutto dal Pd. Per non parlare della Lega o di Forza Italia.

Certo, i tempi sono cambiati. E anche profondamente. Immaginare in quei tempi manifestazioni di piazza Sì Tav - salvo quella che organizzammo, un po’ isolati, e sempre con Esposito e Chiamparino, al Lingotto di Torino – era decisamente fuori luogo e fuori tempo. Dopodiché è cambiato il mondo, almeno in termini politici. E oggi registriamo una convergenza politica massiccia. Con la sola esclusione dei 5 stelle e di quel che resta della Sinistra italiana, al punto che dopo la seconda manifestazione popolare in piazza Castello e con la presenza di quasi tutte le forze politiche e sociali del nostro paese, diventa anche francamente difficile individuare chi può lucrare politicamente ed elettoralmente alle prossime consultazioni regionali piemontesi ed europee su questo tema specifico. Pensiero, come tutti ben sappiamo, che è sempre in cima a chi guida queste battaglie.

Però, ed è questa la riflessione breve su cui voglio richiamare l'attenzione, se la Tav - che sta occupando da mesi, in modo ovviamente strumentale, tutta la polemica politica piemontese - non è più l’elemento ideologico, politico e programmatico che divide e ricompatta le ex coalizioni di centro sinistra e di centro destra, su che cosa ci si divide d'ora in poi in Piemonte? Sul candidato a Presidente? Può darsi. Sulle polemiche nazionali contro l'ascesa elettorale e il progetto politico della Lega di Salvini? Può darsi. O sulle promesse miracolistiche che verranno ex novo illustrate durante la prossima campagna elettorale? Può darsi.

Una cosa è certa: sfilata la Tav dalla contesa tra l’ex centrodestra e l’ex centrosinistra – perché si è sostanzialmente d’accordo - occorrerà inventarsi un altro terreno su cui far emergere divisioni, programmi cosiddetti alternativi e ricette opposte su come rilanciare e governare il Piemonte. Perché da oggi, cioè dopo questo flash Mob di piazza Castello, l'agenda politica piemontese richiede nuovi ingredienti e nuovi elementi divisivi. Del resto, la politica è un movimento continuo. Evoluzione rapida e per certi aspetti inaspettata.

Come dice un “maestro” del cattolicesimo democratico, Guido Bodrato, in politica conta sempre di più "la categoria dell'imprevedibilità. E il dopo Tav, almeno come arma di polemica e di contrasto fra i due schieramenti politici potenzialmente vincenti, genererà altre sorprese e altri scontri su singoli punti programmatici. Vincerà chi saprà cavalcarli al meglio. Il Tav, almeno per come l’abbiamo conosciuto, appartiene già al passato.

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