ANTISFASCISMO

Io non ho paura

L'intervento appassionato, serio e corroborato da dati incontrovertibili pronunciato oggi da Gabriele Molinari in Consiglio regionale durante la discussione sulla decisione della giunta di ricorrere contro il decreto sicurezza del governo

Il Collega Valetti ci richiama ad avere più rispetto per gli italiani che, spiega, non possono essere definiti “stupidi”. Sono assolutamente d’accordo, a più riprese ho invocato in quest’aula un maggior rispetto, formale e non, per le altrui posizioni. Mi tocca però rammentare al collega che in occasione dell’ultimo dibattito consiliare sulla Tav a più riprese è stata messa da lui in dubbio l’intelligenza dei consiglieri di maggioranza. Voglio svelargli un segreto: siamo italiani anche noi.

Aggiungo poi un prudente suggerimento: se dire che noi parliamo troppo di banche prima poteva indisporre, per la pretestuosità del richiamo, oggi, alla luce di quanto è avvenuto a Roma in settimana per mano di questo Governo, fa più che altro sorridere.

Mi rifaccio invece alle parole di chi dalla mia stessa parte di emiciclo mi ha preceduto per ribadire che l’idea di leggere il fenomeno delle migrazioni solo in chiave di ordine pubblico è fallimentare. E spiego perché.

Da qui a cinquanta anni (fonte Istat) la popolazione italiana calerà di 6,2 milioni di unità. Come se sparissero di un tratto Veneto, Friuli e Trentino. Allo stesso tempo l’età media crescerà di sei anni. Tra il 2045 e il 2050 il 35% della popolazione sarà composto da ultra sessantacinquenni. Entro il 2040 la spesa per le pensioni salirà dal 15,7% al 18,3%,  quella per la sanità pure: dal 7,1 al 7,3. Scenderà invece la spesa scolastica dal 4% al 3%.

Ci saranno quindi più spese “sociali”(non didattiche) e meno lavoratori.

Meno lavoratori vorrà quindi dire meno contributi, meno versamenti, e quindi (in estrema sintesi) meno soldi in cassa; e meno soldi in cassa vorrà dire tagli ai servizi, alle cure, vorrà dire uno stato di difficoltà ancora maggiore: e in conclusione a doversi fare carico di questo saranno i giovani, proprio quei giovani che oggi non hanno magari neppure vent’anni, individui totalmente invisibili al dibattito politico corrente: che punta solo a “quota 100” e a fare altra spesa improduttiva.

Ne deriva un notevole combinato disposto: da un lato non vogliamo efficientare le politiche pubbliche, da un altro carichiamo di ulteriori debiti queste nuove generazioni senza speranza, da un altro ancora non vogliamo che da fuori dei nostri confini arrivi chi può diventare - per le ragioni citate - un pallio ai disastri di sopra, riempiendo vuoti demografici e finanziari.

Ma il sorprendente problema di fondo - e mi pare sia stato detto a chiare lettere, soprattutto negli attacchi al liberismo e al mondialismo - è che per molti il vero nemico sia il mercato. Perché o non capiamo, oppure fingiamo di non capire che se nel 900 noi e gli altri popoli d’Europa ci siamo affrancati dalla povertà è stato solo grazie al mercato e a una società aperta: quella che fa viaggiare le persone come le merci, che difende la libertà degli individui, che identifica lo “scambio” non solo in un concetto riferito al commercio e, appunto, al mercato, quanto piuttosto in un fondamento culturale di reciprocità.

Oggi in Italia non vogliamo aprire i porti, ma nemmeno le porte: come se dietro a quelle porte custodissimo un tesoro e non invece un grave problema; e per un pregiudizio grave e  incomprensibile neghiamo a chi ha meno la possibilità di costruirsi legittimamente qui, in questo paese, un migliore destino proprio; contemporaneamente contribuendo ad un migliore destino comune.

L’attuale Governo, si è detto, si vanta di non essere “buonista”. Non so cosa voglia dire, ma se quello che ho detto finora - credo razionalmente - è da buonista, sono fiero di essere un buonista.

Se quello che ho detto significa poi essere ultraliberista, sono fiero pure di essere ultraliberista.

E se significa essere élite, fiero anche di essere élite.

Io continuo a pensare che trattare come degli appestati donne e uomini che hanno avuto solo il torto di nascere dalla parte sbagliata del mondo sia un enorme errore di prospettiva, come lo è  l’idea di fermare infrastrutture strategiche.

E io vedo una pericolosa sovrapposizione tra il tema del chiudere i confini per tenerne fuori le persone, e quello che vuole impedire la costruzione di nuove vie per le merci. E’ la società del No, e noi - come ha detto il Presidente Chiamparino - vogliamo invece una società che sappia dire Si.

C’è chi vede, come un’ossessione, il pericolo dell’immigrazione; io, pur riconoscendo - come del resto ha fatto l’ex ministro Minniti – il bisogno di regolamentarla, di pericoli ne vedo altri.

Vedo il pericolo di un Paese isolato, di un Paese povero, un Paese dove le donne non possono essere madri e lavoratrici (abbiamo un tasso di attività femminile tra i più bassi d’Europa).Vedo un Paese dove fare figli è un azzardo, un Paese in cui persino essere giovani sembra  diventato un azzardo!

Ci sarebbero molte cose da fare e da dire, ma per qualcuno è più conveniente sparare sui migranti, sulla Fornero, sull’Europa, sulle banche (con qualche eccezione, a quanto pare); il tutto senza chiedersi se una spesa pubblica che se ne va al 20% in sanità e al 44% in pensioni non sia di per sé una follia.

Lo è.

E dirlo, dire la verità - perché le cifre che ho citato sono vere, e le ragioni richiamate credo abbastanza oggettive - è un dovere che la politica a mio avviso ha verso “la gente”. “La gente” di cui si parla spesso richiamandone le difficoltà, la gente che ha il sacrosanto diritto di vedere nelle istituzioni la massima attenzione per i propri problemi, quella gente ha anche il fondamentale diritto di non farsi prendere in giro, di conoscere la realtà delle cose.

E una politica che non gliela racconta, o che peggio gliela nasconde, tradisce il proprio fondamentale compito.

*Gabriele Molinari, consigliere regionale Pd

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