POLITICA & GIUSTIZIA

"Apprezzabile" il lavoro di Morano

Per il gup sono giusti i controlli avviati dal consigliere sui locali pubblici della Città dati in gestione a privati. Ecco perché il notaio è stato assolto con formula piena: contro di lui solo chiacchiere infondate

Le dichiarazioni di Alessandro Mautino e Claudio Barulli, titolari della Kronos che gestisce il Cacao al parco del Valentino, dovevano essere soppesate meglio, perché “non sono soggetti del tutto ‘terzi’”. Inoltre “nella valutazione delle testimonianze non si possono tenere in alcun conto le innumerevoli 'illazioni', 'chiacchiere', 'sentito dire', 'ricostruzioni personali' e 'notizie apprese da Facebook' che si riscontrano in alcuni dei verbali”. Per queste ragioni il gup Francesca Christillin, lo scorso 9 gennaio, ha assolto con formula piena il consigliere comunale Alberto Morano e altri quattro imputati (Antonio Biondino, l’ex consigliere Angelo D’Amico e gli imprenditori nel settore degli spettacoli Davide Lunardi e Ferdinando Montalbano) da una serie di accuse - tra cui la tentata concussione e la corruzione - al termine del procedimento abbreviato nato dall’esposto dei gestori del Cacao.

Il giudice non crede che Morano (difeso da Alberto Mittone) sia stato corrotto da Lunardi (tramite Montalbano e D’Amico) affinché facesse chiudere il Cacao, piegando la sua funzione pubblica agli interessi di un privato, Lunardi (assistito dal difensore Aldo Cristini). Anzi, sembra quasi dare ragione a Morano nella sua attività: “Si è attivato per verificare la regolarità della procedura e non si comprende come ciò possa essere considerato un comportamento illecito o anche solo ‘sospetto’”, anzi si dovrebbe “ritenere apprezzabile che un soggetto pubblico che viene a conoscenza di procedure ‘anomale’ si attivi per effettuare delle verifiche”.

Morano, su suggerimento dell'ex consigliere comunale (difeso da Francesco CrimiVincenzo Palmieri), si era interessato a un ‘filone’ “del quale già si era occupato in precedenza lo stesso D’Amico”. “Non si è occupato solo del ‘Cacao’ - aggiunge il magistrato -, ma di tutti i locali pubblici dati in concessione dal Comune”. Poco importa che le iniziative facessero comodo ai concorrenti del Cacao “o all’ego del Morano”: “Le risultanze delle indagini non forniscono elementi che possano indurre a ritenere che quella di Morano sia stata una battaglia ‘pilotata e un uso del potere pubblico ‘deviato’ per interessi personali”.

Secondo il tribunale, poi, non c’è stata nessuna dazione di denaro, promessa o scambio di utilità da parte di Montalbano (assistito dall'avvocato Davide Pollano e Simona Marengo) a Morano affinché il consigliere facesse chiudere il “Club 84”, concorrente del locale del primo, il “Koko Club”. Il gup Christillin afferma che Morano non era coinvolto personalmente nella trattativa dell’acquisto del “Patio” della famiglia Lunardi da parte di Montalbano ed è “fantasiosa” l’ipotesi che potesse diventare socio della nuova gestione e dividerne gli utili. Una “chiacchiera”, una “mera congettura” fatta dal pierre di una discoteca all’assessore Alberto Sacco in un’intercettazione.

Sulle tentate concussioni, cioè le presunte richieste di denaro (prima 20mila, poi 200mila euro) fatte da Morano tramite altri, il magistrato mette in fila alcuni elementi. Il primo aspetto dubbio è la registrazione dell’incontro tra Biondino (difeso da Andrea Cianci) e Gianluca Cozzula (consulente di Kronos) che si interrompe “in un momento cruciale della conversazione”, “primo elemento profondamente inquietante”. E molte delle affermazioni degli accusatori non quadrano: “Gli elementi di accusa si fondano su dichiarazioni che si sono rivelate sotto molteplici profili incoerenti, contradditorie ed illogiche - scrive - sono pertanto inidonee a costituire il fondamento di una sentenza di condanna”.

Infine l’ipotesi di truffa per i biglietti del Teatro Regio chiesti da Morano, consegnati a D’Amico e poi ceduti ad altri: quei biglietti, a disposizione dei consiglieri comunali, se non consegnati agli eletti “non potevano essere venduti” e questo non può costituire un danno del Regio, ragione per cui non può essere considerata una truffa.

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