Fattura elettronica, tassa sugli onesti

Dal 1° gennaio è in vigore la fatturazione elettronica che obbliga le imprese ad emettere verso altre imprese una fattura elettronica con precise caratteristiche, che deve transitare tramite un apposito servizio di interscambio e conservarla in formato elettronico per dieci anni. Ogni nuovo obbligo viene ammantato da un più o meno nobile scopo in modo che venga digerito dall’opinione pubblica. Per questa nuova restrizione della libertà individuale si è tirata fuori la solita scusa dell’evasione fiscale, che tutto giustifica e lenisce. Come questo nuovo obbligo possa spaventare gli evasori è un mistero: chi non faceva fattura prima, continuerà a non farla. Tra l’altro parliamo di fatture fra aziende in cui il contante è usato di rado a fronte dell’uso di altri strumenti tracciabili. A meno delle piccole forniture, che sicuramente non causano i grandi numeri dell’evasione, sembra piuttosto difficile immaginare pagamenti in contanti fra imprese. Chi lavorava in nero lo continuerà a farlo, tanto non lasciava traccia prima e seguiterà a non lasciarne.

L’attuale governo non ha voluto rimandare né tanto meno abolire questo provvedimento sostanzialmente inutile. L’imprenditore che già fatturava in via cartacea continuerà a farlo in maniera elettronica, con perdita di tempo e denaro in più. Tanti piccoli artigiani stanno continuando a fare le loro tradizionali fatture cartacee che poi portano al commercialista che dietro compenso le carica nel sistema di fatturazione elettronica. In soldoni la fatturazione si è trasformata in un nuovo obbligo e in una nuova tassa per gli imprenditori onesti, mentre gli evasori continueranno a ignorarla. Un risultato da stato di polizia che nella smania di colpire i delinquenti colpisce gli onesti cittadini.

L’Agenzia delle entrate mette a disposizione dei servizi gratuiti, ma non tutti sono in grado o hanno tempo di usarli. Alla fine è più facile pagare qualcuno che lo faccia.

Un pericolo sottovalutato è quello che i server dell’agenzia dell’entrata possano essere violati da qualche hacker permettendo a qualche concorrente estero di avere una fotografia precisa dell’economia italiana e dei fornitori e clienti con relativi prezzi dell’impresa italiana a cui vuole fare le scarpe. Si spera che siano state prese le adeguate contromisure, anche se la concentrazione dell’informazione in un unico posto espone ad un maggior rischio in caso di violazione.

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