COSTI & PREGIUDIZI

Tav, tutto fermo fino alle Europee

Per il governo l'unico obiettivo è rinviare una decisione che rischia di farlo saltare. Così Lega e M5s potranno continuare a fare campagna elettorale ribadendo le proprie (opposte) posizioni. L'Ue orientata a concedere tempo fino a giugno. E la Francia?

La variabile è il tempo. Quello finora già (abbondantemente) trascorso attorno alla manfrina dell’analisi costi-benefici e quello che serve ai due alleati del governo gialloverde per scavallare le elezioni europee: obiettivo che, seppur per ragioni diverse e speculari, accomuna M5s e Lega. Al netto delle strombazzanti risultanze della Commissione Ponti la situazione Tav non è mutata di un millimetro: lo stallo è perfetto. Per mettere una pietra tombale sulla Torino-Lione occorre presentare in Parlamento un disegno di legge in grado di cancellare la legge obiettivo del gennaio 2017 che recepì il trattato siglato con la Francia. Un passaggio che né Luigi Di MaioMatteo Salvini si possono permettere: il primo perché semplicemente non ha i numeri alle Camere, il secondo perché un voto del genere segnerebbe inequivocabilmente la fine del governo. Insomma, prendere ulteriore tempo rimandando la decisione dopo aver fatto i conti con le urne è utile a entrambi. Anzi, indispensabile. E in tal senso una mano potrebbe proprio arrivare dalla tanto vituperata Europa.

“Stiamo ancora analizzando” l’analisi costi-benefici ricevuta la scorsa settimana, e “chiederemo alcuni chiarimenti alle autorità italiane”. La linea dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia resta ferma, ma al contempo dialogante. Nessuna intenzione di stressare ulteriormente un confronto già abbastanza difficoltoso, né tantomeno di porre delle deadline categoriche. Lo dimostrano le parole della commissaria Ue ai trasporti Violeta Bulc, che tramite il suo portavoce ha ricordato che “non c’è una scadenza fissata” imminente sullo stop ai fondi Ue “ma certo più passa il tempo e accumuliamo ritardi, più i rischi aumentano”. Per questo, ha sottolineato, “speriamo di avere un incontro produttivo con le autorità italiane”.

“Sappiamo che c’è una certa programmazione e una scadenza per l’accordo di finanziamento ed è vero che stiamo accumulando un certo ritardo” con la “sospensione di appalti pubblici importanti” sulla Tav, per questo Bruxelles sta “monitorando la situazione da vicino”. E, “a seconda dell’evoluzione delle prossime settimane dovremo vedere se saranno realmente programmati cambiamenti all'accordo di finanziamento” e se saranno quindi “necessarie" modifiche "al livello di finanziamento Ue”, ha spiegato il portavoce della Commissione Ue. L’incontro con le autorità italiane in merito all'analisi costi-benefici sulla Torino-Lione, secondo quanto si apprende, si terrà molto presto ma sarà solo a livello tecnico. Al momento non è infatti previsto nessun vertice tra il ministro dei trasporti Danilo Toninelli e la commissaria Bulc. Solo a giugno (quindi dopo le elezioni europee) è previsto il check-up dei progetti Ue prioritari finanziati con i fondi Cef, in cui rientra la Tav, mentre si fa di solito a fine anno il bilancio sui finanziamenti. Per una qualsiasi modifica dell’accordo di finanziamento con l’Ue in ogni caso sono necessari tempi tecnici lunghi, e questa non può quindi essere procrastinata sino all'ultimo momento.

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Contenziosi e arbitrati internazionali a parte, mentre l’Ue sembra orientata a non fomentare ulteriori focolai di scontro, la Francia potrebbe mostrarsi assai meno malleabile e accondiscendente. La posizione del partner d’Oltralpe sarà chiara il prossimo 19 febbraio al cda di Telt, la società italo-francese incaricata della realizzazione della Torino-Lione. Forse proprio per “preparare” una riunione che si annuncia cruciale per i destini non solo dell’opera ma per gli stessi assetti della governance, il direttore generale Mario Virano è piombato oggi a Bruxelles. Secondo fonti accreditate la posizione “morbida” della Commissione sarebbe il risultato anche della moral suasion esercitata dal manager italiano.

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