Il miracolo di Sanremo

Mentre le prime ombre della sera scendevano sulle “Democrazie occidentali”, gli italiani guardandosi allo specchio si scoprivano a tratti razzisti e a tratti solidali: nostalgici della Fiamma ma anche antifascisti; insurrezionalisti (di tanto in tanto) ma soprattutto forcaioli.

La nostra complessa società in questa ultima settimana ha dato preoccupanti segnali di schizofrenia. Patologia ad uno stato gravissimo tale da allarmare lo stesso Ordine nazionale degli Psicologi, conscio di non avere un numero di iscritti sufficienti per curare tutti.

Uno spiraglio di speranza a favore del lato umano degli italiani giunge da alcuni eventi che sembrano indicare tracce, seppur residuali, di un’egemonia culturale progressista ancora presente nella nostra società. Una piccola difesa immunitaria si sta forse radicando nel tessuto comunitario, malgrado l’infezione alimentata senza sosta dalle segreterie e dai leader del Centrosinistra.

Il Festival musicale di Sanremo è stato inaugurato da una forte polemica sul tema migrazione che ha contrapposto il suo Direttore Artistico (Claudio Baglioni) alla Direttrice Rai Uno (Tersa De Santis). La lite si è conclusa con un’impensabile stigmatizzazione della dirigente Rai diretta al conduttore della kermesse, implicante la minaccia della sua non riconferma per l’anno venturo, che è stata oggetto di spassose gag durante tutte le serate della manifestazione canora. Il palco dell’Ariston ha portato in scena rari quanto gradevoli esempi di satira anti-regime, come ad esempio il brano “Lega dell’Amore” cantato dal duo Bisio/Hunziker che richiama alla memoria il cabaret pungente degli anni ’30.

Durate il regime mussoliniano gli artisti del palcoscenico teatrale giocavano sulle parole, racchiudendo nella stessa frase significati leggeri insieme a duri sfottò rivolti al Duce e al regime fascista. Purtroppo il vocabolo “Regime” è tornato drammaticamente di attualità, come ben dimostrano le recenti epurazioni televisive. Disturbare il manovratore si traduce di nuovo in reato di opinione, per cui affidarsi alla satira del doppio senso è l’unico modo per non essere annotati sulla lista nera di proscrizione.

Il vero colpo di scena però lo ha assestato il telespettatore del festival, votando quale vincitore della rassegna sanremese il giovane Mahmood (con il brano “Soldi”): una vera entrata a gamba tesa nei sogni nazional sovranisti della Lega salviniana.

Un ragazzo italiano ma per metà di origini egiziane vince il Festival della musica italiana in piena era Giallo-Verde dimostrando come, malgrado i recenti risultati elettorali, l’italiano in fondo non sia del tutto vittima del virus razzista. Amareggia però la scelta delle radio e delle televisioni di trasmettere di continuo tutte le canzoni sanremesi ad esclusione di quella vincitrice: fatto casuale (si spera), oppure da attribuirsi alle assurde censure dell’attuale potere?  

Nello stesso momento in cui andava in onda l’ultima puntata del Festival di Sanremo, al calar della sera, Torino era scossa da violenti scontri che contrapponevano la polizia a manifestanti di area anarchica.

Lo sgombero del centro anarchico di via Alessandria pare sia stato il frutto di un fallito tentativo di arresto nei riguardi di cinque occupanti. Un’operazione di polizia giudiziaria non andata a buon fine a cui è seguito l’atto di forza poliziesco immediatamente rivendicato dalla Sindaca Appendino in Consiglio comunale.

La cacciata degli occupanti di un qualsiasi stabile andrebbe fatta con opportuna azione giudiziaria, ossia azione di reintegro del possesso da parte del proprietario, e non a colpi di manganello che la rendono di fatto illegittima. Per fortuna l’intervento del Ministro Bar dello Sport ha permesso di chiarire chi fossero i “Buoni” e chi i “Cattivi” della vicenda, indicando con il termine di “Infami” (per cui “Cattivi”) i giovani ribelli dell’Asilo Occupato.

Infame è un vocabolo tipicamente carcerario, molto in voga tra i detenuti appartenenti a famiglie mafiose, e di conseguenza stupisce l’uso disinvolto che ne fa la compagine leghista di governo. Salvini, a capo del Viminale, etichetta con il termine “Infame” qualunque individuo che non rientri nel suo concetto di “persona per bene”, garantendosi così continue inquadrature sui vari Tg mentre sottolinea il forte disprezzo verso chi non la pensa come lui.

I risultati delle elezioni regionali in Abruzzo smascherano la trappola mortale in cui si sono cacciati i 5 Stelle, i quali ingenuamente hanno mostrato il collo al Conte Dracula di Giussano, consentendo di essere vampirizzati senza pietà. Tra un versamento di sangue e uno svolazzamento di Salvini, con tanto di divisa della Polizia, ricompare la solita brutta abitudine della classe borghese italiana, pronta a sostenere anche un dittatore in erba pur di garantirsi tranquillità e occasioni di speculazione.

Esattamente come accadde nella prima metà del Novecento, poco importa se il candidato leader del futuro governo simpatizzi per tesi nazionaliste e magari nutra nostalgia per il mascellone volitivo, ponendosi idealmente vicino alle posizioni di CasaPound. L’importante è che il premier garantisca, anziché inclusione e diritti civili, i grandi cantieri modello Tav nonché l’inviolabilità della proprietà privata.

Una deriva fascista ben rappresentata dai vessilli della Repubblica di Salò innalzati durante le celebrazioni del 10 febbraio (ossia la commemorazione della discussa vicenda istriana), ma anche dal silenzio di Mattarella il quale, al contrario, ha tacciato di negazionismo chiunque metta in dubbio la storia ufficiale delle Foibe (ossia vietando ogni cenno a coloro che ci sono finiti prima per mano degli Ustascia croati e dei fascisti italiani).

L’Italia s’è desta ma indossando nuovamente fez e manganello. Tradizione vuole che il Paese ora individui nuovi nemici interni (i migranti e gli “Infami” salviniani) ed esterni (la Francia), così da poter sorvolare su tradimenti di programma da parte del governo e magagne varie.

Timidamente il popolo della Sinistra, pur abbracciando l’astensionismo elettorale, ha deciso di tornare in piazza. I primi anticorpi al regime si stanno rafforzando generando mille, diecimila, un milione di “Infami” che spazzeranno via nel tempo il virus attuale, così come il ceppo che lo ha generato (in primis il Renzismo). Anticorpi forse già manifestatisi nel voto popolare di Sanremo.

Fino a quando l’organismo reagisce, non tutto il male viene per nuocere.

print_icon