RITORNO AL FUTURO

"Rivogliamo le Province", dietrofront del M5s

La sindaca Appendino e la sottosegretaria Castelli d'accordo: "Si torni all'elezione diretta degli amministratori e maggiori finanziamenti". A chi assume l'incarico va riconosciuto l'emolumento. E pensare che Di Maio voleva l'abolizione dell'ente

Nell’agosto 2017 Luigi Di Maio diceva: “Con noi al governo faremo tre righe di riforma costituzionale che abolisce la parola province dalla storia del nostro paese”. Oggi, a un anno e mezzo di distanza, Chiara Appendino non solo vuole riportarle all’antico splendore in termini di competenze e finanziamenti, ma, parlando di Città Metropolitane, auspica il ritorno all’elezione diretta dei suoi amministratori e il ripristino dell’indennità per chi ha l’onere di gestire questi enti. Concetti espressi solo in parte durante l’incontro di martedì a Roma con i colleghi delle città metropolitane italiane e che dovrebbero essere ripresi durante l’assemblea regionale dell’Anci in programma lunedì a Torino, alla quale è prevista la partecipazione del vertice nazionale Antonio Decaro.

Per la sindaca grillina innanzitutto “è fondamentale ribadire il principio secondo cui le funzioni assegnate, per poter essere esercitate, devono essere coperte da risorse adeguate e certe”, condizione tutt’altro che soddisfatta per molte Province e Città metropolitane con deleghe non chiare e bilanci scassati per via di trasferimenti che arrivano col contagocce. Non sono né carne né pesce le province: la riforma costituzionale avrebbe dovuto definitivamente eliminarle, ma con la bocciatura del referendum sono rimaste in un limbo insopportabile: non sono morte e neanche vive, diciamo che agonizzano.

Secondo Appendino “i cittadini devono tornare a poter scegliere chi li rappresenta” e inoltre “è sentita comunemente da parte di tutti i sindaci metropolitani la necessità di dotare questi enti di una vera e propria Giunta”. Infine, dice la sindaca “va prevista un’indennità di funzione per i componenti della Giunta perché non è ragionevole chiedere di amministrare gratuitamente (assumendo le relative responsabilità) un ente che nel nostro caso eroga servizi a più di 2,2 milioni di abitanti”.

Questioni (in particolare l'elezione diretta degli amministratori) che secondo la prima cittadina di Torino vanno affrontate non solo per le Città metropolitane ma anche per le province "per evitare disparità e paradossi tra due enti certamente non sovrapponibili ma con forti analogie in termini di ruolo di governance del territorio e servizi gestiti".

Parole che fanno il paio con quelle del sottosegretario al Mef Laura Castelli secondo la quale “si pone sempre più urgente il tema delle province e delle loro funzioni fondamentali”. Lo ha detto a margine del tavolo tecnico, convocato presso il Viminale, per la scrittura delle nuove linee guida per la modifica del testo unico degli enti locali. “Continueremo a lavorare sulla ridefinizione del perimetro delle Città metropolitane e la necessità di indicare regole differenti, perché di fatto si tratta di zone economiche speciali. Deve essere poi affrontato il tema del sistema di elezione di questi Enti, che non può essere slegato dalle funzioni che gli stessi esercitano”. Così il Movimento 5 stelle si allinea di fatto alla Lega, da sempre favorevole alle province, che per anni sono stati vere e proprie fucine di classe dirigente e roccaforti elettorali, dalla Lombardia al Veneto.

Pensare che fino a qualche mese fa gli amministratori grillini non partecipavano all’elezione di secondo livello delle province perché le considerava un ente inutile, da abolire. Anche su questo, la posizione sembra essere diametralmente mutata.

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