TRAVAGLI DEMOCRATICI

Zingaretti snobba il Piemonte

Dei tre concorrenti alla segreteria nazionale del Pd il governatore del Lazio è l'unico a non avere in programma un'iniziativa nella regione. Pare per evitare l'abbraccio di Fassino. Ma ora con l'ex sindaco fuori combattimento potrebbe ripensarci

Piemonte? No grazie. Nicola Zingaretti pare tutt’altro che intenzionato a tornare, nel suo rush finale per il congresso, nell’unica regione del Nord governata dal centrosinistra e che il centrosinistra cercherà di conservare con il voto di maggio. Immaginabile lo scorno e la delusione dei capataz locali impegnati nella corsa del governatore del Lazio verso la conquista del Nazareno. Pare che non si siano per nulla risparmiati, incominciando dai parlamentari e a scendere, nell’opera di convincimento senza tuttavia, ad oggi, ottenere l’attesa risposta positiva.

Una richiesta fattasi ancora più pressante dopo le tappe piemontesi di Maurizio Martina e del ticket Roberto Giachetti-Anna Ascani. Niente da fare: l’idea di tagliar fuori la regione su cui sono concentrati i riflettori della politica per la Tav e dove il Pd, con Sergio Chiamparino, è chiamato alla più difficile delle battaglie (dopo quella che ha visto sconfitto Piero Fassino due anni e mezzo fa alle comunali torinesi), sembra essere quella assunta a decisione dallo staff di Zingaretti e, come si vocifera, in prima battuta da egli stesso.

Tra le voci che si rincorrono per trovare una motivazione plausibile, seppur inconfessabile, alla cancellazione dei Piemonte dall’agenda di Zingaretti ci sarebbe pure quella che vorrebbe il presidente della Regione Lazio decisamente restio (per usare un eufemismo) ad associare la sua immagine a quella di Fassino. L’ex sindaco, pur eletto in Parlamento in un collegio dell’Emilia, resta figura di primissimo piano per il Pd in Piemonte e la sua corrente avrebbe pressato non poco per essere rappresentata nella lista congressuale per non meno del 50%.

Richiesta non certo gradita dallo stretto giro zingarettiano, così come dalle altre componenti a partire da quella che ancora fa capo all’ex guardasigilli Andrea Orlando. Alla fine pare che ci si sia accordati per una percentuale attorno al 20, ma gli strascichi di queste rivendicazioni non hanno certo favorito un ripensamento da parte del candidato più a sinistra dei tre concorrenti alle primarie.

Va detto che c’è chi riferendosi all’intenzione di Zingaretti di tenere una certa distanza di sicurezza nei confronti dell’ex renziano Fassino e annotando l’infortunio, fortunatamente senza gravi conseguenze (ma che gli imporrà alcuni giorni di riposo) occorso l’altro giorno all’ex sindaco, preveda un ritorno sui suoi passi del candidato alla segreteria con una sua visita in Piemonte.

Vera o non vera ma certamente molto verosimile la questione Fassino, non sarebbe tuttavia la sola a indurre Zingaretti a non trovare posto – come già annunciato per il richiesto confronto con gli altri due aspiranti alla segreteria – nella sua agenda. Ci sarebbe un fattore assai più legato alle previsioni del risultato nella regione dove la maggior parte dei parlamentari si è schierata con Martina e dove Giachetti ha ottenuto un risultato ben oltre le aspettative con veri record come quello nell’Alessandrino, a indurre il governatore laziale se non a cancellare definitivamente il Piemonte dalla sua agenda del tour a ridosso delle primarie, certamente a farlo scorrere in basso a vantaggio di altri territori.

QUI I CAPILISTA IN PIEMONTE DELLA MOZIONE ZINGARETTI

Nulla di deciso: è la diplomatica risposta che si ottiene da componenti dello staff di Zingaretti in merito alla sua calata in Piemonte, così come sollecitato dai colonnelli dem che lo sostengono. Si sono decise, invece le liste della mozione e chi le guiderà: a Torino i capilista saranno l’orlandiano Enzo Lavolta, Nadia Conticelli e il fassiniano che pure partecipò alla Leopolda Raffaele Gallo, mentre gioca in trasferta ad Asti il vercellese con casa e lavoro a Roma Andrea Pacella da mesi al fianco del governatore del Lazio. Ad aprire la lista a Cuneo sarà invece l'ex parlamentare Cesare Damiano, che dopo essersi candidato alla segreteria si era ritirato dalla competizione dichiarando il suo sostegno a Zingaretti.

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