DEMOCRAZIA DIRETTA

Tav, "la parola ai piemontesi"

Chiamparino chiede al Consiglio regionale l'indizione di una consultazione sulla decisione del Governo di bloccare la Torino-Lione. "Tutto si risolve se l'11 marzo si dà il via libera ai bandi". E non esclude di convocare lui stesso una nuova manifestazione di piazza

“C’è una deadline che è l’11 marzo quando il cda di Telt dovrà decidere sui bandi di gara. Se per quella data il governo non invierà una lettera per sbloccarli, chiedo che il Consiglio regionale individui un modo per dare la parola ai piemontesi per chiedere cosa pensano non della Tav, sulla quale si sono già espressi favorevolmente, ma sul fatto che il governo Conte, Di Maio, Salvini intende bloccare l’opera”. Il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, nelle comunicazioni all’aula di Palazzo Lascaris sulla Torino-Lione, ha annunciato l’intenzione di chiamare i cittadini a pronunciarsi sul fatto che il governo ha bloccato l’opera. Non un vero e proprio referendum, ma una consultazione secondo quanto prevede l’articolo 86 dello Statuto – magari da tenersi il 26 maggio, contemporaneamente alle elezioni regionali ed europee – dal forte significato politico. “Bisogna che il Governo decida – ha aggiunto – basta con le pantomime elettorali, altrimenti abbiamo il dovere di far sapere cosa pensano i piemontesi”.

Le ragioni per alzare il livello di guardia e mobilitare la cittadinanza sono molteplici, dalle questioni occupazionali ai timori che la nuova Commissione Europea che uscirà dalle urne di maggio possa dirottare i finanziamenti su altri progetti e compromettere definitivamente il collegamento. “Non so quanti posti di lavoro si perderebbero in prospettiva, ma posso dire per certo che le mille persone che attualmente sono impegnate nel cantiere finirebbero subito a casa, come minimo in cassa integrazione – ha rimarcato il governatore –. Il rischio vero che corriamo non è un semplice ritardo di qualche mese, poiché sono convinto che il Governo voglia aspettare fino alle elezioni europee, ma il fatto che con una nuova Commissione e un nuovo Parlamento Ue, qualcuno possa dire, visto che gli italiani hanno tanto bisogno di approfondire, ci sarebbero due o tre progettino da finanziare altrove, cominciamo a mettere lì e lì, poi vedremo...”.

Chiamparino è tornato ancora sull’ipotesi di un nuovo tracciato low cost. “Se si riesce a ridurre i costi della Torino-Lione di qualcosa mi va bene, ma se la mini-Tav vuol dire tagliare fuori Orbassano e nodo di Torino non sono d’accordo perché allora stiamo facendo la Milano-Lione” ha spiegato riferendosi al progetto rilanciato ancora ieri dal sottosegretario leghista Edoardo Rixi. “Non contiamoci palle – ha sbottato il presidente – se mini-Tav vuol dire non far fare la stazione di Susa a qualche archistar mi va benissimo, la faccia anche un geometra, purché però ci sia quella stazione”. “Il resto della mini-Tav c’è già ed è stata fatta dall’ultimo governo Berlusconi e dai governi di centrosinistra che hanno progressivamente modificato il progetto – ha spiegato ancora– se mini-Tav vuol dire che non si raggiunge più lo scalo merci di Orbassano, alle porte di Torino, questo vuol dire che non si fa più la Tav”, ha concluso.

“Non c’è tempo per mettere in piedi in marzo né un referendum né una consultazione popolare, quello che si può fare è chiedere al ministero dell’Interno se il 26 maggio possiamo aggiungere una scheda per chiedere ai piemontesi di esprimersi”, ha spiegato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti, ai giornalisti, a margine dei lavori dell’Aula. Il voto non sarebbe vincolante, “perché non sarebbe un referendum né consultivo né abrogativo, e non avrebbe bisogno di quorum. Sarebbe un modo per permettere a chi va a votare di dire ciò che pensa”.

Nel corso del dibattito si sono registrati alcuni momenti di bagarre dopo tre consiglieri del Pd, Valentina Caputo, Nadia Conticelli e Luca Cassiani, hanno mostrato in aula cartelli “Sì Tav”, costringendo il presidente dell’Assemblea Boeti a sospendere per pochi minuti i lavori. Scontata la contrarietà alla proposta avanzata da Chiamparino da parte dei consiglieri grillini: Siamo qui di nuovo a parlare di Tav, ma ai piemontesi in questo momento serve che il bilancio regionale venga approvato – hanno sostenuto nei loro interventi i pentastellati Giorgio Bertola, Davide Bono e Francesca Frediani –. A Chiamparino non interessano i problemi dei piemontesi, ma solo la Torino-Lione e vuole far perdere tempo e denaro per una cosa che non si può fare. Il Piemonte è stato messo in ginocchio dalla vicenda firme false, dal grattacielo mai finito, dallo scandalo Finpiemonte. Questa opera deve essere fermata, non accettiamo nessuna ipotesi che preveda la realizzazione del tunnel di base”. Perplessità “sulla reale utilità” della consultazione è stata invece espressa dall’opposizione di centrodestra: “Evitiamo di aggiungere schede ad un turno elettorale che impegnerà i piemontesi in molte elezioni comunali, regionali ed europee – ha affermato il capogruppo di Forza Italia Andrea Fluttero – . Basiamoci su di una semplice considerazione: il centrodestra è da sempre favorevole alla Tav, ci auguriamo che anche la coalizione di sinistra che appoggerà Chiamparino lo sia nonostante le sue contraddizioni interne. Se invece il M5s, da sempre contrario alla Tav, vincerà le elezioni regionali i piemontesi dimostreranno di essere contrari alla Tav. Oggi servono maggioranze chiare con programmi altrettanto chiari, le regionali saranno dirimenti per far decidere agli elettori”.

Uscendo da via Alfieri Chiamparino ha annunciato che se l’11 marzo la situazione non si sbloccherà l’impasse non esclude di mettere in atto altre forme di pressione. “Non disponendo della piattaforma Rousseau, che mi consentirebbe di confermare che l’80% è a favore, potrei convocare un incontro pubblico in una piazza piemontese per far sentire la voce dei cittadini”.

Nella seduta pomeridiana, alla conclusione del dibattito, il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno, presentato dall’esponente Pd valsusino Antonio Ferrentino, che appoggia la richiesta di consultazione. L’aula ha poi respinto una serie di ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle, che in polemica con quello della maggioranza, chiedevano la riapertura o il rafforzamento di una serie di linee ferroviarie minori.

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