Ultrà: Pg Cassazione, confermare condanne Alto Piemonte

Sono tutte da confermare le condanne per il processo Alto Piemonte, sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel nord-ovest, compreso il business dei boss calabresi della cosca Bellocco-Pesce di Rosarno legato al bagarinaggio dei biglietti della Juve. Lo ha chiesto il Pg della Cassazione nella sua requisitoria che ha dato il disco verde solo all'accoglimento del ricorso di Fabio Germani, ex capo degli ultrà juventini, assolto in primo grado e condannato in appello a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione con l'accusa di aver "introdotto" esponenti del clan nel giro dei biglietti. Per lui, stando al Pg, serve un appello bis. Nulla da fare invece - ad avviso del Pg - per gli altri undici imputati che hanno fatto ricorso contro il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Torino il 16 luglio 2018. I loro reclami sono da considerare "inammissibili", e uno è da "rigettare". In appello erano stati condannati in 14, ma in due hanno ritirato il ricorso alla Suprema Corte. Per vari reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, alle armi e alle estorsioni, sono stati condannati e attendono il verdetto della Suprema Corte: Antonio Agresta (2 anni), Giuseppe Avenoso (3 anni, 10 mesi e 10 giorni), Fabio Bruzzesi (3 anni e 4 mesi), Rocco Doninello (5 anni) e suo padre Saverio (8 anni e 8 mesi), Antonio Miccoli e Diego Raso (per entrambe, 13 anni e 2 mesi), Enrico Raso (8 anni e 8 mesi), Giovanni Raso classe 1963 (8 anni e 7 mesi e 10 giorni), Giovanni Raso classe 1967 (6 anni 11 mesi e 10 giorni), Giuseppe Sgrò (7 anni), oltre a Germani di cui si è detto. La sentenza d'appello - alla quale sostanzialmente il Pg ha dato la sua adesione - ripercorre la storia dei rapporti tra boss, tifoseria organizzata e dirigenza bianconera, sposando quasi integralmente la ricostruzione dei pm. Compreso il passaggio in cui Rocco Dominello chiede all'ex dg Beppe Marotta (mai indagato) di organizzare un provino per il giovane figlio di Umberto Bellocco. Era da "almeno dieci anni" (secondo il Pg torinese Marcello Tatangelo) che la 'ndrangheta aveva messo le mani sulla spartizione dei biglietti, ma a vincere la partita nel 2012, fu Rocco Dominello, che approfittò di un "vuoto di potere" generato da un'ondata di arresti e, sfruttando l'amicizia di Germani. Le carte processuali hanno dipinto una Juventus quasi succube e "ben disposta a fornire ai gruppi ultras cospicue quote di biglietti e abbonamenti perché li rivendessero, ottenendo in contropartita l'impegno a non porre in essere azioni violente per spartirsi l'affare. Dominello garantiva l'equilibrio".

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