Troppe aspettattive (deluse) nelle urne

Ad ogni elezione gli animi di molti sono scossi da profonde emozioni perché competizione e tifo sono tipiche della natura umana. Come le competizioni sportive scatenano forti emozioni che trasformano persone compassate in esagitati, anche le elezioni scatenano le stesse emozioni con il plus che nel caso della politica, tramite il voto o la propria candidatura, si partecipa attivamente.

Il problema è che si carica la politica di troppe aspettative. Ormai alla politica non si chiede più di fermare la criminalità e occuparsi dell’esercito, ovvero della gestione della violenza, ma ci si aspetta che risolva ogni problema. Lo Stato è percepito come una mamma a cui chiedere aiuto in ogni evenienza e pertanto le elezioni si caricano di chissà quali aspettative che puntualmente non possono che essere deluse. Nessuno è in grado di risolvere ogni problema. La volubilità dell’elettorato è legato a questo eccesso di aspettative che non possono essere soddisfatte. In passato oltre alla  presenza di una forte ideologia e della guerra fredda, era evidente ai più, che in ogni caso dopo le elezioni non sarebbe caduta la manna dal cielo e si sarebbe continuato a lavorare con il sudore della fronte.

Oggi le ideologie non esistono, si assiste ad un processo di scristanizzazione molto forte, ma si continua a credere ai miracoli e pertanto ci si illude che mamma stato come novella divinità possa risolvere ogni problema dal lavoro all’abitazione, alla salute e finanche i problemi sentimentali. Ci è capitato di sentire di tutto purtroppo. Il reddito di cittadinanza rientra in questo novero di miracoli attesi: chi non vorrebbe sbarcare il lunario senza fare nulla? L’idea stessa è sbagliata, ma purtroppo diffusa. Molti invocano un ritorno ai valori, ma sarebbe sufficiente il ritorno di un minimo di razionalità per capire che i problemi vanno affrontati e non demandati ad altri e che per vivere è necessario lavorare. E se si vogliono risultati importanti bisogna fare dei sacrifici. Sicuramente ci saranno i fortunati, ma sono l’eccezione e non la regola.

Sarebbe auspicabile che dopo la sbornia elettorale anche i governanti si mettessero a lavorare cercando di attuare quello riforme di cui l’Italia ha bisogno, come la riduzione della spesa pubblica, la riduzione delle tasse, la semplificazione burocratica e l’abbattimento del debito pubblico.

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