Mini-Bot, maxi truffa

Mini-Bot o maxi truffa? Si sa: una delle caratteristiche distintive del “bidonista”, ossia dell’imbroglione professionale, sta nel far passare per ovvie, scontate, perfino lapalissiane, le proposizioni fasulle di cui si fa portatore. Assistiamo in questi giorni a una presenza nei media a dir poco assillante del presidente della Commissione Bilancio della Camera, tale Claudio Borghi, leghista, la cui mission sta nel convincere il “popolo bue” sulla efficacia di pagare i debiti dello Stato verso le imprese e, dunque, verso i contribuenti propinando loro i mini-Bot. Messa in questi termini potrebbe apparire una sciocchezzuola sparata lì per lì da una persona avulsa dalle tematiche economiche, seppure istituzionalmente quotata; roba alla Bossi, alla Salvini, alla Di Maio, per intenderci. Andando a scavare si scopre, invece, che persino i geniacci del Pd avevano accarezzato l’idea in un passato renziano non remoto, tanto da apporre la loro firma su qualche provvedimento parlamentare in materia, per poi pentirsene. Buon per loro.

Ma che cosa sono i mini-Bot? Saranno moneta contante sotto mentite spoglie oppure semplice debito pubblico che verrà ad aggiungersi a quello stantio e ammuffito di cui ben sappiamo? Non sembri la domanda fuori luogo perché a seconda di come verrà concepita questa sorta di lampada di Aladino varierà notevolmente il significato e il conseguente impatto sull’economia, di riflesso sulle nostre tasche (ne siano consapevoli gli elettori). Le cifre di cui si parla, note sempre per difetto, si aggirano tra i cinquanta e i sessantacinque miliardi di euro, roba da procurare un ictus al sistema economico, comunque il “trattamento” venga concepito!

I geni leghisti, dimostratisi particolarmente esperti in materia di maneggiamento di quattrini pubblici, prima nel tentativo prestidigitazionale di far sparire 49 milioni di euro, poi, messi all’angolo, nel concordarne la restituzione in comode rate pluridecennali del tipo “a babbo morto”, ora stanno tentando di trasferire nel governo dello Stato la loro indiscussa professionalità in materia. A niente sono valse le osservazioni del fior fiore di professori universitari, tecnici, analisti, nel precisare quanto sarebbe fuorviante e dannosa l’emissione di mini-Bot per saldare i debiti dello Stato verso le aziende. Ricordate di aver letto nei libri di storia (non in tutti, purtroppo) di come le caravelle portoghesi approdate nel “nuovo mondo” barattavano con i nativi biglie di vetro colorato in cambio di oro? Ebbene, prendiamo atto che la storia tende a ripetersi pur cambiando forma e immagine.

Nella sostanza, però, resta la filosofia di fondo: offri all’indigeno qualcosa di brillante agli occhi, tipo i mini-Bot, il reddito di cittadinanza, la Flat-Tax e roba simile e rapinalo nel contempo dei pochi beni di cui dispone, addirittura col suo consenso. Questa è in sintesi la “filosofia” dei mini-Bot della Lega, con tanto di assenso grillino. Per confermare la tesi basti prendere fisicamente visione delle prove di stampa dei mini-Bot dove viene raffigurata la figura di un calciatore colto nell’entusiasmo di un pallone appena infilato in rete. Roba da curva sud, “Daspo” o meno, insomma. Un tempo, in ciò che rappresentava un “valore” veniva riprodotta l’immagine di un genio, di un premio Nobel, di un grande artista, di un benefattore dell’umanità. Ora solo uno che prende a calci una palla. A tanto siamo ridotti perfino simbolicamente col governo grillino-leghista! Come se non bastasse, possiamo andare a scovare a metà degli anni ’70 del secolo scorso qualcosa di molto, molto simile: il colossale imbroglio dei mini-assegni.

A uso degli smemorati o di coloro i quali, troppo giovani per ricordarlo, ignorano di che cosa stiamo parlando, si offre una stringata sintesi: allora lo Stato, incapace (volutamente?) di coniare monetine (mai dato sapere se per contingenza, per dolo o per colpa grave) autorizzò le banche a emettere “assegni circolari” di importi minimi sostitutivi delle monetine carenti, definite spiccioli. Ecco allora il “mercato” letteralmente invaso da mini-assegni acquistabili in banca e con i quali potevi pagarci il caffè al bar, il giornale all’edicola e la “Zecca” dello Stato a risparmiare sul conio. Chi guadagnò fior di miliardi? Indovini il lettore, se è appena attento. Chi ci perse? Visto che nessun premio è previsto per la risposta esatta, tenetevela a conto.

Ricordi il lettore, però, che il suo voto elettorale vale tanto e poi tanto anche per il proprio portafoglio dato che ancora oggi paghiamo i danni di allora e i seguenti. I piagnistei postumi stavolta non potranno essere tollerati. Dunque, buoni mini-Bot a chi vuole farsi imbrogliare e altrettanto buone dannazioni a chi costringe tutti noi a subire le conseguenze delle sue scelte elettorali scellerate. Gli attuali bidonisti al governo del Paese non ce li ha portati Babbo Natale, né il mago Silvan. Certo, qualcuno sosterrà a ragione, i grillino-leghisti sono la conseguenza dei malgoverni precedenti, ma si può eccepire che da altre parti in giro per l’Europa gli elettori tentano di individuare alternative valide al precedente vecchiume ben lontane dalle cialtronerie leghiste e dalle “mezze seghe” grilline. Da noi, invece, sembra che il fondo non si sia ancora toccato. Meritiamo tanto?

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