Giustizia: processato troppo in fretta, sentenza annullata 

La giustizia si inceppa anche quando ha troppa fretta: ne sa qualcosa la Corte d'appello di Torino, che per avere voluto celebrare un processo con quaranta minuti di anticipo, e senza nemmeno aspettare l'avvocato difensore, si è vista annullare una sentenza dalla Cassazione. Il caso, decisamente singolare in un Palazzo di Giustizia in cui le critiche di solito si muovono verso l'eccessiva lentezza dei procedimenti e l'elevata quantità di fascicoli da smaltire, risale al 4 aprile 2018. Quel giorno la Corte subalpina si doveva occupare di un italiano di 48 anni, originario di Domodossola (Vco), già condannato in primo grado, nel 2016, per la detenzione di 148 grammi di hashish (corrispondenti a 1.204 dosi). Pur essendo fissata alle ore 11, l'udienza fu chiamata alle 10:21. In quel momento non c'erano né l'imputato né il difensore, ma questo non impedì alla Corte di procedere, tanto che il dispositivo venne letto alle 10:41. L'avvocato - come si ricava dalla lettura della sentenza degli Ermellini - arrivò in aula regolarmente alle 11 per sentirsi dire che ormai era tutto finito. Il legale ha fatto ricorso lamentando la "violazione del diritto di difesa" e nelle scorse settimane ha ottenuto ragione: la Cassazione ha preso atto della "palese illegittimità" del processo, annullando la sentenza e restituendo gli atti alla Corte d'appello per un nuovo giudizio.

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