No Tav, violata la zona rossa
17:42 Sabato 27 Luglio 2019Un gruppo di manifestanti travisati ha aperto un varco nel cancello che delimita l'area dello scavo di Chiomonte. "Raggiunto il cantiere, ce l'abbiamo fatta", esultano. Ma è stata solo una farsa. Lancio di pietre e lacrimogeni. Denunciati 48 attivisti, molti appartenenti ad Askatasuna
Tensione alla marcia No Tav partita da Venaus e arrivata a Giaglione, nel torinese. Alcuni militanti hanno raggiunto Chiomonte, forzando la zona rossa attorno al cantiere dell'alta velocità Torino-Lione. Altri manifestanti hanno raggiunto la prima rete che delimita il cantiere di Chiomonte sui sentieri della Val Clarea e hanno tagliando la griglia del new Jersey che impedisce l'accesso al cantiere dell'alta velocità Torino-Lione. Poi hanno lanciato pietre contro le forze dell'ordine che hanno risposto con lacrimogeni. “Abbiamo ripristinato la legalità, questa è una via francofona, l’antica via delle Gallie – ha affermato un esponente del movimento – che è stata chiusa illegalmente”. Quaranta le persone denunciate, tra cui noti esponenti di Askatasuna, per aver demolito la cancellata. I manifestanti, qualche migliaia, alcuni dei quali appartenenti alla galassia antagonista, provengono dai centri sociali. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo: volevamo raggiungere il cantiere e ce l’abbiamo fatta”. Afferma una storica attivista No Tav. I manifestanti, percorrendo lo stradone che collega l’abitato di Giaglione al cantiere, dopo aver aperto un varco nella prima cancellata che sbarrava loro il percorso, hanno proseguito il cammino fino al secondo sbarramento sul torrente Clarea. Una vittoria di Pirro, almeno secondo la versione della Questura: “Alcuni facinorosi hanno forzato un cancello di protezione usando persino flessibili e fiamme ossidriche, ma nessun manifestante è riuscito ad avvicinarsi all’area del cantiere”. Insomma, pura azione dimostrativa.
Nel primo pomeriggio la marcia era iniziata in maniera ordinata e pacifica. Gli attivisti avevano però dichiarato fin da subito l’intenzione di voler raggiungere il cantiere di Chiomonte sfidando l’ordinanza della prefettura che ha esteso la zona rossa a tutti i percorsi attorno al cantiere. Per questo il corteo, tra bandiere, cartelli e striscioni No Tav, si è diviso in due tronconi, uno dei quali ha imboccato i sentieri che salgono sul fianco della montagna, il grosso del gruppo invece si è incamminato lungo lo stradone principale. “Pacifici e determinati”, così veniva riassunto lo stato d’animo alla vigilia della “grande marcia” nelle parole di un attivista storico come Guido Fissore, 74 anni. “Qui non si parla di prendere d’assalto il Palazzo d’Inverno o di fare chissà cosa. Noi vogliamo andare al cantiere. E se ce lo impediscono, cercheremo di andarci lo stesso”. Un proclama charo.
“Abbiamo riempito la valle ci sono migliaia di bandiere No Tav, è tutto bellissimo. Forse al governo qualcuno pensava si risolvesse come il Tap. In 20 anni non hanno capito nulla di questa valle perché questa valle della coerenza quotidiana fa il suo motto”. Sono queste le parole degli organizzatori durante la marcia No Tav verso il cantiere, mentre sono stati scanditi slogan anche contro il Governo, la Lega e il M5s. “È un tempo partigiano”, hanno detto i militanti sfiorando il ridicolo, “Quattro gocce non ci spaventano”. Ad aprire il corteo striscione che recita: “La valle che resiste - No tav”. Molto gettonati due slogan: “I popoli in rivolta scrivono la storia, No Tav fino alla vittoria” e "Giù le mani dalla Val di Susa”.
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L’Italia intanto, che ha inviato ieri in serata alla Ue la lettera con cui conferma l'intenzione di proseguire nella realizzazione della Tav Torino-Lione, ha ricevuto la conferma che la missiva è stata recapitata oggi. Nelle scorse settimane la Commissione europea aveva chiesto a Italia e Francia di chiarire le rispettive posizioni sull'opera. La lettera alla Commissione europea consente di dare seguito alle procedure sull'opera. La missiva è stata firmata da una dirigente del ministero dell’Economia ed è stata redatta in coordinamento con la segreteria della Presidenza del Consiglio. Si tratta di un atto procedurale tecnico che, secondo la prassi, non prevede la firma del ministro competente (il titolare di Infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli). La lettera, che è stata inviata per conoscenza anche alla Francia, rappresenta un passaggio necessario nella procedura sui bandi per la costruzione dell’opera.
In un post pubblicato sul Blog delle stelle, i Cinquestelle annunciano di aver depositato una mozione al Senato per fermare la Tav. “Ieri al Senato è stata depositata la mozione del Movimento 5 Stelle che impegna il Parlamento a bloccare la realizzazione del Tav Torino-Lione - si sottolinea -. Rispettiamo così l’impegno preso subito dopo il recente annuncio del Presidente Conte sul fatto che nei colloqui con Francia e Ue non sia riuscito a fermare l’opera. Il premier ha detto chiaramente che solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale per fermare il Tav”. Il post continua: “Bene, chi vuole mettere la faccia e la firma su un’infrastruttura del tutto inutile, fuori dalla storia e negativa sul piano finanziario e ambientale, deve farlo dentro il Parlamento, l’organo sovrano eletto dai cittadini. Chi vuole fare un regalo a Macron allora dica sì alla Tav”. La mozione, a questo punto del tutto inutile visti i numeri in parlamento, sarà discussa (e respinta) il prossimo 7 agosto.