CRISI GIALLOVERDE

Capogruppo M5s: Salvini infame

Iacopino, numero uno dei grillini al Comune di Novara, scatena un putiferio. Il leghista Lanzo attacca: "Lo sa che l'espressione da lui usata è utilizzata dai mafiosi che appestano il nostro Sud?". Chieste le dimissioni: "È un cyberbullo"

La classe non è acqua e il vaffa fu l’inizio del tutto. Con questi presupposti, attendersi tra le mille metamorfosi grilline pure quella del linguaggio sarebbe chiedere la luna. Tuttavia, anche nell’eccesso elevato a bandiera dell’asserita diversità c’è un troppo che stroppia. Una stonatura fastidiosa e irritante, pur nello spartito delle politica dove sono spariti i toni bassi e pure quelli medi, tantopiù se a farla, ripetendola in crescendo, non è uno che sbruffoneggia al bar, bensì lo fa dalla sua carica pubblica.

Non è dato sapere se sia stato il primo a usare quel termine conquistando un tutt’altro che ambìto podio, certo è che Mario Iacopino, capogruppo del M5s nel consiglio comunale di Novara, dando dell’”infame” a Matteo Salvini ha scatenato una ridda di reazioni nel partito del Capitano. Reazioni ampiamente prevedibili, ancor più dopo la rottura dell’alleanza di governo che ha dato liberissimo sfogo a reazioni e convinzioni forzatamente sopite. E poi la rabbia per quel tradimento operato dal leader leghista.

Tutti motivi per avercela con lui, non certo per aggiungere al lungo elenco degli insulti pure quello che evoca linguaggi di chi col Viminale ha a che fare come “cliente” della polizia. Passi il “coniglio verde” dato a Salvini, tingendo quello che in altri tempi e con ben altri linguaggi e stile era stato mannaro. Passi il bugiardo, etichetta ormai sdoganata e distribuita reciprocamente tra i politici. Ma quell’”infame”, affibbiato a Salvini ricordando come “gli infami vanno trattati come tali”, è una caduta di stile dove già è impresa ardua trovarne una minima dose.

Se non bastasse per Iacopino, il vicepremier è pure “un uomo di merda”. Verrebbe da chiedersi che cosa di Salvini scriveva o soprattutto pensava non potendolo scrivere il politico novarese fino a pochi giorni fa. Ma, ormai, l’idillio è finito e oltre ai piatti vola roba più grossa.

“L’affermazione che mi crea più inquietudine – osserva il consigliere regionale del Carroccio, Riccardo Lanzo – è quella rivendicata fierezza di essere calabrese unita all’assunto che gli infami vanno trattati come tali. Lo sa Iacopino che l’espressione infame è utilizzata dai mafiosi che appestano il nostro Sud?”. Per il leghista novarese quelli del grillino sono “atteggiamenti da cyberbullo”. E per lui “resta una cosa solo da fare: dimettersi”. Resterà, c’è da scommetterci. Così come resta pure un po’ ridicolo lo scontro tra i fino a ieri alleati e quasi innamorati (entrambi non certo modelli di stile ed eleganza), sui social al tempo della crisi.

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