GIALLOROSSI

Sanità, via la Grillo dal ministero

Il Pd vuole un proprio esponente alla guida del dicastero della Salute. Rossi: "Non possiamo perdere altro tempo sulle due grandi realizzazioni di Novara e Torino". Anche l'assessore regionale Icardi è preoccupato dai possibili ritardi

Fare presto e non perdere altro tempo sulla Città della Salute di Novara. E non complicare l’iter già avviato per il Parco della salute di Torino, con il rischio, assai concreto, di allungare i tempi e scoraggiare l’investimento dei privati. Una necessità che trova concordi il Partito Democratico e la giunta regionale di centrodestra. Entrambi guardano con attenzione e apprensione a chi sarà il nuovo ministro sul cui tavolo l’uscente Giulia Grillo lascia il decreto per l’avvio del progetto novarese sul quale non ha mai voluto mettere la firma, tergiversando per mesi e scoprendo apertamente la sua (e del suo partito) contrarietà al sistema di finanziamento attraverso il partenariato pubblico-privato.

“Mi auguro che il ministero della Salute venga nominato su indicazione del Pd – dice il consigliere regionale dem Domenico Rossi –. Si tratta di un elemento fondamentale per l’Italia e in maniera particolare per il Piemonte che ha bisogno di superare lo stallo sul progetto della Città della Salute di Novara e i ritardi sul Parco della Salute di Torino derivanti dalle perplessità dell’ex ministro Grillo e più in generale del Movimento 5 Stelle sulle modalità di finanziamento dell’opera”. Il consigliere si spinge oltre e lancia “un appello ai parlamentari e ai dirigenti nazionali piemontesi affinché arrivi questa richiesta al segretario Nicola Zingaretti e a coloro che dovranno definire i ruoli del prossimo governo”.

Sul fronte opposto, l’assessore Luigi Icardi, leghista, rimarca anch’egli la necessità di “arrivare al più presto all’avvio del progetto”, anche se apre a possibili differenti modalità per reperire le risorse. “Con il ministero abbiamo avviato un dialogo ipotizzando un intervento da parte di Cassa Depositi e Prestiti, così come dell’Inail” ricorda l’uomo della Sanità nella giunta di Alberto Cirio. Icardi, che sarà audito il prossimo 9 settembre in quarta commissione consiliare proprio sulle due Città della Salute, a differenza di Rossi non pone il tema del cambiamento al vertice del dicastero: “Con l’attuale dirigenza si è avviato un dialogo che mi auguro arrivi a conclusione positiva anche nel caso il ministro non sia più lo stesso”.

Nel ragionamento dell’assessore che appare più orientato a percorrere la strada del finanziamento pubblico attraverso Cdp e Inail, sembra pesare l’osservazione fatta nelle scorse settimane dal nucleo di valutazione di Agenas  in base alla quale la Regione dovrebbe impegnarsi a intervenire con sue risorse nel caso in cui sopravvenissero costi per i quali non sarebbe sufficiente il canone previsto con il privato. “Io non sono affezionato al partenariato pubblico-privato, ma dico che oggi tornare indietro significherebbe rimandare di anni la costruzione della Città della Salute” spiega il consigliere regionale del Pd. “Visto che è tutto pronto, basta la firma del nuovo ministro. E all’assessore dico: si tenga il punto e si prosegua con lo schema già pronto, senza imboccare altre strade che farebbero perdere altro tempo”. Il timore dei ritardi non li nasconde neppure Icardi: “Non vorrei che un nuovo ministro ci costringesse a ripartire da capo, se arriva e firma il piano benissimo, partiamo subito. Anche se – osserva l’assessore – resta la questione sollevata dal nucleo di valutazione. Se ci fosse, rapidamente un intervento di Cdp, Inail o anche la Banca europea degli investimenti come prospettato, io sarei più tranquillo per le casse della Regione”.

Insomma, molto se non tutto dipenderà di quale colore sarà il successore della Grillo: lasciare il ministero ai Cinquestelle difficilmente equivarrebbe a superare la posizione ideologica del partito di Luigi Di Maio sulla collaborazione tra pubblico e privato. “I nostri parlamentari lo spieghino chiaramente a Zingaretti e a chi tratta la composizione del Governo – ribadisce Rossi – Il Piemonte non può permettersi, né accettare ancora ostacoli e ritardi”. 

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