A decidere sono sempre i singoli

La scuola economica “austriaca” così denominata perché i suoi fondatori e principali esponenti erano di origine austriaca come Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek, adotta l’individualismo metodologico come principio di analisi della realtà. L’individualismo metodologico si basa sull’idea che solo gli individui prendono decisioni e che nomi collettivi come classe, etnia, genere, ecc. non rappresentano altro che astrazioni che non esistono come agenti della realtà. Si può tentare di individuare comportamenti simili negli individui appartenente ad un gruppo, ma è evidente che è agente solo l’individuo. Se immaginiamo i lavoratori di una certa categoria al di là dell’aumento di stipendio che è da tutti gradito è evidente che su tutto il resto avranno preferenze diverse. Per esempio il lavoratore con figli desidererà il nido aziendale, mentre quello senza figli una convenzione per le vacanze.

Se applichiamo l’individualismo metodologico alla crisi di governo ci rendiamo conto che i nomi collettivi come partito e governo non esistono, ma esistono individui con ruoli e incarichi diversi che prendono le decisioni. La cosa più evidente che balza agli occhi è la possibilità che ha il presidente della Repubblica di sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Ci saranno i consiglieri, ci saranno delle procedure standard è così via, ma infine è il presidente che prende la decisione. Per quanto una persona cerca di essere neutrale e razionale non può che essere influenzato dalle proprie idee e interessi. In più di un’occasione l’azione dei passati presidenti della Repubblica è stata criticata perché a molti non è apparsa neutrale, ma tendente a favorire la propria parte politica di provenienza. Si possono istituire tutti i contrappesi costituzionali che si vogliono, ma sono gli individui che agiscono e non le istituzioni che non sono altro che la somma di decisioni individuali.

Altre considerazioni si possono fare sui partiti e i parlamentari. I partiti dovrebbero rappresentare gli iscritti, ma è evidente che le decisioni vengono prese dalla dirigenza. Stessa cosa per i gruppi parlamentari. Nel gergo giornalistico viene utilizzata la parola peones per indicare i parlamentari che non contano nulla e che si limitano a seguire le decisioni prese dalla segreteria di partito. Non a caso durante le varie crisi di governo si assiste alla transumanza dei parlamentari da un gruppo ad un altro: è l’unica occasione in cui possano far valere la propria individualità.

Se consideriamo i partiti come soggetti agenti possiamo arrivare a conclusioni non corrispondenti al comportamento reale. I partiti sono fatti di individui e gli interessi individuali non possono corrispondere a quelli dell’organizzazione. In caso di crisi di governo in una democrazia parlamentare come quella italiana le soluzioni possono essere o elezioni o un nuovo governo con una diversa maggioranza. E spesso si è assistito alla seconda ipotesi. Il singolo parlamentare gode di una sicura posizione di privilegio data da importanti emolumenti, rimborsi spesa e prestigio sociale. Emolumenti che è ben difficile trovare svolgendo un lavoro normale. Per raggiungere la cifra di un parlamentare bisogna far parte della dirigenza di grandi aziende e ovviamente non è così facile accedervi o essere un imprenditore o un professionista di successo e anche in questo caso non è impresa di tutti. Se il parlamentare è sicuro di essere eletto non avrà paura di andare alle elezioni, ma se non ha questa sicurezza non potrà che averne paura, perché perderebbe troppi vantaggi e tornerebbe nell’anonimato. Non trascuriamo questo ultimo aspetto, perché l’uomo ha bisogno anche di riconoscimento sociale oltre che di un bel guadagno. Tutti i mal di pancia in caso di crisi di governo sono dovuti a questi aspetti individuali. Quanti per paura di non essere eletti cercheranno in tutti i modi anche contro la dirigenza di partito di far durare più a lungo possibile la legislatura? In fondo è come se un dipendente cercasse di non farsi licenziare, comportamento individuale più che giustificabile e prevedibile, per quanto spesso non corrispondente ai desiderata degli elettori.

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